Il Vampiro è il più fedele nemico dell’uomo? Probabilmente sì, visto che accompagna da sempre le pieghe più oscure del suo immaginario fantastico, evolvendo con esso, nascondendosi senza mai scomparire del tutto, pronto a riemergere con vesti nuove ma un fascino atavico intatto.
In pochi sanno resistere alla seduzione dei Signori della Notte: non si contano gli autori che hanno scritto almeno un racconto in tema vampiri. Mostro o vittima, l’erede di Dracula evoca qualcosa capace di sedurre e coinvolgere l’immaginario umano di ogni età. Forse perché un’entità maligna al confine fra vita e morte, cui attribuire la scomparsa violenta del flusso vitale, è necessaria per spiegare tutto ciò che non trova risposta nella sfera razionale.
Il panorama letterario che ha ospitato e ospita tuttora la figura del Vampiro è esteso e complesso: possiamo però gettarvi uno sguardo che non vuole essere organico né esaustivo, ma principalmente emotivo. E forse questa è la chiave più idonea.
Nel 1975 Stephen King pubblica Le Notti di Salem, romanzo sviluppato da due precedenti racconti: Jerusalem’s Lot e Il Bicchiere della Staffa. Il terrore antico diventa moderno, ambientato fra boschi e nebbie tutti americani. I protagonisti si chiamano Ben, Susan e Danny ma Lui è sempre lo stesso: il Male che arriva dal passato dentro una bara, canini lunghi e tanta sete. Altri autori hanno seguito questa strada, con esiti nettamente inferiori: Messa di Mezzanotte di F. Paul Wilson, una minestra riscaldata che richiederebbe davvero dell’aglio per migliorarne il sapore, e Hanno Sete di Robert Mc Cammon, del quale si ha l’impressione di aver già letto ogni pagina.
Purtroppo, non è possibile raccontare la paura, bisogna essere capaci di evocarla. E se non paura e aperta malvagità, almeno inquietudine e disagio: nel 1976 Annie Rice inaugura le Cronache dei Vampiri con Intervista col Vampiro, primo romanzo di una serie che si concluderà nel 2003.
L’atmosfera malsana e sofferta di questi vampiri – più vittime che carnefici – porta a un’esplosione del neo gotico nella letteratura horror, che riprende cliché conosciuti e li trasforma, arricchendoli con una certa tristesse e qualche “livido sull’anima”, sensi di colpa e malinconie molto contemporanei.
Il Vampiro diventa quindi l’emblema di un malessere che può essere riscattato spostandosi al di là della comune, banale esistenza umana: questa figura ambigua, eternamente sospesa fra seduzione e sofferenza, potere e fragilità, eternità e oblio possiede qualcosa capace di renderla desiderabile, una fascinazione che penetra ogni età.
Twilight di Stephanie Meyer (2005) è l'inizio di una saga divenuta fenomeno di massa, basti pensare all’interesse famelico e quasi morboso nei confronti degli attori che hanno impersonato Edward, Bella &Co sul grande schermo.
Il Figlio della Notte è divenuto un James Dean formato dark, i cui lati di bad boy sono più emo(tional) che horror, e le zanne appuntite hanno lasciato il posto ai canini da latte.
Desiderabili e sostanzialmente integrati, questi young vampyr sono una minoranza tormentata ma politicamente corretta (poco sesso e niente sangue), che tuttavia si riserva possibilità ulteriori rispetto alle maggioranze. Il fascino – per un certo target – è proprio qui: i sequel New Moon, Eclipse e Breaking Dawn lo confermano. Il Vampiro si è dunque definitivamente evoluto nel Principe Azzurro delle Tenebre?
La risposta è fornita dal libro di John A. Lindqvist: Lasciami Entrare (2004).
Anche qui si parla di adolescenti e di integrazione, ma con un sapore del tutto diverso. Il vampiro ha perso ogni traccia di romanticismo soprannaturale per diventare un emarginato costretto a nutrirsi di coloro tra i quali vorrebbe integrarsi.
L’autore svedese ci racconta la storia di un bambino che desidera uccidere e di una bambina che se non uccide muore: dall’incontro di queste due solitudini nasce un romanzo così triste e crudele da stringere il cuore, ma anche una nuova dignità per la figura del vampiro, che in qualche modo ritorna ad abitare gli angoli bui e a fare paura.
9 commenti
Aggiungi un commentoSplendido articolo, davvero. L'analisi dei romanzi della Rice - secondo me la migliore autrice di genere - è perfetta. Non modificherei neppure una virgola! *__*
Bell'articolo, complimenti.
posso inserire l'articolo citando la fonte sul mio blog???
Ciao Andrew, per quanto riguarda me certo che sì (sono l'autrice). Non credo ci siano problemi, però magari prova a chiedere a Manex.
io sono fan della saga di anne ricee il mio preferito è "Armand il vampiro" ed è il più sofferente, nel contempo pieno di sensilità e amore (tra marius e armand), bellissimo. Per i fan di vampiri e generi goth e horror: leggetevi "armand il vampiro" è fantastico!!
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