“Bisogna avere una caos dentro di sé
per generare una stella danzante.”
Friedrich Nietzsche
«È trascorso un anno dalla morte di Danny Martine, e la Torre Bianca è di nuovo in pericolo. La Regina Darmha non riesce a superare il dolore per la perdita di Slicha, i Paladini stanno smarrendo la fiducia in se stessi e faticano a ottenere l’appoggio dei popoli del Regno. Anche il Primo Canuto è in difficoltà, straziato dal rimorso per una colpa antica. Dopo il furto di atavici manufatti e il compimento di due sortilegi di potenza smisurata, dalle viscere della terra risorge il Palazzo dell’Inverso e si scatena la furia dei Sette Anatemi.»
«Non resta che prepararsi alla battaglia finale. Attraverso nuovi scontri e gravi perdite, resi più duri da oscure, misteriose presenze, verrà finalmente a galla il passato di Estasia e, con esso, la verità. La lotta per l’affermazione del Bene sarà un incessante flusso di emozioni e obbligherà tutti i protagonisti ad affrontare mostri reali e interiori, fino a comprendere e accettare la complessità della vita.»
Si conclude a tre anni di distanza dalla pubblicazione del primo romanzo, Estasia: Danny Martine e la Corona Incantata (novembre 2006), la saga di Estasia. Una serie di romanzi fantastici che ha saputo conquistarsi nel tempo un gran numero di lettori, evolvendo per stile, tematiche e spunti narrativi come di rado è capitato di vedere.
Francesco Falconi ha con questo ultimo capitolo della serie, Estasia: Nemesi (maggio 2009), seguito diretto di Estasia: Il Sigillo del Triadema (aprile 2008), chiuso il cerchio nel modo più inaspettato possibile. Già ci aveva spiazzati col secondo volume della saga, una storia che aveva fatto un importante salto in avanti per tematiche e stile narrativo, ma con Nemesi, l’autore originario di Grosseto ha definitivamente segnato il passo, mettendo un punto fermo lungo il percorso della sua crescita come scrittore.
Spazzate via anche le ultime incertezze, e seguendo le nuove esigenze stilistiche e tematiche già intraviste in Prodigium: I figli degli Elementi (ottobre 2008), con questo capitolo conclusivo di Estasia l’autore dà pienezza agli intrecci presenti nei primi due volumi. La storia si chiude. Estasia ci regala gli ultimi intriganti colpi di scena e molte delle passate domande, che erano rimaste in sospeso, trovano alla fine una risposta.
Risposte che ci riconducono all’ultima domanda che più di una anno fa ci eravamo posti, a fine lettura del secondo volume di Estasia: chi è il vero protagonista di questa serie? Forse Danny, col suo contrastato destino? O Slicha, un misto di forza e dolcezza? Forse Dispero, riemerso con prepotenza in questo romanzo? O Beltane, avvolta nei suoi tormentosi misteri? O chi altri?
La risposta che nasce oggi, dopo aver letto la parola fine della serie, è che come in un mondo che si rispetti, mosso da sentimenti e passioni, da eventi e incontri inaspettati, i protagonisti sono tutti loro, assieme. Non si tratta di marionette nelle mani di un destino superiore, ma di tanti protagonisti partecipi del proprio destino: ognuno col suo segreto, col suo tormento, col proprio passato da combattere e vincere.
Francesco Falconi dà spessore a tutti i suoi personaggi: tralasciate dunque il ricordo della bella ed eterea Darmha del primo volume; dimenticate il rigido, spigoloso ma carismatico Cathbad; scordatevi anche Slicha, e Bolak; perfino Disperio ci ha nascosto qualcosa. Tutti i personaggi della serie riscoprono il loro passato, rivestono ruoli che non potevamo immaginare, e riscrivono non solo il futuro del loro mondo, ma anche il passato contenuto nei due volumi precedenti che ora, con la prospettiva di questo romanzo, assume nuove sfumature. L’intreccio ora si svela senza più segreti di sorta.
Questa caratterizzazione permette inoltre a Falconi di scrivere anche uno dei suoi capitoli migliori, Il Violino Spezzato, dove fondamentalmente non accade nulla di sconvolgente, nessun evento straordinario, nessuna epica battaglia, o scontro, o magia: solo un profondo e intimo dialogo fra due personaggi, Darmha ed Eufonio, moglie e marito, che segna il punto emotivamente più alto del romanzo, prima dell’inaspettato finale.
Un finale che riprende la parte didascalica, più vicina al romanzo di formazione per ragazzi, cui eravamo abituati e che fino a questo momento era venuta a mancare in Nemesi. Qui riemerge la “classicità” di Estasia. Ci troviamo di fronte ai sette peccati capitali, a scogli presenti tutti i giorni nella natura umana, limiti da combattere per ritrovare se stessi. La musica, il cinema, l’arte e la letteratura vengono così presi dall’autore e mescolati assieme, per stemperare realtà complesse da spiegare ai lettori più giovani, lasciando intravvedere solo in superficie i richiami a opere famosissime come La persistenza della Memoria di Salvador Dalì o, ancora, le coreografie di Martha Graham. L’ultima avventura, l’ultimo monito velato da scontro fra creature mostruose e i nostri eroi, prima della fine.
E il finale spiazza. Arriva inatteso come una secchiata di acqua gelida. È un pugno allo stomaco l’ultimo colpo di scena che ci regala Estasia mentre, riprendendo una frase del libro, i lettori restano come in sospeso a «contemplare un addio». Ma sperando in un arrivederci.
1 commenti
Aggiungi un commentobello bello bello!!!! lo aspettavo da un anno e sono d'accordo con la recenzione!! Il finale xò mi lascia qualcke dubbio ke ci possa essere un seguito lo spero davvero! Ari
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID