Il suo nome è Christopher Robin, ma in famiglia è chiamato Billy Moon. Un bambino come tanti, almeno fino a quando suo padre, al secolo Alan Alexander Milne, decide di scrivere un libro per lui, che finisce per diventare un libro su di lui. Su questo, e sugli orrori della guerra, di quelli che lasciano tracce anche ad anni di distanza, punta Vi presento Christopher Robin, distribuito da 20th Century Fox e diretto da Simon Curtis.
Il film racconta come è nato uno dei personaggi più iconici della seconda metà del XX secolo, Winnie the Pooh, insieme ai suoi compagni di avventure – Pimpi, Tigro, Ih-Oh – abitanti della Foresta dei Cento Acri. Ma racconta soprattutto la vita di A.A. Milne, che ha combattuto durante la Prima guerra mondiale, tornandone con un disturbo post traumatico da stress. Racconta la sua crisi una volta rientrato in società – perché abbiamo combattuto una guerra per porre fine a tutte le guerre ma non è cambiato nulla – e il suo blocco dello scrittore. Si addentra nel difficile rapporto tra l'autore, interpretato da Domhnall Gleeson, e sua moglie Daphne (Margot Robbie) e in quello, ancora più difficile, con il figlio Christopher Robin (Will Tilston).
Billy Moon, in fondo, era solo un ragazzino che voleva l'amore di suo padre e si è ritrovato, da persona, a diventare un personaggio, artefatto e fittizio, depauperato di un mondo fantastico che inizialmente era solo suo. Christopher Milne – così, da adulto, fu chiamato dai suoi amici, non prese mai un centesimo dagli introiti prodotti dai libri su Winnie the Pooh.
A fronte di una fotografia luminosa, negli spazi esterni come negli interni, il film affronta tematiche di un certo peso e riesce a farlo lasciando allo spettatore molti spunti di riflessione su quanto la realtà e la fantasia si influenzino a vicenda e su come sia difficile vivere senza l'una o senza l'altra.
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