Mercoledi 21 Ottobre Laura Iuorio ha presentato presso la libreria Fanucci a Roma l’edizione in volume unico pubblicata nella collana Tif Extra della sua Trilogia del Sicario, di cui in passato era stato pubblicato solo il primo volume Il sicario, vincitore del Premio Solaria 2000. Autrice a metà strada tra fantascienza e fantasy (Il Destino degli Eldowin) ma aperta ad altri generi letterari, Laura Iuorio ha risposto alle domande di Fantasy Magazine.
In passato hai scritto fan fiction: ti capita di ritornarci ora che sei una scrittrice affermata?
Ho cominciato scrivendo cose mie, ma a volte capitava che un telefilm mi prendesse talmente che desideravo giocare con personaggi creati da altri autori, come poteva accadere con Star Trek, Buffy, Smalville. Mi è successo anche in seguito: ogni tanto quando un telefilm mi piace e mi sento ispirata scatta la scintilla. Anche i romanzi e le altre cose che scrivo sono come delle gigantesche fan fiction ambientate in un universo alternativo, perché spesso e volentieri scelgo gli ‘attori’ che interpretano i miei personaggi nel mondo dei telefilm e del cinema.
Quindi per i tuoi personaggi ti capita di ispirarti anche a persone reali?
A volte mi viene in mente prima l’idea del personaggio e poi cerco qualcuno che potrebbe ‘interpretarlo’ perché ho bisogno di vederlo fisicamente, vividamente per poterlo descrivere. Altre volte vedendo un attore che recita una parte mi viene l’ispirazione per creare un personaggio diverso ma sempre con lui che lo interpreta.
Per quanto riguarda La trilogia del sicario ti sei ispirata a qualcuno in particolare?
Sì, il protagonista è David Duchovny, ho cominciato a scrivere il primo libro del Sicario, o meglio il primo racconto del primo libro, nel 97 e allora ero proprio appassionata di X-Files. Lui mi piaceva molto, così come il carattere del suo personaggio, un po’ cupo ma ironico e disincantato. All’inizio l’idea di questa storia era un seme, un germoglio, poi quando l’ho visto è scattato qualcosa e si è sviluppata la storia a partire da lui e da quello che mi ha ispirato.
Quindi il tuo metodo di scrittura parte dal personaggio e in un secondo momento viene la storia?
Sì, da quando ero ragazzina. Ho cominciato molto presto a scrivere, a quindici anni ho mandato un romanzo alla Malipiero, una casa editrice che pubblicava una collana per ragazze chiamata Flirt da cui ero molto presa e con le cui storie sono cresciuta. Appena finito il mio romanzo lo mandai a questa casa editrice e mi risposero dopo un anno, quando ormai non me lo aspettavo più; mi diedero molti consigli: mi dissero che scrivevo bene per avere quindici anni e che dovevo concentrare di più la mia attenzione sui personaggi perché sono loro che ‘fanno’ la storia. Da lì ho imparato questa lezione e la prima cosa che faccio è caratterizzarli bene.
Leggevo sul tuo sito che tu, da scrittrice di sci-fi e fantasy ti senti più ‘fantascientifica’ che ‘fantastica’. Ne Il Destino degli Eldowin però hai inserito in un universo fantasy degli elementi appartenenti al genere horror come i vampiri. Pensi ci possa essere dentro di te una vena horror da esplorare? Il vampiro è una figura che ti affascina? Cosa ne pensi?
La figura del vampiro mi ha sempre affascinato, ho letto romanzi e visto film e telefilm sull’argomento: ho da poco scoperto Moonlight, ho visto e rivisto Buffy e Angel, quindi è un tema che mi piace tantissimo. Horror? Perché no. Ho scritto anche un racconto horror, Contrappasso, poi altre cose sempre soprannaturali che mandavo a dei concorsi. Un scritto un romanzo horror-thriller che però non è ancora stato pubblicato; non mi dispiacerebbe affatto scrivere un horror puro perché sono sempre stata un’appassionata del genere. Non gli splatter, sempre soprannaturali o basati sulle atmosfere, la paura, l’ansia, non punterei sulle scene più ‘schifose’.
Ci stai dando qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?
Adesso sto scrivendo il terzo libro della serie degli Eldowin (il secondo, La Leggenda degli Eldowin uscirà a novembre per la Fanucci NdR) e per ora sto pensando solo a quello perché è lunghissimo, il libro più lungo che ho scritto. Ci sono tantissimi fili da annodare e sciogliere, tantissimi personaggi.
Sul tuo blog hai affermato che per diventare scrittrice ti sono stati utili i concorsi: consiglieresti agli aspiranti scrittori questo metodo per arrivare alla pubblicazione?
Sì, se trovano concorsi interessanti. Ce ne sono anche di poco utili, dove non si vince che una targa. Mandando direttamente opere agli editori non ho mai ottenuto nulla, ma può capitare di mandare l’opera sbagliata nel momento sbagliato. Invece nei concorsi c’era un buon riscontro.
C’è un genere letterario che non scriveresti mai?
In questo preciso momento non mi viene in mente nulla di specifico. Forse non scriverei storie di guerra. La storia mi piace ma non le storie belliche. Prima o poi però si prova di tutto: anche quando ho cominciato a scrivere fantasy non ero molto convinta, ma poi mi sono lasciata coinvolgere.
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