La donna si alza e gli si fa incontro, indossando con regalità le trasparenze che fingono di coprirla: veli segnati dalla sfrontatezza dei suoi capezzoli, che rivelano molto più di quanto coprono. Gli sfiora le spalle con le mani, lo abbraccia, lo bacia, affondando infine la lingua nella sua trepidazione.
Un bacio lungo, un vortice di consumata esperienza. Eppure, in qualche modo distante.
Quando le labbra si staccano, unite ancora per un secondo da un sottile filo di umido piacere che le ricade sul mento, lui non può fare a meno di mirarla ancora, per ritrovare nel suo fascino tutto il desiderio che quel contatto bugiardo ha un po’ sopito.
“No! Non è un’impressione: pare davvero invecchiata” pensa sbigottito, mentre lei lo sta prendendo per mano per condurlo ai bordi del talamo amoroso, dove s’affretta a salire con consumati movimenti, che esaltano la profferta sessuale.
Le pupille dell’uomo sono ora incollate ad un seno che si mostra sempre più pesante, a dei fianchi e delle cosce che s’ingrossano, perdono tono e giovinezza, a dei capelli rinnegati dallo splendore e dalla sericità che avevano loro promesso amore eterno.
“Oh, cazzo! Anche il viso… Persino il viso!”
Lei sta invecchiando. Invecchiando a vista d’occhio!
Un processo che pare tanto inaccettabile quanto inarrestabile.
- Cos’è? Non vuoi più fare all’amore con Bellezza?
Addirittura la voce muta, il roco vibrare della voluttà si fa gracchiante.
L’Errante non ha esitazioni, in questo caso. Si precipita fuori dalla camera, per evitare di dover assistere all’epilogo di quella incredibile trasformazione. Conscio che la pazzia di quel pazzesco universo lo ha inseguito fino in quella stanza adibita a piacere.
Prima di richiudere pesantemente l’uscio, commette l’errore di un’ultima occhiata. La ragnatela grinzosa di un volto irriconoscibile, ruvido, imbellettato all’eccesso e astioso, è l’ultima immagine che conserva di quella promessa mancata.
Si gira, incrociando di botto l’espressione vagamente imbronciata del Lord Protettore, che sta scuotendo il capo.
Fa per protestare, infuriato per il brutto scherzo, ma l’altro lo previene. – Te l’avevo detto, - rimprovera - te l’avevo detto di sbrigarti.
L’Errante allora si rimangia tutte le sue pronte lamentele. Piomba nell’amarezza. Tace, non trova parole adatte. Commenti utili. Domande che non siano vane.
- Poco male. Ci sono altri Sogni – aggiunge il Lord, tornando serafico.
Senza aggiungere altro, lo conduce attraverso altri corridoi fino ad una sala ricca di quadri. Il corridoio continua dopo la stanza, ma su questa si aprono tre accessi laterali, chiusi da altrettante porte di legno prezioso. Mentre i due arrivano, dall’altro lato giunge la prostituta dai capelli ramati, che con espressione sdegnosa s’infila frettolosa in una delle tre camere.
- Lei. Voglio lei! – sbotta l’Errante, senza riuscire a contenere un’emozione di cui subito si pente.
- Oh, no… Non è più possibile. Quand’era il momento di averla, hai tergiversato troppo. L’hai offesa, lei ti aveva scelto. Nessuno può scegliere Fortuna. Lei ha avuto ragione a darti dello sciocco – specifica, brutale nella sua schiettezza.
Un’ondata di vergogna percorre le guance dell’Errante, infuocando i capillari. A discapito di tutte le esperienze accumulate nella sua cerca, si riconosce molto ingenuo, molto maldestro.
- Su, non disperare. Può sembrarlo, ma non è sempre così facile, nemmeno qui. Forse ho quello che fa per te – lo incoraggia il Lord, indicando subito dopo una delle tre entrate. – Non ti aspettare una femmina come Bellezza o come Fortuna. Salute non ha un fascino prorompente, non può vantare una malia che incatena al primo sguardo, un corpo da far dannare un santo. Ha però un’avvenenza unica, tutta sua, che risiede nella sua semplicità e onestà. Quando la possederai, lei darà tutta sé stessa per soddisfarti.
L’Errante alza lo spioncino senza ulteriori sollecitazioni, ritrovandosi a spiare una stanza dove il colore bianco è prevalente, decisamente sobria nell’arredamento. La cortigiana è seduta ad un tavolino, intenta a mangiare. Anche lei è nuda, ma l’uomo, per effetto di un'aspettativa esagerata, pur colpito dalla lucente carnagione brunita, rimane deluso dallo scoprire quel corpo di costituzione robusta, con i fianchi larghi, il seno ben fornito ma appesantito dall’abbondanza, le gambe belle e forti, ma non certo lunghe ed eleganti. I capelli sono di un anonimo castano scuro, e ricadono liberi, quasi spettinati, ad incorniciare un bel viso da bellezza contadina, spoglio di ogni orpello o sotterfugio cosmetico.
“Be’, non è poi male, anzi” si scopre a constatare il viaggiatore. Perfido, s’insinua però il ricordo che il Lord ha parlato di altre possibilità, e l’occasione fa l’uomo ladro. L’Errante non è da meno.
- No. – La negazione gli esce flebile dalla bocca, ma definitiva.
Il Lord non sembra sorpreso, il labbro gli si arriccia appena.
11 commenti
Aggiungi un commentoAmmetto di avere iniziato la lettura di questo racconto incuriosita dal titolo, la parola “sogni” mi attira sempre, e dal dipinto La belle dame sans merci di Cowper, un po’ stucchevole ma pur sempre preraffaellita. Mi aspettavo insomma una quest alla William Morris con la poetica onirica di Lord Dunsany. La solita esigente...
Il racconto mi è piaciuto, di fatto è una rivisitazione della più classica delle quest con un’insolita ambientazione dove la professione dei Sogni e delle Speranze è quanto mai azzeccata (ai tempi di Morris probabilmente sarebbero state delle irraggiungibili vergini).
Immediato e poetico insieme, forse c’è qualche aggettivo qua e là che mi è suonato stonato ma è solo una questione di gusti personali e delle aspettative di cui sopra. Lord Dunsany è praticamente irraggiungibile, da chiunque, ma questo racconto è davvero piacevole e ben scritto.
stile elegante, racconto poetico. hai ammantato di incanto un luogo e una professione che personalmente mi sono sempre parsi squallidi assai.
piacevolissima lettura, dolce morale. grazie.
Grazie Melian e grazie Ringstorm.
Una curiosità, collegandomi al fatto che l'attenzione di Melian è stata catalizzata proprio dal titolo, o meglio dalla parola sogni presente nello stesso.
Il racconto nacque proprio dal titolo. C'era una ora datata canzone (si parla di progressive rock primi anni 70) di Peter Sinfield, ex King Crimson, contenuta nell'album Still (chissà dove sarà andato a finire, ora, il mio povero vinile...): The House of Hopes and Dreams, appunto. Mi piaceva.
Il mio racconto e il testo della canzone (di cui non ricordo un granchè, lo ammetto) non sono per niente legati. Ma fu quel titolo e quella sonorità ad ispirarmi il resto.
Bellissimo, i miei complimenti.. un po' triste e un po' pessimista, ma in linea con il mio umore attuale.. Grazie
Grazie FraRebu per i complimenti.
Circa il tuo umore "attuale"... beh, essendo passati parecchi giorni, spero nel frattempo sia migliorato!
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