«Mastro Beneforte era un orafo del Medioevo che lavorava per un mecenate.

Creava degli oggetti raffinati che avevano un pregio rispetto a quelli fatti da tutti gli altri suoi colleghi: contenevano il potere dell'incantesimo. Ma nessuno era al corrente del segreto di Beneforte, nemmeno Fiammetta, la sua giovane e impulsiva figlia che avrebbe potuto creare dei guai se fosse venuta a conoscenza dell'incantesimo che imprudentemente poteva scatenare. Un giorno però il mecenate di Beneforte venne assassinato in una faida politica e tutta la sua corte corse il grave pericolo di seguire la sua sorte. A quel punto il vecchio orafo si pentì di non aver insegnato alla figlia come usare i suoi incantesimi...»

La collana Odissea Fantasy riscopre un gioiello rimasto sepolto per troppo tempo, dandogli nuovo lustro dopo l’edizione Urania Fantasy del 1994 intitolata Terra d’incantesimi.

L’anello dell’incantesimo ha segnato l’esordio di Lois McMaster Bujold nel genere fantasy sette anni dopo L’onore dei Vor, primo romanzo dell’acclamato ciclo di space opera che vincerà ben quattro Premi Hugo, e otto anni prima della Saga di Chalion, inaugurata nel 2001 da L’ombra della maledizione e vincitrice del Premio Hugo e del Premio Nebula con La messaggera delle anime nel 2004.

Non si può negare che ci troviamo di fronte a un capitolo minore della fortunata carriera della scrittirice statunitense, ma talvolta i piccoli tesori nascosti sorprendono per l’intensità con la quale luccicano.

Come dichiarato dalla stessa autrice, la trama del romanzo prende le mosse dalla leggenda popolare The grateful dead, dove un giovane viaggiatore s’imbatte nel cadavere insepolto di un debitore e, dopo averne saldato i conti in sospeso e organizzato il funerale, viene ricompensato dallo spirito del defunto.

In questo testo l’anima irrequieta è quella di Prospero Beneforte, un orgoglioso maestro artigiano ispirato all’orafo e scultore Benvenuto Cellini. La sua sorte è affidata alle mani della figlia, la spavalda e coraggiosa Fiammetta, e a quelle di un soldato di Bruinwald, il prode e onesto Thur. Tuttavia in gioco non c’è soltanto l’eterno riposo di un uomo, ma il riscatto dell’intera città di Montefoglia, conquistata dall’ambizioso don Ferrante grazie allo spregevole negromante Vitelli, creatore di un anello capace di asservire lo spirito degli uomini.

Magia e astuzia, fede e coraggio, si mescolano in un crescendo di conflitti ed emozioni che dimostrerĂ  come una giovane donna determinata possa tenere testa a qualunque avversitĂ .

Ancor più che nella Saga di Chalion, Bujold impregna il fantastico di storicità, rievocando il Rinascimento italiano a partire dai nomi di città e personaggi per arrivare ai giochi di potere temporale e spirituale. Stabilito che l’intento dell’autrice non è certo un’accurata ricostruzione storica e che la sua opera deve essere considerata fantasy in tutto e per tutto, per il lettore italiano può risultare piacevole e inconsueto confrontarsi con un’ambientazione famigliare.

In un genere caratterizzato dal predominio dell’immaginario anglosassone, è bizzarro constatare come l’Italia rinascimentale abbia ispirato una scrittrice dell’Ohio mentre la grande maggioranza delle nostre penne non sembra poter fare a meno di riempire i propri romanzi di terre e personaggi che strizzano l’occhio alle isole britanniche.

Come di consueto, lo stile di Lois McMaster Bujold spicca per eleganza e scorrevolezza, sorretto dall’abilità dell’autrice nel delineare i personaggi fin dalle prime righe, con pochi tratti carichi di incisività che vengono ripresi e sviluppati capitolo dopo capitolo.

Gli eventi di L’anello dell’incantesimo si reggono infatti sul carisma della loro protagonista e finiscono per ricalcarne le caratteristiche. Laddove il ciclo dei Vor ci ha abituato a strutture narrative complesse ed elaborate, basti pensare alla personalità di Miles Vorkosigan e a capolavori quali I due Vorkosigan, questo romanzo può vantare tutta la freschezza della giovane e vitale Fiammetta.

Non manca nemmeno una squadra di validi comprimari, verso i quali è impossibile non provare istintivamente affetto piuttosto che antipatia, e i sentimenti reclamano sempre un posto di rilievo nel corso della vicenda, arricchendo di calore e sfumature una trama gradevole ma certo non memorabile.

Trattandosi di un romanzo d’esordio nel fantasy, è lecito domandarsi in che modo una specialista della fantascienza come Bujold si sia rapportata alle tematiche del genere, tenendo conto dell’importante ruolo rivestito dalla magia all’interno della vicenda.

Anche se non si può dire che l’approccio brilli per originalità e profondità, come invece accade nella Saga di Chalion, l’autrice ricorre comunque con notevole ingegno alla tradizione medievale, mescolando arte, alchimia e religione in una soluzione convincente. Negli anni di Harry Potter è difficile non sorridere leggendo la protagonista del romanzo invocare le fiamme al grido di “Piro”, ma basta non fermarsi alle apparenze per apprezzare lo sforzo della scrittrice statunitense di contestualizzare la pratica della magia all’interno della società rinascimentale, stabilendo con intelligenza dove finiscono le pratiche consentite e dove cominciano gli immorali abusi di potere.

Tirando le somme, L’anello dell’incantesimo è un romanzo fresco e avvincente che rispecchia l’incredibile talento narrativo di Lois McMaster Bujold, pur non raggiungendo le vette delle saghe che le hanno permesso di conquistare innumerevoli e prestigiosi riconoscimenti.

In ogni caso gli ammiratori della scrittrice statunitense non dovrebbero lasciarsi scappare questa perla nascosta che torna sugli scaffali dopo tanti anni e lo stesso vale per chiunque sia alla ricerca di un’opera fantasy ben scritta e caratterizzata da personaggi pieni di vita e personalità, senza dimenticare l’intrigante ambientazione che reinterpreta brillantemente il Rinascimento italiano.