Tutti pazzi per Baby dragon. Sembrava una di quelle notizie che fanno un piccolo botto all'inizio e poi non ne parla più nessuno, invece l'immagine del tenero draghetto rinvenuto in Inghilterra, fra le cianfrusaglie del garage di David Hart, continuano a far discutere. E a non stare più nella pelle sono soprattutto gli appassionati di fantasy, i quali, anche se sull'autenticità del mostriciattolo non scommetterebbero un euro, in questo periodo, tra gli elfi di J.R.R. Tolkien e Peter Jackson e le prime immagini di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, si sentono ancora di più al centro dell'attenzione. La vera cosa rara, insomma, è proprio questa situazione. Tutti, appassionati e non, sono comunque concordi su un punto: molto probabilmente il Grisou sotto spirito è falso (e chissà se quella famosa biopsia gliela faranno davvero) ma, se è vero che ha 100 anni, è fatto proprio bene. Se pensiamo che Spielberg ha creato ET nel 1980, questo cucciolo è un vero spettacolo. E allora, in attesa di avere quelle risposte dall'Inghilterra che probabilmente saranno deludenti (è di cera, è di gomma, è una burla dei tedeschi, non è vero niente, ci siete cascati), non è male fantasticarci su ancora un po'. Come, del resto, gli amanti del fantasy hanno sempre fatto, ma un momento del genere quando ricapita?
Resti di draghi italiani
SANTA FIORA - Da secoli, nel convento di Santa Fiora, si può ammirare il teschio di un animale presentato come "l'ultimo drago del Medioevo". Conservato in una piccola teca, tra i boschi del monte Amiata, il mostro sarebbe stato ucciso nel 1488 dal conte Guido Sforza di Santa Fiora, degli Sforza lombardi. La creatura infestava i boschi e i fiumi dell'Amiata, finché il conte, in sella al suo destriero, non lo trafisse con la lancia. Nel Convento è visibile solo la parte superiore del cranio (40 centimentri di lunghezza): l'altra metà fu donata alla Chiesa romana di Trinità dei Monti, poi andò dispersa. Nel 1883 John Thorbjarnarson, della Wildlife Conservation Society della Florida, dopo aver studiato il mezzoteschio annunciò che si trattava della parte superiore del cranio di un coccodrillo. In quell'epoca però questi animali non vivevano in Italia, tranne nelle acque del Papireto e del Garraffello, nelle vicinanze di Palermo.
ATESSA - La leggenda vuole che a uccidere il drago che terrorizzava la popolazione fu il vescovo di Brindisi, in seguito proclamato protettore della città. In suo onore venne eretta la Cattedrale tra i due colli di Ate e Tixa, i primitivi rioni di San Michele e Santa Croce, luogo in cui il drago aveva la tana. A testimonianza dell'eroico gesto del vescovo, una grossa costola.
ALMENNO SAN SALVATORE - Tra le montagne bergamasche, nell'antica chiesetta dedicata al leggendario uccisore di draghi San Giorgio, appeso all’abside lignea, una gigantesca costola di circa due metri e mezzo ricorda l'uccisione del drago del lago di Gerundo, ucciso dopo una violenta battaglia presso il fiume Brembo.
SOMBRENO - Sempre dalle parti di Bergamo, altre tracce del famigerato drago di Gerundo. A Paladina, nel santuario della Beata Vergine, un'altra grossa costola (1,80 metri). Secondo la leggenda, tutto ciò che rimane di un temibile drago che infestava le campagne circostanti, ucciso da un giovane cavaliere il cui nome è rimasto sconosciuto. Il naturalista Enrico Caffi classificò però l'osso come appartenente a un mammut preistorico.
REVELLO - In provincia di Cuneo, ancora costole. Questa volta nell'Abbazia di Santa Maria di Staffarda, nel chiostro dei Cistercensi. La costola misura un metro e mezzo di lunghezza, è ricurva e liscia, larga 15 centimetri. La tradizione la vuole appartenente a un serpente marino, o un drago, che gli abitanti uccisero in un periodo di carestia. La sua carne sfamò gli abitanti della zona per tre mesi.
VERONA - Tra piazza Erbe e piazza dei Signori c'è quello che da secoli è chiamato Arco della Costa, eretto nel 1470 circa. Appesa sotto l’arco, una costola ricurva, molto simile a quella di Almenno nel bergamasco. Per alcuni i resti di una balena, per altri ciò che rimane di un antico drago. Nel più fitto mistero la storia dell'osso.
TIRLI - Nella chiesa di Sant'Andrea di Tirli, un altro osso che secondo la tradizione era appartenuto a un mostro ucciso dal santo eremita appena giunto nella Malavalle. Uno studio, condotta dal biologo dell'Università di Pisa Emiliano Carnieri, ha stabilito che si tratta della terza costola sinistra di una balenottera comune.
16 commenti
Aggiungi un commentoCiononostante, ho intravvisto recentemente un promo di "Voyager" (quello di Giacobbo) che ne parlava. Non ho visto la puntata (c'è un limite a tutto) per cui non so se abbia citato la smentità, ma sono abbastanza certo che avrà avuto "delle novità" sull'argomento per rimettere tutto in discussione.
Del resto c'è gente che pensa ancora che i cerchi nel grano li facciano gli alieni, nonostante le confessioni dei due vecchietti inglesi che li hanno inventati e nonosante i siti in bella vista degli appassionati che si divertono a realizzarli.
S*
Ho avuto la disgrazia di vedere la suddetta puntata di Giacobbo, la smentita l'ha data solo alla fine, dopo aver fatto di tutto per provare che fosse vero.
: Nuuuuuuuuu, non anche qui, Giacobbo.
Vi prego, tenetelo lontano!
Eretici! Come osate parlare di Giacobbo in questo modo!
Lui che dopo aver ricevuto i risultati di un test del DNA della carcassa del chupacabra che gli diceva che era un coyote con un parente dal nord del messico e uno del sud del messico è riuscito a dire: "Allora non è un coyote normale, è una specie mai vista prima!"
Pentitevi! (prima del 2012, ovviamente )
E comunque, sì, il drago era una bufala, e i criptozoologi seri (che esistono e sono anche ipercritici, ve lo assicuro) lo avevano detto fin da subito. Ve lo potevo dire pure io, vertebrati con tre paia di arti non possono esistere. Se fosse stato come un drago de 'il regno del fuoco' invece, avrebbe destato di sicuro più dubbi.
Però in effetti chi lo ha creato non è niente male, spero che si stia facendo pubblicità per far tornare i pupazzi fatti bene negli effetti speciali dei film, mica tutta la computer grafica che si vede adesso.
Era il famosissimo Coyote chupacabrensis rognoticum, Giacobbo docet
Per pentirmi delle mie parole sacrileghe riguarderò tutte le puntate di Voyager in una grande maratona che culminerà o in un ricovero in ospedale (dove spero di non incappare in una certa dottoressa portasfiga) o in un riassunto dettagliato che ovviamente provvederò a condividere con tutti gli affezionati di Giacobbo del forum
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