Per almeno un ventennio e forse più, dunque, si era fatto strada un parziale rifiuto degli aspetti più smaccatamente fantastici, e teneva banco un approccio apparentemente razionalista, che bollava come superato e infantile il sense of wonder della science fiction più classica.
L’ingresso nel nuovo millennio sembra aver portato a una crisi di questa razionalità, e a una fame arretrata di immaginazione libera da vincoli. Quella più più primordiale, che riporta l’uomo a rapportarsi con la magia, l’inspiegabile e le sue paure ataviche. Ecco tornare così i vampiri in più letture differenti, la tradizione del sortilegio e del cammino iniziatico. Come un’ondata di irrazionalità e felice ingenuità ritrovata. Un mondo dove di plausibile rimane ben poco, e l’inatteso ci spiazza, allontanandoci dalle logiche quotidiane e anche da molte responsabilità. Ma perché questo cambiamento di rotta?
L’elemento della plausibilità potrebbe aver sdoganata riflessioni scomode, come le cause del riscaldamento globale e gli effetti derivanti dalla progettazioni di armi sempre più sofisticate. L’evasione ha ceduto strada al ragionamento, e questo oggi, forse, a qualcuno inizia a pesare. Una parte di poesia si era persa per strada, soffocata dalla pretesa di realismo a tutti i costi. Oggi l’immaginario più profondo torna a emergere, e l’Es prevale sul Superego anche nella ricerca delle letture. Ma le posizioni di confine sono sempre discutibili, ed è legittimo domandarsi se l’onda lunga di questo rigurgito di fantasia sbrigliata non abbia ingoiato ogni senso critico, ogni quesito pertinente, soppiantandolo con un atto di fede molto più rassicurante e molto più passivo.
Bruno Bacelli (FM)
Mi ha sempre fatto sorridere il senso di superiorità con cui taluni appassionati di fantascienza (passione che peraltro condivido) hanno guardato al fantasy come a un genere "inferiore". Non ho la tentazione di cadere in un errore simile e non vedo nessun immaginario sorpasso intellettuale (quello nelle vendite è conclamato da tempo). Il fantasy però ha mostrato di avere mille sfaccettature e l'etichetta di un genere tradizionalista e rivolto al passato, con la nostalgia di situazioni chiare e nette in cui sia facile schierarsi o di cavalieri senza macchia e senza paura, spero sia finalmente scomparsa.Il fantasy più che mettersi al timone della modernità, o di prendersi un ruolo di vedetta, mi sembra riceverne un influsso che lo sta mutando radicalmente, trasformando i suoi paesaggi da bucolici a cittadini, rendendo più sfumate le nozioni di magico e di sacro, assumendo nei suoi personaggi le nostre stesse inquietudini esistenziali. Il fantasy è cambiato in una maniera che ci può far riflettere su come è cambiato il mondo. Per quanto riguarda una presa di coscienza sulle reali prospettive del futuro, la fantascienza ha espresso con il cyberpunk un genere che, al di là degli elementi scenici e di facciata che ormai sono entrati nel quotidiano, ha aperto una serie di interrogativi (e intuito una serie di difficili prospettive) con una lucidità tuttora insuperata. Detto questo non amo molto i mostri sacri del cyberpunk, con il loro linguaggio da iniziati e le loro arie, visto che prima ancora di questi signori un film come Blade Runner, oggi riconosciuto come un capolavoro, aveva già detto un bel po' di quello che c'era da dire. Senza nemmeno rinunciare ad essere un film piacevole da vedere.
Oggi potremmo aggiungere altre inquietudini ancora, le conseguenze degli spostamenti di grandi masse di popolazione e l'incubo del terrorismo, la subdola corrosione quotidiana dei diritti democratici, gli scontri di civiltà e l'integralismo religioso che risolleva la sua brutta e stupida testa, il riscaldamento globale che viene a sostituire l'eterna pioggia del film di Ridley Scott… ma la traccia dei cambiamenti indicata da quel filone mi sembra ancora aderente al reale.
Preferirei gli orchetti di Mordor.
Silvio Sosio (Fantascienza.com)
Curioso, c'è ancora gente che pensa che la fantasy stia soppiantando la fantascienza, senza accorgersi che la fantasy è già stata a sua volta soppiantata dall'urban fantasy.
Marco Guadalupi (FM)
Il modo di concepire una storia e il modo di superare i limiti di ciò che è fantasy e fantastico. L'ambientazione, i personaggi. Il fantasy classico sta affondando sotto i colpi dell'Urban. Gli eroi con gli spadoni, i re e le regine, i carrozzoni, le mappe e i viaggi all'antica sono superati. I personaggi rispecchiano parte della modernità, e questo li fa apparire più umani, più reali e più vicini al lettore. Io, per esempio, mi sentirei molto più vicino a un personaggio tipo Edward Cullen che a Frodo Baggins. Sarà un fattore d'età, sarà che i gusti cambiano col tempo, sarà che il tempo stesso sta cambiando.
12 commenti
Aggiungi un commentoIo sono il giudice supremo di ciò che è IT oppure OT.
Donne prostratevi tremanti e implorate la mia magnanimità.
Ok, io mi prostro e tu mi magnamigni?
Non sono così autoreferenziale da pensare che fosse diretto a me, è ovvio che vi riferivate alla conversazione in generale e a taluni commenti.
Ci mancherebbe che non si possano fare battute OT lamentandosi dell'OT, se la cosa diverte, ma ribadisco quando scritto sopra, secondo me la conversazione dell'altro 3d era tutt'altro che fuori tema.
Sei OT
Buon articolo, che mi ha spinto a fare alcune considerazioni, ma di carattere diverso.
C'è solo un aspetto della fantascienza su cui ho un dubbio concreto, vale a dire se il fascino narrativo di una storia, col tempo, si perda. La fantascienza si distingue perchè, in un modo o nell'altro, c'è sempre l'uomo che ha un rapporto con la tecnologia e scienza, ma questo rapporto col tempo muta: se in passato c'era entusiasmo nel progresso, oggi c'è pessimismo. Questo si riversa direttamente nella produzione, ma anche in un aspetto meno visibile: forse oggigiorno non riusciamo più a cogliere certi aspetti espressivi ed emotivi che invece si provavano al tempo in cui sono state scritte certe storie, e quello che provavano gli autori al loro tempo (che poi riflette la sensibilità del loro tempo). Abbiamo un modo diverso di percepire la tecnologia rispetto già a qualche decennio fa, e di conseguenza possiamo provare emozioni diverse di fronte a una storia di un certo tipo che tratta la tecnologia secondo un'ottica del passato: ci potrebbe suscitare emozioni diverse, o potremmo non provarne più alcune che invece si provavano in quel periodo.
In questo il "fantasy" è un po' diverso: si crea un mondo *su misura* in cui incastrare una trama; la fantascienza invece sfrutta, per esprimersi, un rapporto che appartiene alla nostra realtà. In questo senso perciò la fantascienza ha un relativo svantaggio di "invecchiare" rispetto al fantasy a livello tecnico, perché nel tempo rischia di perdere il connotato fantastico (o persino quello realistico) che invece l'autore in origine voleva tenere.
Ne ho parlato meglio in un lungo articolo nel mio blog, tra le tante cose:
http://www.teriografia.org/blog/condoglianze-signora-fantascienza.html
Solamente oggi, a distanza di giorni, sono riuscito a laggere questo articolo. Mi astengo dal commentare poichè, purtroppo,ancora non ho maturato una mia tesi sulla questione. Ma ci terrei a sottolineare una piccola perla che l'autore Emanuele Manco ci ha fornito:"il concetto è che alla fine sono le buone storie che vincono, di qualsiasi "genere" esse siano"
Credo che in una riga abbia detto molto più di un centinaio di commenti....complimenti
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