Ciao Luca. Ciao Francesco. Evelyn Starr è un romanzo nato dal vostro lavoro congiunto, ma partiamo dall'inizio. Come vi siete conosciuti? E quando avete avuto l'idea di realizzare insieme questo progetto?
Ci conosciamo dal novembre 2006, ma l’idea di scrivere un romanzo a quattro mani è nata più o meno nello stesso periodo in cui L’Aurora delle Streghe arrivò presso Reverdito Editore. Il lavoro svolto assieme su quel volume ci spinse a mescolare le nostre idee, e da lì è nata l’avventura di Evelyn Starr: un romanzo per ragazzi, ma che strizza l’occhio al mondo degli adulti. Il nostro intento era quello di creare una storia che avesse tutte le caratteristiche per piacere ai più giovani, ma che regalasse comunque un’emozione anche ai lettori più grandi.
Come si è svolta la vostra collaborazione? Vi vedevate di persona per discutere della storia, oppure avete lavorato a distanza? È stato difficile organizzarvi in modo da dividervi i compiti?
Vedersi di persona non è affatto facile, tra Roma e Mantova. Abbiamo però bruciato numerose ricariche, sfiancato skype e logorato le tastiere chiacchierando su MSN. Ci sono state anche diverse occasioni in cui ci siamo visti, ma è successo quando ormai il grosso del lavoro e delle idee erano già andati in porto. Scrivere un romanzo, e lavorare a una serie, è sempre difficile. Quando si è in due il rischio è di avere visioni troppo distanti per una determinata scena o personaggio.
Per fortuna abbiamo gusti simili, e quando abbiamo iniziato a immaginare Evelyn Starr e la sua vita, ci siamo resi conto che i punti da limare e concordare non erano poi così tanti. La storia è nata con una relativa facilità, e quando è arrivato il momento di scrivere ci siamo suddivisi scene e capitoli. Era la strada più semplice per lavorare al meglio. Alla fine, il continuo lavoro di editing – uno sui capitoli dell’altro – ha portato a un testo omogeneo per stile e intenti.
Iniziamo a parlare della storia. Evelyn vive nella città di Ithil Runa con la madre e la nonna. Una mattina, al risveglio, guarda fuori dalla finestra e scopre che una nebbia oscura avanza sul paese, inghiottendo ogni cosa. Scopre poi un passaggio per un mondo parallelo, dove pare sia scomparso suo padre, molti anni prima. Quali elementi della realtà vi hanno ispirati per questa storia? E quali elementi della tradizione fantasy?
Evelyn Starr è una ragazzina come tante. Va a scuola, ha delle amiche, ama le lezioni di danza a Passi d’Arpa Dooley, e la sua famiglia si regge sulle spalle della madre Meb, visto che del padre si sono perse le tracce.
Evelyn in definitiva è una ragazza normale, a volte un po’ impacciata se vogliamo, semplice e allegra. Non volevamo perderci in cliché abusati e stantii. La premessa nella realizzazione di Evelyn Starr è sempre stata quella di evitare ogni banalità e di affrontare il suo personaggio (come i comprimari che le ruotano attorno), sfumandoli il più possibile. Dovevano essere personaggi di “carne” e non solo di “carta”.
Gli elementi della tradizione fantastica per ragazzi ci sono, come la trasformazione che Evelyn e Zak subiscono passando l’Arco d’Avorio, i misteri di un regno avvolto dalle nebbie come il Mullagh Maat, incantesimi intessuti con la musica, e creature che cambiano forma dall’alba al tramonto nel pressi della Città Proibita. Ci siamo rifatti alla tradizione irlandese, ci sono i Bardi della Luce e del Buio, e ci sono creature prese a piene mani dalla mitologia, ma rielaborate per creare qualcosa di inedito e molto personale.
Nel romanzo si nota un'attenzione molto particolare per la scelta dei nomi: Ithil Runa, Mullagh Maat, Evelyn Starr, Arrywin, Dana Dooley… Hanno qualche significato?
Sì, i nomi sono importanti. Non solo per giocare sul carattere di un personaggio, ma anche perché se ne sviluppa il lato più nascosto, fonte di sorprese e curiosità per il lettore. Ci premeva anche inserire tante piccole chicche disseminandole qua e là nel testo e nascondendole nella trama, e che magari a una prima lettura sono passate inosservate (l’intento era quello). Informazioni un po’ speciali, che però assumeranno grande rilievo nel volume successivo, perché nulla è come sembra in Evelyn Starr.
Chi di voi due ha inventato il personaggio di Stillygan, il presuntuoso furetto di Evelyn? Vi siete ispirati a una persona reale per delineare il suo carattere, oppure no?
Stillygan è nato come vena comica del testo e forse è stato il personaggio più complesso da gestire. È un’esplosione di verve, irriverenza e sarcasmo. Ha la lingua lunga e la battuta sempre pronta, è bizzoso e saccente, irritante e pestifero.
Ha un passato misterioso del quale non ricorda nulla, e una volta nel Mullagh Maat non solo inizia a parlare sommergendo Evelyn di informazioni, rimproveri e battute, ma si scopre essere un mutaforma. Una creatura magica del Mullagh Maag: un Brillante (in contrapposizione agli Spenti. Cioè a coloro che varcato l’Arco d’Avorio, per raggiungere il nostro mondo, perdono ogni dote magica).
E per quanto riguarda il personaggio di Huri, il servo pasticcione del Signore delle Nebbie?
Con Huri abbiamo voluto giocare con un altro tipo di ironia. Stillygan ha sicuramente una verve dirompente; Huri, invece, è il gobbo goblin pasticcione che non ne fa una giusta, sbadato e un po’ tonto. Il classico tirapiedi avido e scriteriato. In pratica, con Stillygan si ride assieme a lui. Con Huri, invece, si ride di lui e delle sue cretinate.
La storia racchiude un messaggio particolare, o è stata concepita solo per intrattenimento?
Ogni storia contiene uno o più messaggi, senza per forza doverne inserire di proposito. Lavorando a Evelyn Starr – Il Diario delle Due Lune non ci siamo mai detti: “ora dobbiamo inserire il tale messaggio nel testo”. Eppure la storia può essere letta anche come un romanzo di formazione, ma senza per questo essere didascalica. O come un romanzo d’avventura, ricco di richiami mitologici, senza avere la pretesa di voler diventare un saggio. Una storia, se nata e scritta con vera passione, non ha bisogno di farsi portavoce di messaggi. Il lettore li riconoscerà nella verità dei suoi personaggi e nel procedere delle loro vite.
Le vostre precedenti esperienze letterarie vi hanno aiutato nella creazione di questo romanzo? Se sì, in che modo?
Scrivere, ascoltare i pareri degli editor che hanno lavorato con noi, affinare lo stile è sempre d’aiuto. Non significa che basti solo questo per arrivare alla pubblicazione, deve esserci anche una buona idea, personaggi che sembrino veri, e un lavoro lungo e complesso per affrontare con serietà un romanzo (per ragazzi o meno). Di sicuro aver già pubblicato altri romanzi e racconti, curato antologie ed editato testi per collane editoriali, ci ha permesso di sfruttare al meglio tutte le idee che volevamo sviluppare nel mondo di Evelyn Starr.
Da quanti volumi sarà composta la saga?
Evelyn Starr è stata concepita come una serie in due volumi, conclusivi in loro stessi, almeno per il momento. Il primo romanzo, Il Diario delle Due Lune (Piemme Edizioni, 25 ottobre 2011), si legge senza bisogno di dover aspettare un seguito, che comunque è già stato scritto e riprende la storia di Evelyn dove l’avevamo lasciata.
Grazie molte.
Grazie a te e ai lettori di FantasyMagazine!
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID