Fantasy e Fantascienza vengono ancora considerati generi quasi antagonisti, mentre sono rami dello stesso albero che crescono, si evolvono, cambiano. E si intrecciano. Non credo che il Fantasy rispetto alla Fantascienza possa offrire una maggiore predizione del futuro, ma ritengo sia in grado di dirci molto sul presente: le nostre tendenze/esigenze dominanti, le nostre paure e il modo di esorcizzarle. Forse la Fantascienza sta attraversando una fase di minore creatività in quanto l’uomo non è più molto interessato al proprio domani, e preferisce guardare a terra piuttosto che verso le stelle. O meglio, sotto sotto, l’attrattiva della Fantascienza era comunque associata, nel lettore medio, a un certo grado di improbabilità. Quando tante cose ipotizzate come scienza fantastica si sono avverate, il genere è stato percepito troppo realistico e troppo poco fantastico. Il suo potere predittivo è rimasto intatto, ma la sua attrattiva ha forse bisogno di esprimersi esplorando strade in cui la tecnologia sia associata ad altro, come già è avvenuto con il Cyberpunk. Al contrario, il Fantasy attuale – sia con prodotti di infima banalità sia con (pochi) traguardi di valore – possiede ancora la capacità di affascinare.
Però, la sempre maggiore affermazione dell’Urban Fantasy (evoluzione e diramazione della science fantasy) e la sua esasperazione ucronica steam, mostrano come questi due generi gemelli si stiano fondendo e siano tutto sommato complementari, offrendo un prodotto che esprime soprattutto disagio per un possibile “presente futuro” distopico, e non entusiasmo tecnologico o reinterpretazioni del passato in chiave mitico/eroica.
Chiara Codecà (FM)
Personalmente non concordo con l'assunto per cui "la Fantasy è più pertinente al nostro futuro immediato della fantascienza". La fantascienza migliore ha sempre parlato della natura umana più che di spazio profondo o tecnologia. Il fantasy – nella sua migliore accezione – ha fatto e fa sostanzialmente lo stesso, ma il suo crescente successo è forse da cercare in due aspetti che non sono affatto conquista recente, ma propri della natura del genere: l'evasione dalla realtà e il rapporto con la natura. In un'epoca in cui la tecnologia è dominante – anche se in positivo, se non altro per le conquiste mediche e scientifiche – ciò che sicuramente è cambiata in anni recenti è la nostra percezione della realtà, da cui il desiderio – necessità? – di rivolgersi a letture che ci portino in luoghi e spazi diversi.
Non tanto efficacia nell'indicare il nostro immediato futuro, quindi, quanto la scelta precisa di cercare sollievo e spazio in un presente diverso.
Martina Frammartino (FM)
Cosa significa che un genere è più adatto di un altro a parlare del futuro? Davvero un genere può parlare di un argomento meglio di un altro? In un’intervista George R.R. Martin riferendosi all’antologia Warriors dedicata alla guerra e all’etica dei guerrieri indipendentemente dal genere scelto dallo scrittore di turno, ha affermato che quello che conta è la storia, non l’etichetta. E in un mio articolo di qualche giorno fa ho cercato di mostrare come temi importanti quali Olocausto e discriminazioni razziali siano stati trattati da opere prettamente fantasy. Temi riferiti al passato in questo caso, ma nulla vieta a un autore di parlare anche del nostro futuro.
La narrativa, tutta la narrativa, è così. È l’autore che sceglie se intrattenere il lettore senza altri fini o se preferisce inserire nella sua opera un messaggio, indipendentemente dal genere che adopera.
Quanto al successo commerciale a mio giudizio è una moda, così come diventano di moda per un breve periodo certi classici quando ne viene tratto un film di successo. Il fantasy certamente è stato posto al centro dell’attenzione dalle versioni cinematografiche del Signore degli anelli e di Harry Potter, e visto che lo scopo degli editori, in fondo, è quello di guadagnare, molte case editrici si sono lanciate in ciò che al momento vendeva. Come il successo di Eragon ha provocato la moda degli scrittori giovani, e quello di Twlight la moda dei vampiri, meglio se buoni.
Opere di questo tipo ce n’erano anche prima, e ce ne saranno in futuro, ora sono semplicemente più visibili, portate alla ribalta dal successo dei vari Tolkien, Rowling, Paolini e Meyer. Se sia davvero una moda passeggera o un fenomeno destinatato a durare, però, solo il tempo potrà dirlo davvero.
12 commenti
Aggiungi un commentoIo sono il giudice supremo di ciò che è IT oppure OT.
Donne prostratevi tremanti e implorate la mia magnanimità.
Ok, io mi prostro e tu mi magnamigni?
Non sono così autoreferenziale da pensare che fosse diretto a me, è ovvio che vi riferivate alla conversazione in generale e a taluni commenti.
Ci mancherebbe che non si possano fare battute OT lamentandosi dell'OT, se la cosa diverte, ma ribadisco quando scritto sopra, secondo me la conversazione dell'altro 3d era tutt'altro che fuori tema.
Sei OT
Buon articolo, che mi ha spinto a fare alcune considerazioni, ma di carattere diverso.
C'è solo un aspetto della fantascienza su cui ho un dubbio concreto, vale a dire se il fascino narrativo di una storia, col tempo, si perda. La fantascienza si distingue perchè, in un modo o nell'altro, c'è sempre l'uomo che ha un rapporto con la tecnologia e scienza, ma questo rapporto col tempo muta: se in passato c'era entusiasmo nel progresso, oggi c'è pessimismo. Questo si riversa direttamente nella produzione, ma anche in un aspetto meno visibile: forse oggigiorno non riusciamo più a cogliere certi aspetti espressivi ed emotivi che invece si provavano al tempo in cui sono state scritte certe storie, e quello che provavano gli autori al loro tempo (che poi riflette la sensibilità del loro tempo). Abbiamo un modo diverso di percepire la tecnologia rispetto già a qualche decennio fa, e di conseguenza possiamo provare emozioni diverse di fronte a una storia di un certo tipo che tratta la tecnologia secondo un'ottica del passato: ci potrebbe suscitare emozioni diverse, o potremmo non provarne più alcune che invece si provavano in quel periodo.
In questo il "fantasy" è un po' diverso: si crea un mondo *su misura* in cui incastrare una trama; la fantascienza invece sfrutta, per esprimersi, un rapporto che appartiene alla nostra realtà. In questo senso perciò la fantascienza ha un relativo svantaggio di "invecchiare" rispetto al fantasy a livello tecnico, perché nel tempo rischia di perdere il connotato fantastico (o persino quello realistico) che invece l'autore in origine voleva tenere.
Ne ho parlato meglio in un lungo articolo nel mio blog, tra le tante cose:
http://www.teriografia.org/blog/condoglianze-signora-fantascienza.html
Solamente oggi, a distanza di giorni, sono riuscito a laggere questo articolo. Mi astengo dal commentare poichè, purtroppo,ancora non ho maturato una mia tesi sulla questione. Ma ci terrei a sottolineare una piccola perla che l'autore Emanuele Manco ci ha fornito:"il concetto è che alla fine sono le buone storie che vincono, di qualsiasi "genere" esse siano"
Credo che in una riga abbia detto molto più di un centinaio di commenti....complimenti
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