Il genere apocalittico ultimamente ha raggiunto una grande popolarità, ma probabilmente esiste da quando esiste la letteratura: la forma in cui lo incontriamo più di frequente oggi è quella della grande catastrofe. Eventi naturali, o la follia dell'uomo, che portano allo sterminio totale, o quasi, della razza umana. A volte la fine è vicina, inevitabile per tutti: è il caso di L'ultima spiaggia di Nevil Shute, dove i sopravvissuti all'olocausto nucleare sono pochi, concentrati nell'ultima località non contaminata dalle radiazioni: attendono di morire a breve, è solo una questione di eventi meteorologici che porteranno il destino anche su di loro. Destino inevitabile anche in Io sono leggenda di R. Matheson: il sopravvissuto rimane solo e sa di non potersi salvare (il suo fato viene capovolto in senso positivo nell'ultima trasposizione cinematografica, quella con protagonista Will Smith); in questo libro la colpa non è della follia umana, ma di una epidemia. Se torniamo indietro nel tempo scopriamo che perfino la scrittrice inglese Mary Shelley nell'800 aveva scritto un libro intitolato L'ultimo uomo, dove la pestilenza annientava il genere umano.
Oltre alla drammatica narrativa catastrofica (che, generalmente, è più attinente alla fantascienza), esiste un altro filone dedicato alla fine del mondo: quello della Terra Morente: morente di lenta morte naturale, perché le risorse si sono esaurite o il sole si sta spegnendo. Gli autori che si sono dedicati a questo genere hanno ottenuto risultati diversi dai catastrofisti, creando suggestioni del tutto diverse: e spesso le loro opere hanno abbandonato il terreno strettamente realistico della fantascienza per approdare ai territori del fantasy.
Un esempio di Terra Morente lo troviamo lontano nel tempo: Jean Baptiste de Grainville ha scritto il suo Le Dernier Homme (L'Ultimo Uomo) nel 1805. Qui a determinare la fine è lo sfruttamento eccessivo delle risorse: alla fine resta all'umanità un mondo sterile, e sterile diventa essa stessa. Si aggiungono eventi cosmici a peggiorare le cose, se ce ne fosse bisogno. In questo libro tuttavia riemergono tematiche catastrofiste, apocalittiche e religiose.
6 commenti
Aggiungi un commentoArticolo davvero interessante, complimenti.
Wolfe forse dovrei riprenderlo in mano, avevo iniziato a leggere i primi romanzi del "Ciclo del nuovo sole" ma non mi avevano particolarmente entusiasmata. (Grazie per la scelta della foto )
Della serie di "Dancers at the end of time" avevo letto solo il racconto dedicato a Elric, illustrato da Matthew, e mi era piaciuto; ho anche gli altri e siccome ho visto che appare Arioch credo che non me li farò mancare.
Molto intriganti invece le ambientazioni di Smith, di cui lessi qualche racconto ma non credo di essere mai incappata in questo suo particolare mondo Zothique. Si scopre sempre qualcosa di nuovo.
Infatti, di Smith io ricordo l'Averoigne, ma ne ho letto così poco in effetti
A una lettura veloce mi pare che manchi Dark Sun che è sia un'ambientazione per Dnd che una per la Pentalogia del Prisma...
Per il resto approfondirò la lettura più tardi
Ringrazio per i complimenti e mi scuso per non aver parlato di Dark Sun, di cui non so nulla, ma del resto stavo seguendo la tematica per come si è espressa nella letteratura fantasy, e non nel GDR.
Beh la Pentalogia del Prisma è comunque una serie di successo, almeno negli States
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