La fantasia è un regno senza confini, continuamente in crescita e pertanto sempre mutevole; un regno che non è fisico e reale nel modo in cui si è abituati a pensare, ma che esiste e per chi vi entra può essere un'esperienza che fa apprendere, che può insegnare.
Certo per alcuni può essere un'evasione, un vivere avventure che nella realtà non è possibile avere, un fuggire per qualche momento dalla noia e dalla routine: tutti almeno una volta nella vita si sono lasciati andare a simili pensieri, immaginandosi d'essere qualcun altro e di condurre una vita differente in luoghi lontani e sconosciuti.
Per altri invece questi viaggi sono più di uno scappare dalla quotidianità: sono un rifugio, una protezione da un mondo in cui non ci si sente a proprio agio, dove si è dei corpi estranei che non riescono a trovare il proprio posto. Un mondo dove si finisce con il viverci per periodi sempre più lunghi, fino a quando non diviene l'unica realtà accettata, dalla quale non si vuole più tornare indietro, perché lì non esistono delusioni, sconfitte, tradimenti, non ci sono conflitti, non c'è bisogno di confrontarsi con nessuno, dove le cose vanno come si desidera, si è signori di tutto e s’assapora l’onnipotenza senza volerla più lasciare andare. In questo modo però ci si aliena dalla vita e come in tutte le cose c'è un prezzo da pagare. E il prezzo è la perdita di se stessi, divenendo esseri inutili per sé e per gli altri, come viene mostrato da Micheal Ende con la Città degli Imperatori, dove uomini giunti su Fantasia non se ne sono più voluti andare (o non erano più in grado di tornare indietro) e sono rimasti a condurre una vita senza senso, compiendo azioni guidate dalla follia, dato che la ragione è andata completamente persa.
Ma esiste anche chi è in grado di viaggiare tra il mondo reale e quello fantastico, di andare e tornare, come avviene con Bastiano, il piccolo protagonista delle vicende del romanzo dello scrittore tedesco, che vive esperienze che lo cambiano, lo fanno maturare, facendogli scoprire lati di sé e della vita che fanno fiorire in lui una comprensione e una conoscenza che lo rendono più completo: doni che una volta trovati diventano suoi per sempre, un'Acqua della Vita che diventa fonte a cui chi gli sta vicino può abbeverarsi e farla scaturire a sua volta dentro di sé e portarla ad altri, in una catena capace di rendere il mondo un posto migliore.
Un messaggio (uno tra i tanti) quello di La Storia Infinita che fa eco a quello di Gesù nel passo in cui incontra la Samaritana: "«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva…chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna»." (Giovanni 4,10-15) Un'Acqua della Vita che è il trasmettere un nuovo modo di vivere, di vedere e affrontare le cose; un cambiamento e una crescita che non avvengono all'improvviso, ma che giungono grazie alla maturazione avvenuta attraverso le esperienze di vita. Esperienze che sono tappe di un percorso che l'uomo ripete generazione dopo generazione; tappe sempre nuove per l'individuo che le affronta (perché ogni uomo è sempre qualcosa di nuovo) eppure sempre le stesse del percorso evolutivo (anche se possono variare le curve e le deviazioni che portano alla meta) e che cominciano sempre con una ricerca. Una ricerca che sorge in momenti di pericolo o difficoltà e che fa giungere a punti ben definiti, come gli antichi hanno trasmesso ai loro successori attraverso il lascito dei miti.
È così che l'Eroe, in questo caso il giovane Atreiu (non è un caso che la scelta ricada su di lui e non su un possente guerriero o un sapiente, perché sta a indicare il non essere contaminato da pregiudizi, l'essere puro, condizione necessaria per cominciare il percorso iniziatico che lo porterà a divenire uomo), parte alla ricerca di chi gli donerà la conoscenza per scongiurare il pericolo che sta per abbattersi sul suo mondo, armato della sua volontà e delle sue capacità: non gli servono armi o armature per giungere alla verità, ciò che conta è la determinazione ad andare avanti, a trovare la risposta che serve a dare salvezza. E anche se all’inizio del viaggio ancora non lo capisce, ciò che veramente importa non sono le risposte, quanto le domande a cui si cerca soluzione, perché esse sono la spinta ad andare avanti, quella spinta che fa affrontare avventure, esperienze, paure che fanno accendere la scintilla capace di cambiare la vita. Tutto alla fine si riconduce a quell’essenza che è indicata come Figlio dell’Uomo; quell’essenza che appartiene al Creatore, capace di dare forma alla vita, di creare involucri sempre nuovi che ne rappresentino le innumerevoli facce e che è tipica dell’individuo. Non è un caso che l’unico capace di salvare l’Infanta Imperatrice, e di conseguenza il mondo di Fantasia, sia un uomo, l’essere capace di dare nomi alle cose (come viene mostrato nella Genesi, quando Dio va da Adamo e gli presenta le creature perché possa dare loro un nome).
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