A più di una settimana di distanza dalla fine del Lucca Comics & Games malinconia e una punta di tristezza si fanno ancora percepire. È strano descrivere cosa si prova, almeno cosa ho provato io, come mi è apparsa tutta la manifestazione. Ma cominciamo con ordine.
Il giorno precedente all'apertura delle danze, mercoledì 28, una delegazione di Fantasy Magazine si è catapultata allo stand per sistemare i libri. I padiglioni erano un cantiere; i magazzinieri, i responsabili delle varie sezioni, gli standisti, gli elettricisti, insomma tutti percorrevano i corridoi fra fili, tubi di ferro, transenne e tralicci. Nessuno, inoltre, sapeva chi fosse il proprio vicino, poiché non c'era neanche una insegna, che appagasse la curiosità e sarebbe stato poco opportuno intraprendere una conversazione in quel delirio.
Dopo l'allestimento siamo andati via. Scopo: riposare le stanche membra e conquistarci il fiero pasto. Meta: Viareggio, luogo prescelto da una nostra redattrice, il cui consiglio è stato prezioso e apprezzato.
Quattro chiacchiere sull'organizzazione e sui compiti da dividerci, fra filetti di salmone al pepe verde e insalata di mare. Poi, onde evitare l'annegamento nel piatto per la stanchezza, abbiamo richiamato all'ordine la squadra e abbiamo rotto le righe.
L'indomani, il 29, sotto un caldo sole autunnale, che ci ha graziato, siamo arrivati al Parcheggio Carducci. L'organizzazione è stata efficientissima, grazie ai ragazzi responsabili del servizio, che andavano avanti e indietro per controllare che tutto fosse a posto, che nessuno avesse bisogno di qualcosa e soprattutto che tutti avessero posteggiato in modo civile.
Arrivati allo stand, ho scoperto chi fossero gli attigui ospiti: a sinistra avevamo l'onore di avere lo stand della Atlantyca Entertainment, la società fondata da Pietro Marietti, a Lucca in veste di talent scout. A destra con mio sommo dispiacere, ho letto un cartello, che non prometteva nulla di buono: Chocolat. Porca miseria, i maestri cioccolatai! Disdetta! Non potevo fare a meno che dare una sbirciata alla mercanzia. Da delirio! “Bene!” ho pensato, “Qui ne va di mesi di palestra! Meglio che mi dilegui immediatamente”. I miei compagni di sventura non erano così preoccupati. Sono fautori del motto più sano fin'ora espresso nella storia: “Posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni”.
Per fortuna il programma di Lucca Comics & Games è stato intensissimo e mi ha distratto, ma non troppo, dalle lussurie mangereccie. Hanno calcolato che in media ogni 3 minuti un evento aveva inizio. Solo la sezione Lucca Games ne ha organizzati circa ottanta.
E veniamo al problema che mi ha afflitto in quei giorni, ossia il numero di incontri, presentazioni, conferenze a cui avrei voluto partecipare e a cui ho dovuto rinunciare. Mi sono chiesta con amarezza: ma in un mondo come quello del Lucca Comics and Games – in cui si incontrano mostri sacri come Michael J. Moorcock; Monte Cook, autore di D&D; Robert Gould; Milo Manara; Akemi Takada, la geniale illustratrice di Lamù; Domenico Giancola, che ha inaugurato, come "Guest of Honor", la prima mostra a Palazzo Ducale- possibile che non sia stato fornito il teletrasporto, l'allungamento delle gambe, come Carletto, o semplicemente l'ubiquità? La condanna della scelta ci perseguita anche qui?
In ogni caso alle 9.30 eravamo pronti per partire, ognuno con i propri compiti, ognuno con le proprie scelte. Unico punto fermo lo stand, sia per mettere online i pezzi, sia per reperire notizie ed essere aggiornati sulle ultime novità. Gasati ed entusiasti siamo affondati nella valanga del programma. Anzi dei programmi, poiché ogni sezione ne aveva uno indipendente dall'altro.
Completo il ventaglio delle proposte: dal tributo a Gaber, dal laboratorio sulla costruzione dei burattini in cartapesta, dall'incontro con Domenico Procacci, alle lezioni di galateo giapponese, allo spettacolo di Stefano Bollani e Leo Ortolani, alle sfilate di costplayers, ai giochi dentro le mura organizzati dai responsabili de La cittadella. C'è stato veramente di tutto, un sogno a occhi aperti.
E la cosa commovente è che grandi autori, come Gould, hanno tributato onori e gloria al Festival
- ormai ha raggiunto tale dimensione-, soprattutto per l'atmosfera che si respira.
Ed è proprio questa che produce assuefazione. Certo la cucina della Lucchesia è eccellente -il bar vicino gli stand dei Games molto meno-, non credo siano i pur richiestissimi noodles, né il buon cioccolato a causare dipendenza… È proprio la dimensione ludica, che annulla le barriere, le gerarchie, che permette un contatto diretto fra autori, spettatori, giocatori, organizzatori, tutti tesi verso un unico scopo: la crescita di questa manifestazione.
(1 – Continua)
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