E quanto nella traduzione da un originale viene perso, o aggiunto, da un traduttore?
Silvia: Credo che si tratti di un gioco a somma zero. A volte capita di imbattersi in una battuta di spirito o in un riferimento che non si prestano a una resa italiana altrettanto pregnante. Altre volte invece l’italiano offre soluzioni brillanti che l’originale non contemplava. Penso per esempio al romanesco in cui si esprimono i soldati romani nelle traduzioni italiane di Asterix.
Marco: Dipende molto dai casi. Un traduttore incapace può privare un testo del suo stile, del ritmo, della personalità e renderlo del tutto opaco e illeggibile. Talvolta la colpa è anche degli editori che, quando si tratta di testi commerciali impongono al traduttore un italiano povero e standardizzato, che priva il testo di qualsiasi sfumatura potesse avere in partenza.
Ma ci sono anche dei traduttori che aggiungono molto al testo. Vorrei fare un esempio: uno splendido romanzo fantasy-horror per ragazzi, The House with a Clock in Its Walls, di John Bellairs, che fu tradotto in italiano come La Pendola Magica dal giallista napoletano Attilio Veraldi. La traduzione è splendida, e anche molto personale: talvolta i personaggi usano parole davvero insolite. Per esempio, il personaggio della signora Zimmermann produce dei dolci che chiama “frugoncini al cioccolato”. Sono rimasto deluso, molti anni dopo averlo letto, nello scoprire che nell’originale americano i frugoncini sono dei semplici “chocolate-chips cookies”. In quel caso, il traduttore fece moltissimo per rendere memorabile quel testo, tanto che me ne ricordo ancora a memoria delle pagine più di trent’anni dopo averlo letto. Ha tradito il testo originale? Si potrebbe dire di sì, ma lo ha sicuramente reso più apprezzabile per un italiano rispetto a una traduzione piatta. Se poi si vuole essere sicuri al 100% di non perdere nulla del testo originale, c’è un’unica soluzione: imparare le lingue.
Siete in contatto con lo scrittore dell'originale durante il vostro lavoro? È sempre necessario o è solo utile questo contatto?
Silvia: Purtroppo finora non mi è capitato di avere contatti diretti con gli autori dei romanzi da me tradotti, anche se in diversi casi mi sono rivolta a loro con richieste di chiarimenti tramite i loro agenti o la casa editrice committente. Un simile contatto può non essere indispensabile ma è senz’altro utile, oltre che molto gratificante sul piano professionale e spesso anche umano.
Avete qualche aneddoto in merito?
Silvia: Lo scorso mese di settembre sono andata a Roma alla presentazione di Olive Kitteridge di Elizabeth Strout, un romanzo mainstream da me tradotto e che ha vinto quest’anno il premio Pulitzer. Ho conosciuto personalmente l’autrice, la quale mi ha spiegato che, non conoscendo l’italiano, si era rivolta a una sua conoscente italoamericana che l’aveva rassicurata sulla buona qualità della traduzione. Si fa un gran parlare del “traduttore invisibile”, ma devo ammettere che veder squarciare ogni tanto il velo dell’invisibilità è fonte di grande piacere.
C'è un romanzo fantasy inedito in Italia che vorreste tradurre?
Silvia: Abbiamo da poco terminato la lettura di The Steel Remains di Richard Morgan, un fantasy hard boiled, cupo e spietato; lo stile è denso e incisivo, l'ambientazione interessante, la trama avvincente e tutt'altro che scontata, i personaggi originali e ben caratterizzati. Soprattutto, abbiamo apprezzato il modo in cui Morgan, grazie allo sguardo cinico con cui ribalta molti stilemi tipici del genere, riesce a trasferire in un contesto dichiaratamente fantasy una serie di temi e di conflitti strettamente legati alla sensibilità contemporanea. Speriamo proprio che un giorno o l’altro questo libro veda la luce anche in Italia.
Marco: Abbiamo avuto occasione di conoscere lo scrittore durante l’Italcon 2007: una persona eccezionale, preparatissima da un punto di vista letterario, ma anche molto alla mano e comunicativa. In quell’occasione ci fece leggere sul suo laptop il primo capitolo di un romanzo fantasy che aveva cominciato a scrivere. Era appunto The Steel Remains, che ora abbiamo letto e ci ha veramente entusiasmato. Noi presto produrremo per Fantasy Magazine una dettagliata recensione, sperando che serva a smuovere le acque.
2 commenti
Aggiungi un commentoMolto interessante questa intervista, conoscere il lavoro del traduttore è sempre un'ottima medicina alle facili critiche rivolte a questo non facile mestiere.
Che fortuna avete: dev'essere molto stimolante tradurre a quattro mani, scambiarsi punti di vista sul testo vivendolo così da vicino! Inoltre mi ha colpito particolarmente l'immagine del traduttore che si sdoppia, calandosi sia nei panni dell'autore sia del lettore. Da traduttrice, istintivamente lo faccio anch'io, ma non avevo mai identificato in maniera così precisa questa procedura un po' "schizofrenica"... Infine, concordo che Attilio Veraldi era anche un traduttore straordinario. Mi è rimasta impressa una sua traduzione di un romanzo di Fay Weldon, tanti anni fa. Leggendolo pensavo che anch'io avrei voluto imparare a tradurre così, un giorno...
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID