La Warner Brothers Entertainment ha reagito all'acquisizione della Marvel da parte della Disney con una mossa strategica che mira alla ristrutturazione del gruppo.
Con la creazione di una nuova divisione, dal nome DC Entertainment, sotto la direzione di Diane Nelson (dirigente della Warner) viene data tutta una nuova importanza alla controllata DC Comics.
La mossa è esplicitamente diretta a potenziare la capacità della Warner di commercializzare su più media e supporti i personaggi della DC, e di creare una maggiore sinergia con l'industria cinematografica. In pratica si tratta di portare la capacità dei creativi della DC Comics (e i personaggi che hanno sviluppato) in più diretto contatto con la macchina produttiva della casa madre.
Questo almeno in teoria. Perché l'altra metà della notizia ha gettato gli appassionati nello sconcerto: Paul Levitz, figura storica di creativo ed editore della DC Comics, cede la poltrona e lo scettro alla Nelson. Gli ottimisti possono vedere il grande creativo finalmente tornare al suo ruolo (scriverà ancora fumetti, forse) e contribuire allo sviluppo della nuova divisione grazie alla sua grande esperienza.
I pessimisti, che non sono pochissimi, vedono questa mossa come una stretta alle redini che porta la DC rigidamente sotto controllo di una manager della casa madre, "silurando" il creativo Levitz, per sfruttare con maggior senso affaristico il potenziale ancora inutilizzato dei personaggi DC. Insomma, sarebbe una reazione alla mossa della Disney intesa in senso industriale: se la concorrenza si diversifica e si potenzia, anche noi faremo altrettanto.
Entrambe le manovre possono essere viste in un modo o nell'altro. Ma entrambe dimostrano una realtà importante: i fumetti (e negli USA questo significa i supereroi) sono una realtà ormai importantissima per la cinematografia d'oltreoceano.
4 commenti
Aggiungi un commentoHo letto le dichiarazioni ufficiali del "trombato" Paul Levitz e mi sembrano abbastanza ragionevoli e tranquillizzanti.
(lette da qui: http://www.comicus.it/view.php?section=news&id=6518 )
Ossia parole che mi fanno pensare alla scena di alti dirigenti improvvisamente gettati nel panico, che già prefigurano una loro futura perdita di terreno di fronte alla concorrenza. Sicché ruotano un po' di cariche come in una pavana, tutto resta sostanzialmente uguale e i supermegadirettori galattici si tranquillizzano nella convinzione d'aver fatto qualcosa. O più probabilmente nella constatazione di aver lanciato alla concorrenza il messaggio di una parvenza di reattività.
La guerra Disney-Marvel vs Warner-DC ci sarà e sarà d'esito del tutto incerto. Ma sarà giocata tutta a livello audiovisivo e di licensing. La salute artistica dei fumetti (humus di idee, ma con peso irrilevante nei fatturati) non subirà stravolgimenti sostanziali.
Semmai questa riorganizzazione è la consacrazione definitiva della logica secondo cui il mercato di carta va mantenuto creativo e vitale, indipendentemente dalle vendite registrate nel solo mercato di carta. Ossia qualcosa che un fan della carta non può che approvare.
Io penso che le manovre fossero già nell'aria. Ho grossi dubbi sul fatto che tutto questo sia una conseguenza diretta dell'acquisizione della Marvel.
Comunque, anche se fosse, un po' di pepe al culo alla DC per le licenze videoludiche e audiovisive è solo un toccasana.
Hanno fatto il secondo film più visto nella storia del cinema, ma gli altri personaggi languono e languono tanto.
Aspetto con ansia Green Lantern, nella speranza di un riscatto in grande stile, come per Iron-Man
http://avsl.blogspot.com/2009/09/intervista-col-vampiro.html
Prima intervista a Diane Nelson, tradotta e linkata dal dissacrante Andrea Voglino.
ADESSO inizio a preoccuparmi...
Disney era in corsa contro Universal per l'acquisizione Marvel. Era nell'aria comunque che Marvel sarebbe confluita in una major del cinema, solo che non si sapeva quale. In Warner qualcuno avrà fatto un piano di massima, attendendo alla finestra, poi l'ha attuato e pubblicizzato al concretizzarsi dell'acquisizione. Il "panico" dei dirigenti Warner che ho evocato era una ipersemplificazione. Quel che dici tu lo avevo tenuto in conto con la frase:
"O più probabilmente nella constatazione di aver lanciato alla concorrenza il messaggio di una parvenza di reattività"
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