Sono passati 10 anni da quando, grazie anche al sacrificio di Stacker Pentecost (Idris Elba), i Kaijū sono stati respinti dal Pan Pacific Defense Corps. Ma gli Jaeger, i giganteschi robot che necessitano di almeno due essere umani fusi mentalmente per essere guidati, non sono stati messi in pensione. C’è ancora molto da ricostruire, e c’è sempre il pericolo che la breccia sul Pacifico si riapra e gli alieni che hanno ideato i Kaijū ritornino all’attacco per invadere la Terra.
Tra le macerie tira a campare Jake Pentecost (John Boyega), figlio un po’ degenere di Stacker, che smercia parti di Jaeger al mercato nero. Durante uno dei suoi burracosi traffici s’imbatte nella giovane Amara (Cailee Spaeny), precoce genio della meccanica, capace di costruirsi un mini Jaeger che può guidare da sola, Scrapper.
I due vengono reclutati a forza nel PPDC, sempre a caccia di abili piloti. Ma se per Amara si aprono le porte dell’inserimento nei Cadetti, la nuova generazione di piloti in corso di addestramente, per Jake è il ritorno in un ambiente dal quale era fuggito per divergenze con suo padre. Qui ritroverà la sorella Mako Mori (Rinko Kikuchi), il suo vecchio compagno di Jaeger Nate Lambert (Scott Eastwood), con i quali dovrà ricucire il rapporto.
Ma il tempo è poco, addestrare i Cadetti è lungo e dispensioso, e la multinazionale cinese Shao Industries guidata da Liwen Shao (Tian Jing) sta cercando di costruire Jaeger droni guidati da distanza, più pronti a entrare in battaglia. L’arrivo di un misterioso Jaeger ribelle, battezzato Obsidian Fury, sembra confermare la tesi della Shao, pertanto i Droni vengono frettolosamente messi in servizio, mentre incombe, dalla provenienza più inaspettata, il ritorno dei Kaijū.
Pacific Rim – La rivolta non vuole essere un sequel fotocopia di Pacific Rim, ma è canonico nel suo svolgimento. C’è il figlio di uno dei protagonisti del precedente capitolo, c’è l’emergere del superamento dell’utilità di quelli che furono gli eroi e le armi che salvarono la situazione in favore di nuovi eroi e di nuove tecnologie, le quali però si rivelano fallaci.
Un film standard in ogni suo momento, costruito su una struttura che non mira a essere imprevedibile. La storia, parliamoci chiaro, è il pretesto per dare al pubblico gli scontri fragorosi Jaeger vs Jaeager e Jaeger vs Kaijū.
Stephen S. DeKnight, che pure aveva convinto come produttore di Spartacus e Daredevil su Netflix, come regista si limita a gestire le risorse, andando con il pilota automatico.
Il film scorre, tra uno scontro e l’altro, ma senza l’effetto sorpresa e senza i raffinati elementi atmosferici (pioggia, tempeste) del primo film, si dà presto tutto per scontato, senza stupirsi più di tanto. Non mancano le strizzatine d’occhio ai nippofili, mentre quelle che vorrebbero essere gag semplicemente non fanno ridere.
Se non siete appassionati di "robottoni" sarà difficile che vi venga voglia di vedere anche il minacciato seguito.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID