Mercoledì 12 Agosto, presso la Rocca Tiepolo, Porto San Giorgio (AP) alle 21,30, si svolgerà il terzo appuntamento della rassegna dedicata alla cultura irlandese In Ascolto della Bellezza. Echi Celtici nella Rocca Sangiorgese.
La serata prevede un concerto del celebre gruppo Green Clouds, cinque ragazze di Teramo che si sono fatte apprezzare a livello internazionale per la loro maestria nella esecuzione di brani celtici, tanto da essere chiamate a suonare a Dublino per la festa di St. Patrick.
A introdurre il concerto sarà una relazione del prof. Diego Poli, docente di Studi Celtici presso l'Università di MAcerata, con un intervento dal titolo: Irlanda tra mito, storia e musica.
Dopo i primi due appuntamenti, che hanno riscosso una grande presenza di pubblico e un vivo apprezzamento, prosegue dunque la rassegna, che si concluderà il 23 di Agosto con il concerto degli OGAM.
8 commenti
Aggiungi un commentoBeh, sui celti d'Irlanda mi sta bene, ci andrei potendo (ma non posso).
Non vorrei, invece, si cominciasse a starnazzare di celti padani, che mi viene l'orticaria...
Anche a me, visto che l'antropizzazione preromana nei miei luoghi sarebbe stata opera dei paleoveneti, sia pur di probabile ceppo celtico.
Comunque se ti impegni un po', di popolazioni celtiche potresti anche trovarne più a sud (se non ci sono, si inventa ), che così la piantano di averne l'esclusiva
Ma il problema è che col celtismo si va sul Findus... cioé, sull'omologazione globalizzata e priva di varietà, sapore. Certuni, se vogliono pensare ai primi abitatori delle proprie zone amano pensare siano "celti" o "quasi celtici".
Cacchio!
Ma i popoli che si vorrebbero "celtici" erano diversi fra loro, difficilmente si riconoscevano come simili da un posto a un altro, avevano usci e costumi, credenze, differenti. L'Italia dovrebbe riscoprire Osci, Umbri, Sabini, Mamertini, Irpini, Sanniti, Siculi, Sicani, e quant'altro e non dimenticare gli altri che sono venuti dopo, tutti hanno avuto più peso su di noi, nella cultura, identità, territorio e immaginario di quattro villaggi e mezzo, forse "celtici" qualsiasi cosa esso significasse in realtà (certo non andare in giro col gonnellino a quadretti e dipingersi la faccia di blu... )
Ot...
ho in casa i libroni della serie Antica Madre della Scheiwiller; sono veramente interessanti e per fortuna non fanno di tutte le popolazioni un brodo unico.
Il fatto che le "culture" possano/debbano avere origini comuni fa il paio con Adamo ed Eva... più che con i Findus; però tante volte si fa anche il processo contrario, ovvero considerare le popolazioni come chiuse, isolate, mentre in realtà i contatti c'erano eccome, a volte bellici, molto più spesso commerciali.
Vedi la diffusione di vasellame attico anche al di fuori della grecia e della magna grecia, oppure gli itinerari che collegavano il baltico con il mediterraneo (ambra).
Corretto,
v'erano contatti, non sempre bellici o commercial/pacifici, v'erano punti di contatto e le credenze o stili di vita di una popolazione che diveniva nota alle altre potevano venire incorporati (ma interpretati a proprio modo, badate) da altre.
Ce ne sarebbe da dire, poi!
Non esisteva il concetto di confine che abbiamo noi... le mappe storiche del tempo che mettono confini solidi e colorano tutta una zona scrivendoci "qui ci stavano gli Ixioni" sono forti semplificazioni che fuorviano, sono da intendersi più come carte di distribuzioni di popolazioni animali, piuttosto.
Sarebbe banale dirlo, ma non tutti lo sanno: non c'era neanche il concetto atttuale di nazione o di popolo.
Insomma, le popolazioni antiche sono complesse, polisfaccettate e non riconducibili nell'altoforno da brodo del magus Findus, pena fare orride semplificazioni xenofobe come un certo partitaccio che - con vergogna - noi abbiamo, fa... (o anche il finire nella cerchia dei fricchettoni splendidamente incarnati da Carlo Verdone )
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