Il piccolo Miguel ha un sogno: diventare un musicista.
Ma ovviamente, la famiglia è contraria. Le famiglie sono sempre contrarie a incoraggiare i sogni dei giovani. Le ragioni sono le solite: si tende a restare con i piedi per terra, consigliando ai ragazzi di impegnarsi nei lavori in grado di pagare i conti, piuttosto che in carriere in cui "uno su mille ce la fa". In questo caso l'alternativa è la concretezza dell'azienda calzaturiera di famiglia.
Ma c'è di più: la vera e propria avversione dell'intera famiglia nei confronti della musica che nasce molti anni prima, quando la fondatrice Imelda fu abbandonata dal marito che inseguiva il miraggio del successo come cantante, lasciata da sola a crescere la piccola Coco, che nel presente della storia è la bisnonna di Miguel. In casa Rivera non si ascolta musica, non si parla di musica.
Ma il sogno di Miguel è talmente forte che nel Día de Muertos, il giorno della commemorazione dei defunti, a causa di rocambolesche circonstanze attraverserà il portale tra il mondo dei vivi e quello dei morti e lì andrà in cerca di, Ernesto de la Cruz, che ritiene potrebbe dargli la benedizione alle sue ambizioni. Lì incontrerà una specia di paria, Hector, un’anima in pena perché nessuno nel mondo dei viventi espone più la sua immagine e sta per scomparire per sempre, senza appello, perché stanno morendo tutte le persone che lo ricordavano. Insieme i due perseguiranno, sia pure con qualche problema, i loro scopi. Insieme i due scopriranno quanto intrecciati possano essere i loro destini
Coco è una favola allegra nonostante si parli del del rapporto che i vivi hanno con morte e la memoria dei loro cari defunti.
In primi luogo è il percorso di crescita di Miguel, affezionato pronipotino di Mamà Coco che non riesce a comprendere perché la sua famiglia odi così tanto quella musica che è la sua ragione di vita. Un viaggio iniziatico alla scoperta di se stesso e delle sue origini, che lo porterà nel colorato e spumeggiante mondo dei morti assieme a spirito guida, entrando in contrasto anche con le anime dei suoi antenati, Donna Imelda in testa.
Gradualmente scopriremo che entrambe le parti hanno sia torto che ragione, e quando si verranno incontro sarà una occasione di crescita reciproca.
La storia di Coco esplora quelle tradizioni, presenti anche nel nostro paese, per le quali la morte è un naturale passaggio dell’esistenza e il rapporto con i nostri cari non cessa con essa, continuando in diversa forma.
Il mondo dei morti è festoso e colorato. Si balla e si canta nel giorno dei Morti, perché è l’occasione per i defunti le cui foto vengono esposte di tornare vicino ai loro cari, mangiando e bevendo le cose preparate per loro, riportando indietro doni.
Il culmine dell’avventura sarà anche il momento più commovente. Perché la storia di Adrian Molina, co-regista insieme a Lee Unkrich, toccherà corde molto delicate per tutti che abbiamo seppellito da qualche parte la nostalgia del rapporto perduto con un nostro congiunto. Il tema era a rischio di pericolosa enfasi ma, nonostante la trama sia appoggiata anche a stilemi da melodramma del tradimento e della passione, riesce a non debordare mai nei toni, rimanendo stilisticamente misurato.
Le musiche e le canzoni sono parte integrante della narrazione e fanno da contrappunto a diversi momenti della vicenda, senza essere invasive.
Leggibile e godibile a più livelli, allo stesso tempo commovente e divertente, Coco, come tradizione Disney, è un film per tutta la famiglia.
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