Sentenza scontata, quella del giudice californiano Otis D. Wright II: Stephanie Meyer non ha copiato Jordan Scott.
Quest'ultima è la giovane e sconosciuta autrice che aveva pubblicamente accusata la ben più nota 'collega' (http://www.fantasymagazine.it/notizie/10792/stephenie-meyer-accusata-di-plagio-quando-la-real/) di aver intessuto, nel quarto romanzo della saga di Twilight, alcune scene tratte dal suo The Nocturne, primo volume di una trilogia fantasy in itinere.
Ma, dicevamo, la sentenza era scontata. E non solo per gli addetti ai lavori quanto per chiunque fosse in grado di leggere e intendere la lingua Inglese.
Come avevamo già osservato all'epoca della citazione (http://www.fantasymagazine.it/notizie/10830/ancora-sul-presunto-plagio-di-breaking-dawn), i passi che la Scott ha indicato come fondanti la propria accusa, non avevano infatti alcunché atto a far neppure minimamente sospettare un plagio. E il giudice ha osservato appunto che i due lavori non hanno similarità sostanziali dal punto di vista legale. Si tratta solo di scene che hanno lo stesso tema sotteso ma che, dal punto di vista formale, non sono neppure lontane parenti.
Breaking Dawn è stato qualificato come un lavoro che possiede, attraverso l'intera storia "un tono molto moderno e fresco che attrae un pubblcio giovane", mentre The Nocturne sarebbe "un'amalgama linguistica dai toni prevalentemente più arcaici che moderni, probabilmente senza riscontri sia nella letteratura classica che in quella moderna".
Questa osservazione, unita alla presentazione che si legge sul sito della Scott - e che fa presagire la solita zuppona psuedomedioevale con lo stregone-che-non-sa-di-esserlo - risulta abbastanza inquietante, perché alla banalità della trama aggiunge l'idea che la sua autrice non sia stata in grado di scegliere e padroneggiare un registro fino in fondo, altalenando paurosamente fra l'uno e l'altro. A meno che si abbia davanti un genio che è stato invece in grado di reinventare la lingua in un modulo straordinariamente innovativo, mai riscontrato, appunto, sino ad ora. Lasciamo ai lettori di FM la ripartizione delle probabilità a favore dell'una o dell'altra ipotesi.
In attesa di leggere la sentenza per esteso, resta da chiedersi cosa abbia guadagnato l'accusatrice: sicuramente visibilità momentanea e un traffico più massiccio verso il proprio sito. Due traguardi comunque effimeri che, dopo questa sentenza, scompariranno presto.
E può anche darsi che tutto il polverone le procuri un contratto con un vero editore (The Nocturne è attualmente autopubblicato), ma la risposta del pubblico, in termini di vendite, è tutta da vedere. Specialmente quando ci si porta addosso la 'macchia' indelebile della sconosciuta che ha voluto tentare un colpo disonesto a spese di una scrittrice molto amata.
E che è stata persino bacchettata dal giudice "per aver rappresentato le similarità in maniera fuorviante".
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