La leggenda di Sigurd e Gudrún fa parte della mitologia norrena. Si tratta cioè di una vicenda appartenente alle credenze religiose e alle leggende pre-cristiane delle popolazioni nordiche. Per molto tempo la cultura scandinava, germanica e anglosassone fu trasmessa principalmente in via orale, almeno fino alla compilazione dell’Edda in prosa da parte di Snorri Sturluson e dell’Edda poetica.

E da quest’ultima opera, scritta nel XIII secolo, ha tratto ispirazione John R.R. Tolkien per il componimento che oggi viene pubblicato per la prima volta nella traduzione italiana.

 

Protagonista della vicenda è Sigurd, il Sigfrido reso famoso nel XIX secolo dalla tetralogia L’anello del Nibelungo di Richard Wagner. Uccisore del drago Fafnir, l’eroe si trova al centro di una drammatica storia d’amore insieme alla valchiria Brynhild, che sposerà Gunnar, e a sua sorella Gudrún.

 

L’interesse di Tolkien per la mitologia norreno risale addirittura alla sua infanzia. Come ha narrato nel saggio Sulla fiaba, non era minimamente interessato alle storie di pirati o a isole esotiche che celavano tesori nascosti. Le storie dedicate agli indiani, armati di archi e frecce, erano già più vicine ai suoi gusti, così come quelle che narravano di linguaggi esotici o che presentavano modi di vita arcaici e che avevano per protagoniste le foreste. Meglio di queste storie erano quelle dedicate a Merlino e Artù, e ancora più interessanti, a suo giudizio, erano Sigurd, i draghi e gli eroi della saga dei Volsunghi.

 

Non esistono indicazioni precise che possano aiutare a datare la composizione di questo testo da parte del professore di Oxford. Christopher Tolkien, che da quarant’anni cura la pubblicazione postuma delle opere del padre, ritiene che possa essere stato scritto fra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo. All’epoca, come ricordato in una lettera del ’67 a W.H. Auden, egli stava cercando d’imparare l’arte dello scrivere poesia allitterativa, e lo faceva “unificando” e “riorganizzando” i versi dell’Edda poetica.

 

Christopher ha dichiarato di aver sempre avuto l’intenzione di pubblicare il poema fin da quando lo ha ritrovato dopo la morte del padre. Aveva scelto però di dare la precedenza ai 12 volumi contenenti la storia della Terra di Mezzo, pubblicazione terminata nel 1996. Poi, dopo una lunga pausa, nel 2007 aveva dato alle stampe I figli di Hurin.

In questo caso il testo,totalmente inedito fino a quest’anno, si presenta sostanzialmente come John lo ha scritto una settantina d’anni fa. Il manoscritto infatti era completo, e il lavoro di editing è consistito principalmente nello spiegare alcuni passaggi narrativi non proprio chiarissimi e il rapporto fra l’opera moderna e le fonti antiche.

Completa il volume un saggio di Tolkien padre sull’Edda poetica.

 

 

La quarta di copertina:

 

 

II libro racconta due leggende intrecciate, quella di Sigurd e quella di Gudrun, presenti anche nella saga dei Nibelunghi. Di Sigurd (Sigfrido), vengono narrate le imprese eroiche, volute dalla madre per vendicare la morte di Sigmund, fino alla conquista della valchiria Brynhildr (Brunilde), che Sigurd "risveglia" dal suo sonno simbolico. Sarà proprio per amore di Brunilde che Sigurd morirà, ucciso per volere di un suo altro pretendente. Di Gudrun, inconsolabile vedova di Sigurd, leggiamo invece la storia di vendetta; Gudrun, infatti, straziata dal dolore per la perdita di Sigurd, giura di vendicarne la morte. Sposa quindi Affila (Atli), re degli Unni, e attira i fratelli e il loro uomo di fiducia Hagen (Hogni) in una trappola mortale: dopo una feroce battaglia, riesce a catturarli e li uccide, poi li da in pasto al marito, che assassina dopo questa orribile punizione.

 

 

John R.R. Tolkien, La leggenda di Sigurd e Gudrún (The Legend of Sigurd and Gudrún, 2009), Bompiani.

Pag. 236, 25,00 €