Dopo cinque anni di attesa China Mièville finalmente pubblica l’ultima sua opera per un pubblico adulto (Il libro magico, del 2007, fu scritto per un target adolescenziale). The city and the city è uscito a Maggio nei paesi anglosassoni e sta già incominciando a far discutere i fan dell’inventore del New Weird.
Non ci troviamo all’interno del ciclo del Bas-Lag, l’universo immaginario che ha portato Mièville al successo di critica e pubblico con romanzi come Perdido Street Station, The Scar (orrendamente tradotto come La città delle navi per la Fanucci) e Iron Council (ancora un titolo incomprensibile in italiano come Il treno degli dèi). The city and the city si discosta dai precedenti lavori per ambientazione, obiettivi e perfino prosa, pur rimanendo squisitamente mievilliano.
China si cimenta in un genere nuovo per la sua produzione, il poliziesco fantascientifico. Il libro incomincia con un omaggio a Raymond Chandler, lo scrittore di polizieschi che ebbe un’influenza enorme nella letteratura di genere del Novecento. Ma, come il lettore si renderà subito conto, l’ispettore Tyador Borlù non si muove nel mondo che conosciamo come un Marlowe o un Colombo qualsiasi. Come fa intuire il titolo (e qui aspettiamo la fantasia del traduttore italiano nello storpiare una parte integrante del romanzo) The city and the city è ambientato in due città distinte ma topograficamente identiche. Bezsèl e Ul Qoma esistono nello stesso luogo e nello stesso tempo ma i rispettivi abitanti vivono in piani di esistenza diversi. O meglio si sforzano di vivere nel piano che corrisponde alla loro città cercando di non-vedere (to unsee nell’originale inglese) l’altra città.
Più che una divisione geografica quindi è una divisione di volontà umane. I due gruppi non si possono mischiare né interagire, pena l’intervento di un’entità superiore arbitro, the Breach (traducibile con Breccia o Violazione), la quale interviene con i suoi agenti per far scomparire il malcapitato.
Come sempre nelle opere mievilliane vi è una forte critica sociale con riferimenti neppure tanto velati al mondo attuale. Impossibile leggendo questo libro non pensare alle Belfast, Gerusalemme e Sarajevo moderne. Alla coesistenza di due città che tentano in tutti i modi di non-vedersi vicendevolmente, almeno fino allo scoppio di tensioni e guerre.
Indubbiamente ci troviamo di fronte ad un romanzo a cavallo fra i generi più disparati, con contaminazioni che vanno dal fantasy al poliziesco, dal giallo classico alla fantascienza. O forse ci troviamo semplicemente di fronte a quel nuovo genere battezzato proprio da Mièville che prende il nome di New Weird. Chiamatelo New Weird, Speculative Fiction o Crime-Science Fiction, difficilmente riuscirete a collocarlo con successo in una categoria a parte, quando lo scopo del suo autore è appunto quello di creare qualcosa di contaminato e nuovo.
The city and the city è affascinante e almeno per la prima metà del libro lascia il lettore a bocca aperta nello svelare lentamente i segreti delle due città. Il climax cresce esponenzialmente fino ad arrivare ad un picco massimo a tre quarti del romanzo per poi calare rovinosamente e in tutta fretta in un finale deludente e poco sensato. Tutto sembra pronto ad un exploit finale che possa risolvere ciascuno dei nodi della trama (come magistralmente orchestrato con La città delle navi), ma l’intento fallisce miseramente lasciando il lettore attonito di fronte alla banalità delle vicende che si susseguono.
È un vero peccato. Mièville ha una prosa eccellente, e in quest’ultimo romanzo dà prova di essere uno dei più grandi plasmatori contemporanei della lingua inglese. Con lui si riesce a carpire la reale vastità e diversità del vocabolario inglese, composta da più di 650.000 vocaboli (facendo della lingua di Albione la prima lingua per numero di vocaboli). Francesismi, latinismi, neologismi che rendono la lettura paradossalmente più facile ad un madrelingua romanzo che non anglosassone.
Sarà per la prossima volta. È indubbio che comunque The city and the city rimane un’opera seminale nella bibliografia di Mièville non tanto per la trama quanto per il coraggio di affrontare temi dei tempi moderni così scottanti con contaminazioni di genere così impegnative.
Se vi hanno affascinato i romanzi ambientati nel Bas-Lag non aspettatevi le stesse atmosfere o personaggi di New Crobuzon. Questo Mièville è nuovo e sempre in evoluzione. È imprendibile e incatalogabile. Consigliato ai fan accaniti o agli amanti della bella prosa inglese, se riuscite a leggere in lingua originale.
NdR: Questo libro è stato recensito prima della sua traduzione in italiano con il titolo La città e la città.
7 commenti
Aggiungi un commentoGrazie e complimenti per la recensione.
A volte le coincidenze... Proprio in questi giorni sto leggendo Il treno degli dei e mi chiedevo se fosse nel frattempo uscito un nuovo romanzo di China.
Questo terzo viaggio nel Bas-Lag non mi sta affatto dispiacendo anche se, per ora - ho letto le prime duecento pagine - The scar mi sembra superiore. Forse perchè, d'accordo con Rodia (Raskolnikov?), reputo quest'ultimo uno dei migliori romanzi fantastici che abbia mai letto.
Certo che lo spunto di The city è davvero stupefacente. Peccato per il finale.
In ogni caso non vedo l'ora di leggerlo.
Salute!
Che bello sentir parlare di China Mièville ^__^
Aspetto anch'io di leggere il libro e... sono curiosa di sapere se il finale mi piacerà o meno.
Bella recensione, comunque.
Parlando di Chandler più che al mistery, insomma al giallo a enigma, devi pensare all'Hard Boiled... che in particolare nel caso di Chandler è quasi una riflessione (cinica, dura e malinconica) sulla natura umana fino anche alla natura della realtà stessa.
Poi non so cosa China Mièville "prenda" da Chandler.
Conoscendoti (un po') e limitatamente alle atmosfere, Chandler risponde ai tuoi gusti.
Grazie per il chiarimento Meta.
Non ho idea nemmeno io cosa Miéville prenda da Chandler.
Però se le amosfere del secondo sono come le descrivi tu, e mi sembra anche abbastanza in linea con le riflessioni sulla società che spesso Miéville inserisce nei suoi romanzi, forse mi hai dato un'altra motivazione per non ritardare più di tanto l'acquisto di questo romanzo
Grazie ancora per i complimenti a tutti!
Per Agent Zero: hai azzeccato l'origine del nickname. Bravo non è da tutti.
Per quanto riguarda Chandler è citato nell'incipit del libro e se non ricordo male da Mieville in una intervista (ma non sono sicuro di quest'ultima). Purtroppo non ho mai letto niente di Chandler quindi non posso dare giudizi in merito.
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