L'Italia dei Comuni e la disfida tra Lega Lombarda e Federico Barbarossa sono temi da tempo ai margini della ricerca storica e patrimonio di una certa parte politica. Senti di essere stato un coraggioso ad averli messi al centro di un romanzo storico, rischiando anche la strumentalizzazione?
No, non direi proprio. Anzi, credo che questo romanzo potrebbe ottenere una sorta di “effetto contrario”. Faccio un esempio per chiarire: se chiediamo a chiunque, per strada, che cosa sia il Carroccio, quasi tutti risponderebbero “il simbolo della Lega”. In realtà il Carroccio è stato uno strumento da guerra e un oggetto dall’alto valore simbolico per secoli, strettamente collegato al valore di uomini che si sono battuti per i loro ideali e per la sopravvivenza delle loro stesse vite. Un simbolo, ma anche un oggetto concreto, reale, attorno a cui soldati, prelati e semplici cittadini si sono stretti nel momento del pericolo, e che ha contribuito a infondere loro la forza morale per riuscire in un’impresa apparentemente impossibile, ovvero battere il Sacro Romano Impero nonostante la significativa inferiorità numerica sul campo di battaglia. Ebbene, tutto questo può anche fare parte, oggi, della simbologia politica e ideologica di un partito, ma ha radici ben più profonde e complesse, che la gente non conosce. Portare questi esempi all’attenzione di tutti non significa, secondo me, scrivere il romanzo della Lega, bensì spiegare che al di là della strumentazione ideologica moderna ci sono simboli, oggetti, persone e motivazioni che affondano nella nostra storia e nel nostro patrimonio culturale, che sarebbe bene che la gente conoscesse. Proprio per non sentir più dire, semplicemente (ed erroneamente), che il Carroccio è il simbolo della Lega Nord.
Se non sbaglio, hai già chiarito che il tuo aggirarti ne La compagnia della Morte intorno a temi cari al partito di Umberto Bossi ha significato in realtà sdoganare Lega Lombarda e Padania da un'esclusiva politica che durava ormai da anni. Hai dunque inteso scrivere un romanzo anti-Lega?
Credo di avere già risposto sopra. Ma chiariamoci meglio: io ho scritto un romanzo storico, che ha preso in esame un periodo della nostra storia ancora inedito e affascinante, che meritava di essere più conosciuto. Non ho cercato operazioni di risonanza politica, e la dimostrazione di questo (che mi fa felice) è che in tutte le recensioni pubblicate dai giornali, nessuno ha frainteso i miei intendimenti, e anzi mi è stato confermato che il messaggio che volevo far passare è stato recepito.
Tu nasci scrittore di fantascienza e rimani (in parte) editore di fantascienza, ma i tuoi gusti attuali hanno piegato verso altri lidi. Lo hai fatto per convinzione o per necessità?
La fantascienza, per quello che mi riguarda, è diventata un vecchio amore a cui ripenso con
nostalgia, ma che oggi non mi dà stimoli per scrivere. Mi sento più orientato verso il thriller e il romanzo storico, perché qui sento di avere cose da dire e storie da raccontare. Oggi, avere idee nuove nella fantascienza è pressoché impossibile, e francamente non me la sento di tornare a riscrivere gli stessi romanzi condendoli con salse nuove e mirabolanti. Preferisco seguire altre strade.
Scrittore, editore, responsabile di collane, tutor di scrittori emergenti, sceneggiatore, autore televisivo. Chi è in realtà, e cosa aspira a essere Franco Forte?
La fregatura è che fra tutte queste “mansioni” che hai citato, a parte il lavoro per la televisione, non c’è quella che in realtà mi consente di vivere, ovvero quella del giornalista professionista. Ebbene, la mia vera aspirazione sarebbe poter mettere in un cassetto il tesserino dell’Ordine e campare facendo lo scrittore, l’editore e il “tutor” (come mi hai definito tu) degli autori emergenti. Magari con qualche escursione nel mondo delle sceneggiature televisive, perché no.
Tu hai in cantiere svariate opere, tutte a sfondo storico. Hai deciso di chiudere definitivamente la tua carriera di scrittore di thriller o hai ancora qualche cartuccia in serbo?
In realtà credo che riuscirò a coniugare entrambe le cose. Uno dei miei prossimi romanzi che usciranno in Mondadori, infatti, sarà il primo di una serie che avrà per protagonista un notaio criminale del 1500 (l’equivalente di un moderno commissario), che si muoverà nella Milano di Carlo Borromeo e della dominazione spagnola. Si tratterà di veri e propri thriller, in cui però le tecniche di investigazione (per certi versi sorprendenti) sono quelle che si utilizzavano davvero all’epoca e che ho scovato durante le mie lunghe ricerche storiche su documenti originali.
3 commenti
Aggiungi un commentoDavvero un bel libro, quello di Franco. Speriamo proprio di vederne la trasposizione cinematografica a opera di questo "produttore internazionale"
e già... a quando al cinema? :p
Secondo me Franco ci riserba ancora qualche sorpresa...
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