In The Eagles’ Brood, narrato con gli occhi di Merlino, erano rimasti molti punti oscuri legati in particolare alle vicende di Cassandra e Uther. Visto che Merlino non arriva mai a scoprire la verità su alcuni avvenimenti, anche il lettore era rimasto all’oscuro di quanto era accaduto. I fatti non avevano in alcun modo influenzato le decisioni di Merlino, ma i lettori volevano conoscere la verità. E così, a nove anni di distanza dal romanzo che aveva posto questi enigmi, Whyte ha deciso di rivelarla.
Con Uther il conto sale a sei romanzi in sette volumi, anche se Uther non fa esattamente parte delle Cronache di Camelot ma è più una storia autoconclusiva ambientata negli stessi luoghi e nello stesso periodo delle altre.
E se ciò che il padre di Artù aveva o non aveva fatto non era importante ai fini della storia narrata da Merlino, ma era comunque interessante per chi aveva amato i personaggi e si era appassionato alle loro vicende, ugualmente interessanti erano i fatti successivi all’incoronazione del giovane.
Con il procedere dei libri il numero dei personaggi coinvolti a vario titolo nella storia non aveva fatto che aumentare, e i personaggi stessi erano diventati molto più articolati, tanto che i lettori continuavano a dirgli che per loro non era sufficiente aver visto come avesse fatto la spada a entrare e poi a uscire dalla roccia. Volevano vedere la conclusione della storia attraverso gli occhi dei suoi personaggi. Col passare del tempo, e il susseguirsi delle richieste, Whyte è progressivamente passato da uno stato di rassegnazione a uno di eccitazione, che lo ha spinto a firmare un contratto per una nuova miniserie che iniziasse là dove era finita la serie precedente.
La storia di A Dream of Eagles era quella di un uomo anziano, Merlino, che raccontava la propria vita e che finiva per parlare anche del ragazzo che si era trovato ad allevare. La sua figura, però, importantissima prima della nascita di Artù e durante la giovinezza del ragazzo, scompare dopo poco tempo dal regno del grande sovrano. Whyte, perciò, si è trovato nella stessa situazione che aveva dovuto affrontare Mary Stewart tanti anni prima.
Anche lei aveva scelto come protagonista della propria saga (La grotta di cristallo, Le grotte nelle montagne, L’ultimo incantesimo, pubblicati fra il 1970 e il 1979) la figura del mago, di cui aveva raccontato praticamente l’intera vita. Quando, nel 1983, aveva pubblicato Il giorno fatale, dedicato a Mordred e alla fine del regno di Artù, era stata costretta a scegliere un diverso punto di vista, optando infine per una narrazione in terza persona.
Whyte ha preferito costruire le sue storie continuando a mostrare gli avvenimenti così come poteva viverli e conoscerli un unico personaggio, ma ha dovuto spostare altrove l’attenzione. La sua scelta è stata quella di privilegiare il punto di vista e le gesta di Lancillotto.
La nuova miniserie, intitolata Golden Eagle, è composta da due soli volumi, Clothar the Frank e The Eagle, pubblicati fra il 2004 e il 2005. Ma gli esperti di marketing hanno colpito anche qui.
Nei romanzi di Whyte Clothar è il vero nome di Lancillotto, ma secondo l’editore americano il primo titolo era un po’ troppo oscuro, fatto che avrebbe potuto avere un effetto negativo sulle vendite. Così Clothar the Frank è diventato The Lance Thrower, spingendo col tempo molti lettori canadesi di Clothar ad acquistare Lance, e i lettori americani di Lance ad acquistare Clothar, tutti convinti che fossero due romanzi diversi.
In un primo tempo la confusione era tale da aver colpito persino Amazon.com, che aveva offerto ai propri clienti la possibilità di acquistare i due libri in un’unica soluzione.
Visti questi episodi, non c’è da stupirsi che ora Whyte sia estremamente diffidente nei confronti di tutti gli esperti di marketing.
Fin qui le diverse versioni d’oltreoceano, che dimostrano come non solo in Italia gli editori a volte complichino la lettura delle saghe che pubblicano. Ma, tanto per non lasciare l’esclusiva agli Stati Uniti, anche Piemme ha contribuito a confondere le acque.
La serie è stata tradotta come Le cronache di Camelot, privilegiando il titolo scelto da un editore rispetto a quello preferito dall’autore.
I titoli dei primi romanzi comunque sono traduzioni dei titoli originali. Così ecco che fra il 1998 e il 1999 sono arrivati La pietra del cielo, La spada che canta e La stirpe dell’aquila. Con il quarto, però, anche da noi si è sentita l’esigenza di presentare titoli dall’impatto emotivo più forte, e così ecco che The Saxon Shore è diventato Il sogno di Merlino, mentre i due tomi di The Sorcerer, romanzo già spezzato a metà nell’edizione originale, sono stati tradotti come Il forte sul fiume e Il segno di Excalubur.
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