Ti è piaciuto il film su Watchmen?
Non l’ho ancora visto. Non per scelta, per caso. In effetti ho pochissimo tempo, e andare al cinema per me è diventata un’impresa. Così sto aspettando l’uscita del dvd. Ho seguito su blog e riviste il dibattito degli appassionati, e dalle impressioni che ne ho ricavato mi aspetto un prodotto di qualità media. Un film illustrativo del fumetto di Alan Moore, probabilmente senza un vero guizzo che lo renda autonomo rispetto alla fonte. Il problema dei cinefumetti è
questo. Raramente sono fruibili da un pubblico trasversale. Di solito si limitano ad ammiccare ai fans inanellando citazioni e perdendosi tra gli effetti speciali. Ma con poca coerenza narrativa.
In generale ti piacciono i film sui fumetti?
Non li amo e non li odio. Non per partito preso. Tutto sta alla riuscita della singola pellicola. X-Men – Le origini: Wolverine, per esempio, si ascrive alla tipologia che ho descritto prima. Un carosello di figurine in movimento che titilla i fans, permettendo loro – e solo a loro – di riconoscere i personaggi che hanno amato nei fumetti. Ma senza una sceneggiatura che lo renda un film degno di tale nome. E una trama che possa essere seguita e apprezzata veramente da tutti.
Qual'è il tuo film fumetto preferito?
Direi la trilogia degli “X-Men”. Pur prendendosi molte libertà, il regista Bryan Singer è riuscito a sintetizzare bene lo spirito dei mutanti di Claremont. Non mi dispiace neppure il terzo capitolo diretto da Brett Ratner. Tutto sommato segue rispettosamente lo stile degli episodi precedenti, e ci ha dato una lettura di Fenice Nera alla “esorcista” che mi ha divertito molto.
E in generale quali sono i tuoi film e registi preferiti?
Stai parlando con un cinefilo. Che ama tutto il cinema e tutti i suoi generi. Se vogliamo proprio fare qualche titolo tra quelli che amo di più, potrei citare Rashomon di Akira Kurosawa. Ma anche La notte dei morti viventi di George Romero, così come La battaglia di Algeri di Pontecorvo, Il padrino di Coppola e tutto il cinema di Alfred Hitchcock. Parlando invece di cinema di genere, ho una predilezione per l’horror, anche se di recente il filone si è appiattito sempre più su inutili remake dei grossi successi del passato.
Pensi che il Web 2.0 possa favorire gli aspiranti fumettisti?
Penso che il web sia un grande strumento, ma che le opportunità sono tutte nelle mani di chi
lo usa e degli operatori del settore. Quando si inventò l’aereo fu una grandissima scoperta, perché si realizzava il sogno dell’uomo di volare. Che poi sia stato usato per sganciare le bombe, è tutto un altro paio di maniche. Lo strumento blog è senz’altro rivoluzionario, e fornisce i giovani fumettisti di una tribuna in più. Ma non dobbiamo dimenticare che la rete è anche un mare magno dove è facilissimo perdersi, non essere mai trovati e persino affogare. Ci muoviamo sul filo del rasoio del “tutti artisti-nessun artista”. Dobbiamo auspicare una maturazione dell’editoria, affinché utilizzi il web per selezionare e coltivare nuovi talenti. Ma parliamo sempre degli uomini e delle donne dietro agli strumenti di comunicazione. Il web non è una bacchetta magica.
Non credi che il fumetto sul Web debba essere concepito con altre regole grafiche?
Perché? Non necessariamente. Si è fatto un gran parlare di fumetti animati, fumetti interattivi e contaminazioni varie. Tutti esperimenti stimolanti, ma le vere regole se le dà l’autore, se è in grado di farlo. Al di là dei tecnicismi, la vera parola d’ordine rimane: leggere. Il web può metterci a disposizioni sistemi di lettura che si avvicinano a quelli più tradizionali, e anche qualche divertimento multimediale in più. Dubito però che possa o debba modificare lo stile. Ok, è vero. Il mezzo tende sempre a influenzare il contenuto. A volte riesce persino a modificarlo. Io lo paragono però a un cavallo selvaggio che l’autore dovrebbe riuscire a domare e a far marciare all’andatura che sceglie lui. E in ogni caso non userei la parola “dovere”, ma “potere”. E sempre al condizionale.
Progetti futuri?
Sebbene per adesso Chiron mi assorba completamente, sto coltivando l’idea di un fumetto autobiografico. Non una biografia realistica. Piuttosto un incubo a fumetti, in cui i miei ricordi infantili vengono trasfigurati alla luce delle mie esperienze di adulto. Naturalmente l’influenza fumettistica svolgerebbe un grosso ruolo nella storia di questo piccolo-adulto. Ho già disegnato le primissime tavole. L’inizio? Una visione in soggettiva e un Io narrante fuori campo. Un cielo irto di nuvolette-balloon. Un paradiso con la porta di legno e una divinità simile a un Yellow Kid invecchiato che ti chiede acidamente cosa sei venuto a fare. La risposta? “Ho scritto un fumetto di supereroi… Non so se può interessarle”. Il titolo provvisorio è Da grande voglio fare il serial killer. Non posso permettermi di autoprodurre più di un fumetto alla volta, quindi chissà. Se riesco a portare avanti anche questo progetto, magari prenderò la strada del blog. Cosa già fatta con la mia striscia Swampy.
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