"Se state comprando questo libro come regalo per vostra nonna o per un ragazzino, sappiate che contiene parolacce, gustose descrizioni di cannibalismo e quarantenni che fanno sesso. Poi non date la colpa a me. Io vi ho avvisato."
Gustoso. Sì, è questo l'aggettivo adatto per Uno stupido angelo, squinternato libro sul Natale, nella personalissima visione del geniale autore americano Christopher Moore.
Pubblicato per la prima volta nel 2004 il libro è arrivato a una seconda edizione che conta, alla fine della storia, un capitolo inedito di circa una ventina di pagine.
La storia si svolge a Pine Cove... Mettiamola così: Pine Cove è una cittadina fittizia della California che è per l'autore quello che Castle Rock è per Stephen King o Cabot Cove per Jessica Fletcher. Infatti, nel corso degli anni - e dei libri - questo piccolo borgo di ex pescatori ormai votati al turismo è stata teatro dello scontro millenario tra un demone e un genio (in Demoni istruzioni per l'uso) ed è stato attaccata da una creatura degli abissi (in Sesso e lucertole a Melancholy Cove), ma non temete: i libri possono anche essere letti separatamente perché le vicende non sono strettamente collegate.
Come dicevamo è Natale a Pine Cove e mancano pochi giorni alla vigilia e all'ormai tradizionale "festa degli scompagnati", ossia i poveri cittadini che non hanno nessuno con cui passare le feste.
A organizzare il grande evento sono tre donne: Mavis, l'ultra centenaria proprietaria della Testa di lumaca, il sordido bar di Pine Cove, che è quasi una figura mitologica a metà tra Terminator e la Donna bionica ninfomane, Molly, ex attrice di B-movie di fantascienza diventata famosa grazie al sexy personaggio di Kendra, l'amazzone guerriera della landa sconosciuta e ottimo caso psichiatrico, e Lena, volontaria per la raccolta fondi dell'Esercito della salvezza.
A cinque giorni dal Natale però la sonnacchiosa tranquillità di Pine Cove, e del suo unico tutore dell'ordine Theophilus "Theo" Crowe, marito della pazza Molly con alle spalle (e forse anche nel futuro) uno stretto rapporto con la marijuana, viene turbato dalla scomparsa di Dale Pearson, ex marito di Lena, e della contemporanea comparsa di un uomo biondo misterioso che cerca un bambino, uno a caso...
Causa scatenante dell'ennesima crisi è un incidente che riguarda Lena, Dale vestito da Babbo Natale, un pino rubato, una vanga rossa e il piccolo Joshua Barker, anni 8.
Tornando a casa una sera tardi, Josh assiste all'omicidio di Babbo Natale. Sconvolto, si rende conto che questo significa niente più regali, per sempre, e quindi inizia a pregare che Babbo Natale possa tornare dal regno dei morti.
Le suppliche del bimbo vengono intercettata da Raziel, l'angelo più stupido del Paradiso, inviato sulla terra per la missione del Natale: Raziel (già apparso nel Vangelo secondo Biff) deve trovare un bambino ed esaudire il suo desiderio.
Così Raziel fa irruzione a casa di Josh e si fa spiegare per filo e per segno cosa è successo. L'unico problema è che il bambino non sa indicare bene dove è sepolto il corpo e si limita a tracciare un'area che comprende anche la cappella dove si svolgerà la festa degli scompagnati e il cimitero locale.
Il resto è un delirio di massa che comprende un pilota di elicotteri dell'antidroga e il suo pipistrello della frutta, la psichiatra locale, il suo fidanzato, un biologo del comportamento, e tutti i residenti del cimitero di Pine Cove.
Moore torna sul luogo del delitto: la sua amata Pine Cove, e fortunatamente il libro non ha il sapore di un piatto riscaldato. Anche in questa terza avventura del ciclo i personaggi non sono mai banali e per quanto fuori di testa, grotteschi e meschini sono quantomeno credibili, perfette incarnazioni di un umorismo nero dissacrante e graffiante.
Gli abitanti di Pine Cove si alternano su questo palcoscenico dove ormai l'impossibile è diventato pane quotidiano e dove l'apparizione di un angelo non fa gridare al miracolo ma al maniaco pedofilo.
I personaggi del libro sono sboccati e si ficcano o raccontano situazioni imbarazzanti senza alcuna falsa vergogna, certi che in una piccola cittadina non ci siano segreti.
Se si cerca un antieroe il vostro uomo è Theo Crowe che cerca di barcamenarsi tra un lavoro pagato da schifo e la sua immagine da hippy (eufemismo per "fatto") che si ritrova invischiato in situazioni paradossali in mezzo alle quali non batte ciglio. Theo è uno che vuole tenere un basso profilo, che viene preso in giro dai suoi stessi concittadini e dagli uomini dello sceriffo ma che suo malgrado ha sempre il bandolo della matassa.
Moore, lo ribadiamo per chiarezza, non è un autore da educande e infarcisce i suoi libri con espressioni molto colorite e situazioni imbarazzanti. Il suo stile è scorrevole e molto ritmato e in questo suo libro non ci sono punti morti.
L'autore gioca con il lettore e rinuncia ad inserire il capitolo 13 per offrire uno sguardo sui natali passati dei suoi protagonisti, che insieme al racconto del Natale futuro dell'ultimo capitolo aggiunto, rende il libro quasi una parodia del Canto di natale di Charles Dickens.
Uno stupido angelo ha quell'aria da sceneggiatura hollywoodiana in cui non ci sono parole sprecate e in cui tutto è funzionale alla narrazione. In più strappa qualche risata e questo non è mai un male.
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