Altre numerose leggende si riferiscono invece ai Mazzamurelli, folletti alti circa un palmo, così simili ai Leprechaun irlandesi, che sono protagonisti di storie straordinarie, ambientate su queste montagne.
In effetti, se quella che può essere considerata la "summa" della cultura fantastica medievale, cioè il "Guerin Meschino" di Andrea da Barberino, trova sui Monti Sibillini, e specificamente nella grotta della Sibilla, il suo principale luogo di ambientazione, ciò non è senza significato. In questi secoli, i Monti della Sibilla sono stati il luogo "magico" più celebre d'Italia, conosciuto molto al di là degli attuali confini nazionali.
Oltre al già citato Antoine de La Sale, furono molti i cavalieri provenienti da diversi luoghi d'Europa che giunsero a queste montagne in cerca del "Graal". E dei Sibillini come luoghi di leggende straordinarie, in questi anni, parlano, tra gli altri, Luigi Pulci (che più di una volta visitò i Monti incantati della Marca), Ludovico Ariosto, Enea Silvio Piccolomini.
Quest'ultimo, in una lettera in cui accenna a come sia a conoscenza di una grotta in cui vive una Fata, nei Monti Sibillini, afferma una cosa interessante, dicendo di non voler conoscere oltre sull'argomento, in quanto non interessato a quella conoscenza che implica un "peccato" per essere conosciuta… Un "peccato" derivante dall'ascolto di cose "proibite e fantastiche".
Per molti versi la cultura dei Monti della Sibilla, che risulta protagonista del sapere connesso alla phantasia tra Medioevo e Rinascimento, presenta tratti accostabili a quelli della cultura celtica irlandese che prese forma soprattutto nell'Occidente dell'Isola, dove, come nei Monti della Sibilla, vennero a incontrarsi, attorno alla montagna del Ben Bulben, culture pagane e Cristianesimo, dando vita a una vasta e formidabile schiera di leggende fiabesche popolari.
Nei Monti della Sibilla, egualmente, è venuto a formarsi un insieme di racconti fiabeschi dalle antichissime radici, che fu in grado di affascinare la cultura cavalleresca europea, intrattenendovi un ruolo di grande importanza.
In questo senso, sono convinto che una ricerca o una produzione sul fantastico, nel contesto del panorama letterario italiano contemporaneo, possa trovare nella cultura dei Monti della Sibilla un tesoro preziosissimo, teso a valorizzare quel patrimonio di cultura fiabesca popolare, di matrice medievale-rinascimentale, che costituisce una radice strutturale del genere fantastico.
Se un fantasy italiano, come oggi sembra possibile da vari ed eterogenei fermenti, può davvero svilupparsi in una letteratura che sia dignitosamente definibile tale, ciò non può che avvenire tramite una riscoperta valorizzante del patrimonio folklorico fiabesco di matrice medievale e rinascimentale, di cui l'Italia è ricchissima. Un esempio straordinario, significativamente poco noto, è appunto dato dalla cultura dei Monti della Sibilla.
Una cultura il cui fascino risulta, per chi si muove su ricerche e scritti dedicati al fantastico e alla cultura tra Medioevo e Rinascimento, una motivazione di irresistibile bellezza.
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