<< Si dice che come lei nessuna sappia amare. Nemmeno io posso confermalo. E’ l’unica della Casa nel cui grembo non mi sia deliziato di giacere. Un giorno, lo farò anch’io. Quando dalle altre non avrò più soddisfazione. So che sarà un giorno lontano, però – concluse, concedendosi una parvenza di sorriso.
- Conducimi da lei, allora… – concede l’Errante, con scarsa convinzione.
DONG, DONG, DONG. Il Lord tende le orecchie.
- Qualcuno bussa alle porte della Casa. Un nuovo Ospite. Mi dispiace, devo lasciarti: spetta a me accoglierlo. Sali per quella gradinata. Non puoi sbagliare. Arriverai a lei.
Fa per andarsene, ma prima, inaspettatamente, lo avvolge in una stretta calorosa e sincera, e lo bacia poggiando labbra su labbra.
- Lei ti farà felice! – esclama con enfasi, ma anche con occhio malinconico. Poi si dilegua frettolosamente.
Perplesso da quel commiato imprevisto, l’Errante affronta gli stretti gradoni di una rampa a chiocciola che taglia il fiato e pare non avere mai fine.
Finalmente, eccola lì, una piccola porta solitaria accostata allo stipite.
Lì, di fronte a quel varco socchiuso, l’Errante ha la certezza che, in qualche modo, anche la sua cerca è giunta a compimento.
C’è una targhetta argentata affissa alla porta, alla quale da’ una rapida scorsa. Non è una sorpresa scoprire il nome che vi è impresso. E’ una conferma di quanto ormai ha intuito.
Senza timore, con l’animo sollevato e libero, entra.
Attorniata da una nebbiolina eterea che le spiraleggia attorno, l’ultima Speranza allarga le braccia, pronta ad accoglierlo.
Per sempre.
11 commenti
Aggiungi un commentoAmmetto di avere iniziato la lettura di questo racconto incuriosita dal titolo, la parola “sogni” mi attira sempre, e dal dipinto La belle dame sans merci di Cowper, un po’ stucchevole ma pur sempre preraffaellita. Mi aspettavo insomma una quest alla William Morris con la poetica onirica di Lord Dunsany. La solita esigente...
Il racconto mi è piaciuto, di fatto è una rivisitazione della più classica delle quest con un’insolita ambientazione dove la professione dei Sogni e delle Speranze è quanto mai azzeccata (ai tempi di Morris probabilmente sarebbero state delle irraggiungibili vergini).
Immediato e poetico insieme, forse c’è qualche aggettivo qua e là che mi è suonato stonato ma è solo una questione di gusti personali e delle aspettative di cui sopra. Lord Dunsany è praticamente irraggiungibile, da chiunque, ma questo racconto è davvero piacevole e ben scritto.
stile elegante, racconto poetico. hai ammantato di incanto un luogo e una professione che personalmente mi sono sempre parsi squallidi assai.
piacevolissima lettura, dolce morale. grazie.
Grazie Melian e grazie Ringstorm.
Una curiosità, collegandomi al fatto che l'attenzione di Melian è stata catalizzata proprio dal titolo, o meglio dalla parola sogni presente nello stesso.
Il racconto nacque proprio dal titolo. C'era una ora datata canzone (si parla di progressive rock primi anni 70) di Peter Sinfield, ex King Crimson, contenuta nell'album Still (chissà dove sarà andato a finire, ora, il mio povero vinile...): The House of Hopes and Dreams, appunto. Mi piaceva.
Il mio racconto e il testo della canzone (di cui non ricordo un granchè, lo ammetto) non sono per niente legati. Ma fu quel titolo e quella sonorità ad ispirarmi il resto.
Bellissimo, i miei complimenti.. un po' triste e un po' pessimista, ma in linea con il mio umore attuale.. Grazie
Grazie FraRebu per i complimenti.
Circa il tuo umore "attuale"... beh, essendo passati parecchi giorni, spero nel frattempo sia migliorato!
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