Se pensavate che per Ester e Nimeon, protagonisti del precedente romanzo di Antonia Romagnoli, Il segreto dell'alchimista, i guai fossero finiti, vi sbagliavate di grosso.
Non è più tempo di banali "e vissero felici e contenti". D'altra parte con personaggi così ben strutturati, con un mondo ancora tutto da esplorare come le Terre, poteva Antonia non dare un seguito al primo efficace romanzo? Di elementi interessanti in questo seguito ce ne sono tanti.
La storia d'amore tra Ester e Nimeon prosegue non senza problemi. Le responsabilità di una e dell'altro sono pronti a dividerli. Nuovi complotti minacciano la stentata pace delle Terre. Creature dai territori vicini, le Feiirie e le Shalmidre, mostrano forse troppo interesse per le vicende di Ghidara.
Non mancheranno misteri, delitti, agguati e colpi di scena. E Sakren? C'è veramente il suo zampino nei semen aurei, gli occulti e insidiosi incantesimi che hanno colpito tragicamente le Colline? L'eredita di Sakren è invece ben più evidente nelle minacciose Nebbie, portatrici di morte e distruzione.
Di carne al fuoco ne I signori delle colline ce n'è tanta. Ma il lettore deve avere pazienza.
Il romanzo rulla un po' sulla pista. La buona scrittura fa però perdonare la partenza apparentemente lenta. D'altra parte non troverete in questo romanzo una struttura pre-fabbricata, che prevede l'agguato a pagina X, la scena d'amore a pagina Y. No. Niente di così prevedible. E meno male.
Il romanzo è scritto bene. Cosa che dovrebbe essere la norma, ma che sta diventando invece non così scontata di questi tempi. Per scritto bene s'intende un romanzo con un lessico vario, piacevole da leggere.
Un linguaggio che è moderno senza essere infarcito di neologismi; ironico in tal senso è l'uso ironico della parola "aiutino".
I continui riferimenti alla cultura popolare del ventesimo e ventunesimo secolo non stonano, se si tiene conto dell'origine del personaggio di Ester, e sono un piacevole diversivo rispetto agli stereotipi del fantasy.
L'unico problema di questo romanzo è la pista di decollo troppo lunga. Gran parte dell’opera è una preparazione, come il piazzamento di una serie di pezzi in una scacchiera. Quando finalmente la strategia si delinea e il romanzo comincia ad entrare nel vivo, il lettore si rende conto che tante pagine ha alle spalle, e troppo poche sono quelle che ha davanti per riuscire a portare a compimento il disegno complessivo.
Appare quindi chiara la strategia. Questo volume è il secondo di una trilogia, e non può essere scisso dal successivo. Ma ormai siamo al punto di non ritorno, conviene andare avanti, visto che la prosa è ben fatta e il destino dei personaggi incuriosisce.
Nessuno dei personaggi principali, da Ester a Nimeon, a Lexon apprendista mago e fratello di Nimeon, ai maghi Dert e Oriol, al prode Aurik, al saggio Re Leah, rimarrà nello stesso stato di quando è iniziata la vicenda.
A voi scoprire il loro destino...
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