Da dove vengono le fate? Perché si chiamano così? Sono buone oppure malvagie, piccole oppure grandi? Come si vestono, dove vivono e in che modo passano il loro tempo? Il volume risponde a queste e a molte altre domande, presentando notizie documentate, curiosità provenienti da ogni angolo del pianeta nonché i ritratti completi delle fate celebri della storia, del cinema e della letteratura. Un viaggio alla scoperta delle creature magiche più famose e amate, accompagnato da illustrazioni.
Fate: da Morgana alle Winx (Gremese, 2011) è un saggio di qualità che, con tocchi di ironia e una ampia bibliografia, eviscera le leggende, le storie e tutte quelle mezze verità che circondano da secoli, se non millenni, il mito delle Fate. Massimo Izzi e Lavinia Petti, in questo volume che già prima dell'uscita poteva vantare una traduzione in lingua francese, si sono lanciati in una analisi profonda e mai banale, capace di spaziare tra tradizioni diverse, e di inchiodare il lettore alle sue 192 pagine totalmente illustrate. Da Arrowsmith a Aubailly, da Barrie, a Brennan, da De Plancy a Malory, Gaiman, Yeats, Monmouth, Lamontellerie, Perrault, e molti, molti altri ancora, il testo è una vera esegesi della materia.
Si parte con un capitolo introduttivo, in bilico fra storia e leggenda, su di un tema forse poco noto: come nascono le fate. Dalle risate dei bambini, al parto larvale del mitologico gigante Ymir, ci si sofferma anche su interpretazioni antropologiche e studi che autori del passato e del presente hanno condotto. Il saggio, senza tralasciare mai l'approfondimento in senso stretto, e trattando il tema su larga scala (spaziando cioè da leggende occidentali fino a miti molto lontani dalla nostra cultura) tratta senza inutili pesantezze la grande mole di informazioni che gli autori sono riusciti a racimolare, fondendola in un unico testo. Il quale prosegue analizzando il mondo delle fate, legate al loro contesto sociale e storico, fino a dettagli come il loro aspetto, guardaroba, giochi e feste, compreso il loro lato oscuro (le cosidette fate nere: le Banshee, le Janas sarde, fino alle meno note Jan Haak olandesi, o le svizzere Fenettes), per poi immergersi nella trasposizione che la letteratura ne ha dato.
Il testo non manca di farci conoscere anche la versione che il mondo della cinematografia ne ha dato, dedicando un intero capitolo a queste affascinanti creature, spesso però (purtroppo) snaturate (per contesto, tradizioni e immagine). Ecco che allora, per esigenze non certo legate a una analisi puntuale di questo mito, le Fate diventano quasi sempre buone, spesso belle e sensuali, inchiodandole a un'immagine sempre meno eterea e imprevedibile (e quindi sempre meno legata ai ritmi della natura che le ha partorite), ma ben più umana: e plasmandole su un aspetto del femminile che punta solo sull'apparire, e non certo sull'essere.
Una nota a margine la meritano prima di tutto il bel racconto lungo in chiusura del saggio, Il re delle fate, che appare come Appendice ed è firmato da Lavinia Petti, capace di condensare il meglio del saggio e di immergerci nelle atmosfere di un tempo; in seconda battuta le oltre 150 immagini che fanno da corredo a tutto il volume. Dalle magnifiche illustrazioni di Brian Froud, fino a rare incisioni recuperate da testi e oggetti risalenti a centinaia di anni fa, dagli oli su tela di John Anster Fitzgerald alle ceramiche smaltate di Jean-Claude Tabouret. Fate: da Morgana alle Winx è un saggio completo e complesso, appassionante e divertente, sul mondo segreto delle fate.
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