Un film forse più adatto a bambini e ragazzi, ma abbastanza ben fatto da non annoiare nessuno, Real Steel esce per la DreamWorks Pictures forte di due protagonisti molto validi: l’affermato attore australiano Hugh Jackman (che abbiamo già visto nei film sugli X-Men e in The Prestige) e il giovanissimo Dakota Goyo, che ha già qualche interpretazione alle spalle (è comparso in Thor nei panni del protagonista da bambino).
Anche la storia, pur nella sua semplicità, ha un padre d’eccezione: si tratta infatti di un adattamento del racconto breve Steel di Richard Matheson, scrittore di cui ricordiamo soprattutto Io sono Leggenda, ma che ha già visto diversi lavori trasposti sul grande schermo.
La premessa è che in un prossimo futuro il pugilato passi di moda, sostituito da un più violento spettacolo dove sono dei grossi robot a massacrarsi sul ring. Per molti pugili resta solo la possibilità di diventare promotori di un mostro meccanico. che manovrano da bordo ring. Ovviamente si tratta di un mondo dove tecnologia e denaro diventano importanti per poter competere, per cui chi ha solo i muscoli non riesce a partecipare al campionato ufficiale e si ritrova relegato in circuiti minori: spettacoli di provincia con modesta organizzazione e scarso pubblico, dove si combatte senza regole.
Qui Charlie Kenton (Hugh Jackman) vive il suo personale viale del tramonto: coi pugni stava per fare successo, ma alla fine non ce l’ha fatta, e ora coi robot cerca di stare a galla sfruttando celebrità del passato che ormai sono soltanto ferraglia superata, e vengono distrutti sul ring.
La premessa ha sicuramente dei punti assai deboli. Una volta che lo sport passa nelle mani dei mezzi meccanici, un qualsiasi ragazzino saprà presumibilmente manovrarli meglio di un pugile in declino, mentre invece i vecchi pugili continuano ostinatamente a orbitare intorno a questo ambiente. Inoltre per recuperare il pathos dei film di boxe vediamo robot barcollare istupiditi quando tempestati di colpi, sforzarsi per riuscire ad alzarsi e combattere dopo che sono finiti al tappeto, insomma mimare quella che è l’esperienza dei corpi in carne ed ossa. Facendo un grosso sforzo di adattarsi a ciò che questo film ci vuol fare vedere, veniamo però coinvolti in un’atmosfera che richiama le storie di rabbia, sfida e riscatto tipiche di questo genere, e ci godiamo inoltre lo spettacolo di queste macchine animate da tutta una serie di effetti speciali.
La storia è semplice ma c’è, e tutto sommato regge. Quando il nostro Charlie scopre che la sua ex moglie è deceduta, si troverà con un figlio di cui occuparsi e dovrà passarci un periodo assieme, sebbene sia fin troppo lieto di raggiungere un vantaggioso accordo con dei parenti che si sono offerti di adottarlo. Il rapporto a termine tra padre e figlio, che praticamente non si sono mai conosciuti, non inizia in maniera molto entusiasmante: ma il giovanissimo Max (Dakota Goyo) non aspetta altro che cogliere al volo una possibilità di entrare nel mondo della boxe robotizzata, e si rivela più saggio e acuto del padre in molte scelte. Finirà per formare col padre un team che unendo coraggio e ostinazione andrà in cerca del riscatto portando in azione i robot che riesce a raccattare con ogni mezzo.
Storia di formazione per il ragazzo, di riscatto per il padre, che recupererà anche il rapporto con Bailey (Evangeline Lilly), amica d’infanzia e figlia del pugile che aveva addestrato e portato sul ring Charlie.
Grossi sforzi sono stati fatti per realizzare i robot da combattimento, possenti e intimidatori, indispensabile cromatura di un film che si appoggia pesantemente sull’azione per divertire il pubblico. Certamente non un capolavoro, Real Steel è un film di facile presa, che certamente non annoia, e il successo di pubblico ha già garantito che ci sarà un seguito.
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