Però è anche vero che certi scrittori, penso a Stephen King, per quanto bravi, sono capaci di usare sette pagine solo per descrivere un uomo che apre una porta. Mi sembra troppo. A condizionare molto queste scelte è la grande editoria che paga "a pagina". In ogni caso se è questo che i lettori chiedono non è il caso di prendersela. L'importante è che ogni lettore trovi quello che cerca. Almeno c'è un spazio anche per altre proposte che non siano solo quelle del mercato di massa.
La ringraziamo e vorremmo concludere condividendo con lei la tristezza per questa divisione tra gli appassionati dei "generi", analoga a quella internazionale.
In effetti a mio giudizio non esistono i libri di "genere", una buona storia può essere raccontata con diverse metafore e in diversi modi. A volte è necessario ambientare una storia nel mondo reale, altre volte il mondo fittizio, fantascientifico o fantasy rafforza la metafora. Quando scrissi Jerry Cornelius non lo avevo classificato in un genere preciso, avevo solo in testa una storia da raccontare. Io credo che possano ancora essere concepite antologie, come quelle curate da Michael Chabon, che raccolgano storie definite "mainstream" con storie ora definite "di genere". Ho sempre odiato questi steccati.
Quindi come esistono gli "scrittori" a prescindere dal genere, il lettore dovrebbe, secondo me, andare a guardare lo scaffale di una libreria e trovare gli scrittori in ordine alfabetico, e dunque C.S. Forester, autore delle storie d'avventura su Horatio Hornblower, seguito da E.M. Forster, autore di un classico della letteratura come Passaggio in India. È una cosa bellissima quando non si racchiudono i libri in categorie, si è sempre pronti a farsene affascinare.
La ringraziamo sig. Moorcock. È stato un vero piacere conversare con lei.
Grazie a voi. Un saluto a tutti i vostri lettori.
19 commenti
Aggiungi un commentoAndrea, per chi ha scritto saghe è ovvio che non è la saga in quanto tale il problema. Imho Moorcock non gradisce le serie infinite che abbiamo oggigiorno e che piacciono a tanti ma... affliggono tanti altri.
Saghe che si parlano addosso e allungano il brodo. Imo non è un attacco, ma un certo moto di fastidio, che condivido in pieno.
Quanto al riferimento a King, sebbene io abbia un'adorazione per il re del Maine, credo che molti dei suoi libri, presi, ripresi, fumettati, filmati, riscritti e continuati siano un esempio di scrittura logorroica.
A me King piace più di M. quando scrive di Elric, ma i gusti son gusti, non leggi divine.
Un'intervista davvero interessante, mi ha molto colpito la semplicità delle risposte di M. Appartengono per certi versi a una visione davvero ormai svanita dell'editoria, di fatto antitetica a quella attuale... forse una via di mezzo a volte farebbe bene, anche per moderare i toni aspri di certe discussioni. Quel c'è spazio per tutti dovrebbe insegnare qualcosa a molti editori...
Mi ha incuriosito in particolare l'assenza di una considerazione sulle traduzioni italiane, sembra quasi che dribbli la domanda.
Per la questione "non amo le saghe lunghe" penso anche io fosse un'osservazione generale del tipo: guardate, mi piacciono Martin ed Erikson, e finché sono loro va bene, però un po' troppi scrivono saghe quando potrebbero scrivere meno a parità di contenuti: vedi Jordan (che comunque adoro, preferisco aggiungere onde evitare strali e fulmini )
Concordo. L'ho notato anche io. Non ho mai letto gli originali purtroppo, ma a quanto ho sentito in giro ci sono delle piccole incoerenze, soprattutto per quanto riguarda i nomi. Forse lui lo sa ed essendo ospite proprio in Italia ha preferito non rispondere direttamente.
Ma ripeto, potrò dirlo con certezza solo quando li avrò letti in originale.
Sì, certo. Credo che l'interpretazione più vicina alla verità - mia opinione - sia quella che dà Stefano Noventa. Esistono le eccezioni, ma le saghe spesso non hanno motivazioni di essere tali (c'erano una volta le trilogie... e ci lamentavamo un po' tutti di una tendenza globalizzante. Al peggio non c'è mai fine, quindi oggigiorno si parte - lo feci anch'io, sottolineo, salvo ricredermi con il sopraggiungere di una maturità artistica maggiore - da serie enciclopediche, che pochi sono all'altezza di scrivere dando al lettore un prodotto denso e onesto).
Per il resto, mi chiedo perché in questo Paese qualsiasi piccola questione diventi una rissa verbale. Siamo davvero malati, noi italiani, e così continuando ogni volta che alzeremo la voce per motivi seri, perfino gravi, non verremo ascoltati con più attenzione del solito. Ci farebbe bene ficcare in ammollo il sedere nell'acqua gelida una volta al giorno e renderci conto di quali sono le questioni importanti. (M'includo, perché anch'io salto su in modo inopportuno, a volte.)
Gianfranco Viviani ha il diritto di avere la sua opinione - che io rispetto, come dissi già al tempo dell'intervista, nonostante non condivida quasi nulla del pensiero di fondo. E chi sta qui a puntargli addosso il dito dovrebbe ricordarsi che la sua opinione non gli ha impedito di portare in Italia Moorcock, cosa di cui si dovrebbe ricordare chi difende a spada tratta Elric (cosa che dovrebbe far pensare anche tutti quelli che a suo tempo dissero che pubblicava certi autori perché era fascista anche lui: queste sì che sono fesserie! Non si sopravvive trent'anni al mercato librario italiano facendo calcoli di convenienza politica). A me, in tutta sincerità, sarebbe piaciuta molto di più una discussione che mi illuminasse su quelle che Viviani indica come le "nuove leve".
Insomma, lasciamo in pace Moorcock, che ha fatto la storia del genere e va rispettato per il grande scrittore che è. E pensiamo al futuro, perché la vera domanda non andava posta a Moorcock, ma al Viviani direttore editoriale di Delos: gli autori italiani devono scrivere come Paolini per essere considerati "cavalli vincenti" ed essere pubblicati nelle collane Delos Books? Non so a voi, ma a me la prospettiva sembra sconsolante.
Se invece si è semplici lettori, ragazzi, ma chi se ne frega! Nessuno può rubare a un lettore le opere che ha amato e che, inevitabilmente, continua ad amare. Le opinioni non fanno del male a nessuno e sono soggettive.
Chiunque discuta insultando le opinioni altrui, perché diverse dalle sue, sta facendo a pezzettini la libertà di parola di cui lui stesso gode. E se un giorno fosse lui quello che viene attaccato per le proprie idee?
Soltanto perché si parla di Fantasy, non si dovrebbe perdere di vista il buon senso (e non parlo di educazione, perché quando si discute l'educazione spesso è d'intralcio alla verità). Ossia, non conta l'insulto "scemenza", secondo me, quanto il disprezzo che sta dietro all'insulto. Il disprezzo dell'opinione altrui. Quello sì è grave.
Poiché ritengo che alcuni commenti, da utenti anonimi, fossero tesi a insultare soggetti estranei alla discussione, ho provveduto a cancellarli, insieme alla risposte.
I soggetti non registrati hanno più volte espresso sui propri spazi le loro posizioni denigratorie, pertanto non ritengo opportuno che FM dia spazio a chi viene solo per insultare.
Siamo sempre aperti a scambi di idee, agli insulti no.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID