Puoi dirci “chi è” Annarita Guarnieri? Dove sei nata, dove vivi, e cosa fai oltre a tradurre romanzi?
Per rispondere a questa domanda, bisognerebbe scrivere un romanzo, vista la mia non più verdissima età, ma cercherò di essere breve. Sono nata a Trieste, nel lontano 1955, e ho condotto una vita errabonda a causa del mestiere di mio padre, che era funzionario delle Ferrovie dello Stato, vivendo fra Trieste, Genova, Cagliari e Milano per i primi 15 anni della mia vita. Sposata e divorziata, con due figlie ormai grandi, vivo ora nell’Oltrepò pavese, in una casetta tutta mia che divido con il mio computer, con i miei cani e i miei gatti. I miei studi sono stati classici, ma ho cominciato a studiare l’Inglese alla tenera età di 6 anni, e si può dire che non ho mai smesso. Quello di traduttrice è il mio lavoro principale ormai da moltissimi anni (saranno trent’anni questo novembre), e in realtà fino a poco tempo fa non ho mai fatto altro. Ultimamente, ho cominciato a insegnare in corsi privati di inglese per adulti che si vogliono avvicinare per la prima volta a questa lingua, per me meravigliosa.
Come traduttrice, come organizzi la tua giornata lavorativa?
Difficile rispondere a questa domanda, anche perché, quando come me si lavora in casa, non si tengono i ritmi dell’ufficio. Quando ho cominciato a lavorare, molti anni fa, andavo ancora all’università, quindi di giorno studiavo e di notte traducevo. Poi sono arrivati il marito e le figlie, e la notte ha continuato a essere la mia migliore alleata lavorativa. In genere, il mio ritmo si può sintetizzare così: mattina dedicata alla casa, ai felini, alle commissioni, ecc.; pomeriggio e notte dedicati alle traduzioni, soprattutto la notte, quando scende la calma, il telefono non suona, non ti bussano alla porta e puoi stare veramente tranquilla. Sì, sono una nottambula!
Quali sono stati i tuoi esordi come traduttrice?
Questa è una storia interessante. Ho tradotto il mio primo libro per divertimento. Era un
Western, “The Outlaw Josey Wales”, da cui era stato tratto il film “Il Texano dagli Occhi di Ghiaccio”. L’ho tradotto per una mia amica, che non leggeva l’inglese, e ci ho messo la bellezza di un anno, anche perché ero riuscita a scegliermi come primo banco di prova un libro scritto quasi interamente in slang americano del 1800! Una vera faticaccia, ma anche un’esperienza molto istruttiva. Ultimata la traduzione, mi è poi capitato per le mani un Western tascabile della editrice La Frontiera (siamo nel lontano 1979), che aveva appena rilevato quella collana western dalla Longanesi. Per puro istinto, ho risposto a una lettera dell’editore che chiedeva consigli ai lettori sui titoli da pubblicare (all’epoca ero molto ferrata in quel genere) e ho menzionato il fatto di avere una traduzione pronta. Tre giorni dopo mi sono trovata davanti l’editore che si è detto disposto ad acquistarla, perché un altro traduttore gli aveva saltato una consegna e aveva un buco da coprire. Quando si dice il destino…
Nel frattempo, avevo tradotto, sempre per mio gusto personale, anche un romanzo di Star Trek (serie che adoro) “The Fate of the Phoenix”. L’ho sottoposto prima alla Libra, poi alle Nord, e anche se non è stato accettato (lo ha pubblicato parecchi anni dopo la Garden Editrice), prima una casa editrice e poi l’altra mi hanno dato lavoro. E così è cominciata la mia lunga collaborazione con le Nord…
Partiamo dall’assegnazione di una traduzione. Come avviene? Quali sono le fasi preliminari?
Qui non c’è molto da dire, in realtà, almeno dal mio punto di vista. L’editore prepara di solito programmi semestrali delle sue uscite, e io vengo contattata per i volumi che mi vengono assegnati. In genere, se un autore ha scritto più libri di una stessa serie, vengono affidati tutti a me, ma questo varia da editore a editore. Gianfranco Viviani è sempre stato molto attento a badare che ci fosse uniformità di mano nelle opere di uno stesso ciclo, mentre per esempio Armenia non bada molto a questo aspetto, e mi capita a volte di tradurre un volume di una serie per poi saltare a tutt’altra cosa, senza più sapere niente di quel ciclo o di quell’autore. Una volta ricevuto l’incarico, si stabiliscono i tempi, e a quel punto non mi resta che mettermi al lavoro.
9 commenti
Aggiungi un commentoBuongiorno a tutti, ho iniziato a leggere da un paio di settimane il libro di Morgan Llywelyn "Il condottiero d'Irlanda" tradotto da Annarita Guarnieri. Volevo avere informazioni sulla sua reputazione da traduttrice, dato che per quanto riguarda l' Italiano il testo è pieno di errori ortografici e di frasi illogiche. Mi affido a voi membri del blog per sapere se comprare ancora libri tradotti da Lei o attribuire la colpa della traduzione a revisionatori della casa editrice in questione.
Ecco qua: hai steso un velo d'immondizia su una carriera trentennale. Pessimo approccio, Malcolm.
Allora: ti posso assicurare io, che di fantasy tradotta in italiano ne leggo da trent'anni, che Annarita Guarnieri sa il fatto suo. Non faccio raffronti tra testi italiani e testi originali, quindi non so giudicare la qualità generale delle sue traduzioni (anche perché dovrei essere ferrato in materia per giudicare davvero). Tuttavia, giudicando il solo risultato come lettore, ho letto testi da lei tradotti che filavano lisci come l'olio e più che godibili. Quindi mi sento di escludere che il testo che stai leggendo sia infarcito di errori di battitura a causa di Annarita Guarnieri (errori ortografici mi sembra un tale azzardo, come definizione, Malcolm, che evito di commentarlo). E non punterei il dito nemmeno contro i correttori di bozze: non sai, né so io, quali problemi ci sono stati prima di mandare in stampa quel romanzo.
Bontà del lavoro editoriale vorrebbe che non fosse uscito come dici tu - ti credo sulla parola, diciamo -, ma a volte la pianificazione editoriale salta e i tempi si fanno talmente stretti che... be', ci sono conseguenze. Giustificabile o meno, ciò non toglie che tu la fai troppo semplice, rispetto alla realtà. Gli errori di battitura potrebbero essere di Annarita Guarnieri, ma potrebbe non essere colpa sua (perché siamo umani e quando hai troppo poco tempo, gli errori sono inevitabili). Strana la vita.
Piccola postilla: se critichi le capacità linguistiche di qualcuno, bene sarebbe che dimostrassi di conoscere la materia. Chi corregge il testo prima che vada in stampa, proprio per eliminare refusi o eventuali periodi infelici, si chiama "correttore di bozze". Sarebbe andato benissimo un "correttori", mentre "revisionatori" è una parola che in italiano non esiste.
Mi dispiace di sentirmi attaccato in questo modo perchè non ho voluto in nessun modo "stendere un velo d' immondizia" su ciò che fa Annarita Guarnieri. Giudico quello che sto leggendo come un semplice Italiano che vede enormi errori grammaticali, volevo solo avere dei commenti da parte dei lettori per non andare a disturbare direttamente l' interessata. Conosco una persona nel campo delle traduzioni che mi ha consigliato di informarmi a riguardo, mi è sembrato lecito chiedere, nulla più. Chiedo scusa per il fraintendimento, non volevo scatenare l'ira di nessuno.
Malcolm, il mio, più che un attacco, era una difesa (di Annarita Guarnieri).
Hai scritto cose un po' pesanti, mettendo in dubbio le capacità professionali di una persona che lavora nell'ambito da trent'anni. Probabilmente nel tuo caso si tratta soltanto di poca proprietà di linguaggio, anziché di volontà, ovvero non era tua intenzione offendere; il risultato, però, a mio modo di giudicare tale è parso, almeno in parte.
In ogni caso era anche un modo per risponderti: secondo me Annarita Guarnieri traduce bene e nel caso del romanzo che hai letto tu - che invece io non ho letto - deve trattarsi di qualcos'altro che è andato storto.
La parte finale, invece, voleva soltanto essere un consiglio: è bene essere ferrati in una materia, prima di giudicare chi di quella materia ha fatto la sua professione per trent'anni. Si rischia di cadere nel ridicolo.
Senz'offesa, Malcolm e nemmeno "aggressività".
Avendo letto molti dei romanzi tradotti dalla Guarnieri (mi spiace, nemmeno io ho letto quello che cita Malcom, non è un genere che miattira), poos dire di essere d'accordo con Andrea...
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