Robert, anni fa tu hai scelto di affiancare all’illustrazione anche un’attività più manageriale, la gestione dei diritti d’autore e di tutte le attività di licensing che ruotano attorno allo sfruttamento di un’idea creativa. Per questa ragione è nata Imaginosis, la società di licensing che hai fondato nel 1999. Perché una scelta così particolare?
Ho un approccio un po’ diverso dalla norma, forse. Come artista sono sempre stato molto interessato alle questioni riguardanti il mercato, a quello che succede a un’opera quando viene messa sul mercato e offerta al pubblico, magari in media diversi. La maggior parte degli artisti preferisce realizzare le proprie opere, e fermarsi lì. Il lavoro è finito. Lasciano che sia qualcun altro a curarsi di tutti gli aspetti gestionali di sfruttamento del loro lavoro, cosa che va benissimo, ma in questo modo tu artista non sei più responsabile del tuo lavoro e di ciò che ne viene fatto, dalla vendita dei diritti cinematografici al merchandise.
Ma quanto potere può mantenere un artista nel momento in cui una grossa società si interessa al suo lavoro?
Poco, se vende interamente lo sfruttamento dei diritti, ecco perché bisognerebbe cercare di essere più coinvolti. Gli artisti non sono solo autori di opere, ma anche assets, risorse di enorme valore, per le case editrici e le multinazioniali dello spettacolo.
L’ho visto succedere più e più volte: le società ottengono enormi profitti dallo sfruttamento del lavoro di artisti che non sempre sono abbastanza informati o consapevoli sugli accordi che firmano.
Dopo anni in questo campo mi sono reso conto che sarebbe meglio se, nelle transazioni con le società interessate al loro lavoro, gli artisti fossero rappresentati da persone che conoscono il loro mondo, ed è quello che ho iniziato a fare io quando mi sono dedicato al licensing.
Anche tu ti sei trovato in trattative complesse? Hai modo di essere coinvolto direttamente nello sfruttamento del tuo lavoro?
Ho prodotto in proprio opere sia mie che di altri artisti, ogni anno organizzo alcuni eventi mediatici di grosso richiamo, fiere e incontri dedicati al fantastico, che continua a essere un fenomeno che attira il grande pubblico. Gli eventi maggiori, che richiamano alcune migliaia di persone sono Faerie Con e Faerie World. Seimila persone in costume che ballano all’aperto uno spettacolo incredibile.
Io ho il vantaggio di avere una prospettiva unica: sono un autore in prima persona e allo stesso tempo conosco il mercato dal punto di vista delle “big company”, visto che ho lavorato e lavoro nel licensing, in particolare per cinema e televisione.
Qual è il tuo approccio quando lavori con un’artista per la promozione delle sue opere?
Quando iniziamo a realizzare un libro lo facciamo già pensando a come potrà prendere vita su altri media. Sapendo in anticipo cosa gli servirebbe per funzionare sullo schermo possiamo inserire nel libro questo “qualcosa” fin dall’inizio. E lo stesso vale per la realizzazione di merchandise e altre forme di commercializzazione del lavoro.
Ci puoi parlare di qualcuno in particolare?
Ti faccio un esempio: Brom, famoso illustratore e pittore di talento. Anni fa venne da me con il suo primo libro, un tomo alto così che fino a quel momento non aveva avuto molte risposte. L’ho letto e mi è piaciuto molto, abbiamo iniziato a lavorare insieme, poi l’ho fatto incontrare con un editor che è stato in grado di aiutarlo a fare i piccoli cambiamenti necessari. Siamo riusciti a vendere il libro alla Habrams (?), e quando è uscito ha avuto un buon successo di pubblico. Oggi è in trattative per il cinema ed è stato opzionato per il mercato games.
Da come ne parli si sente la passione che nutri per quest’attività. Mi domando cosa ami di più, se la produzione o le illustrazioni?
Entrambe. Io ho sempre avuto un forte interesse per il fumetto e l’illustrazione, ma anche per la parola scritta nella misura in cui si unisce all’immagine per dare un’esperienza completa all’osservatore, dalla graphic novel al cinema, tv o giochi.
Direi che è per questo che la gestione mi interessa tanto, voglio che sia un’esperienza completa. Mi rende estremamente felice e orgoglioso poter fare la differenza per un artista, poter essere utile, perché ricordo la mia personale esperienza quando ho iniziato a pubblicare. Avere il controllo sull’evoluzione del proprio lavoro, sulle forme che prenderà, seguirne le tappe dalla produzione all’adattamento, è straordinario.
Parlando della tua attività di artista e illustratore, vuoi parlarci del tuo lavoro su Elric di Melniboné, il personaggio di Michael J. Moorcock?
Ho avuto un’estrema libertà nella realizzazione del personaggio. Michael non è uno di quegli autori che sentono la necessità di intervenire nel lavoro dell’ilustratore. Si è fidato di me, e il nostro è diventato immediatamente un ottimo rapporto. Ho anche realizzato tutte le cornici, i dettagli, e in generale ho deciso io l’identità visiva di Elric, anche se il personaggio è una creazione di Michael. Possiamo dire che alla fine è stato un lavoro di team tra storia e immagini.
A Lucca in questi giorni esponi delle tavole originali dei libri di Moorcock, in particolare matite e splendidi acquarelli. Parlaci della tecnica con cui lavori.
Amo il fatto che l’acquarello sia una forma di ”caos controllato”. È
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