La forza della parola

Parlare per non dimenticare, per non ripetere gli stessi errori e orrori. Con il trascorrere del tempo anche chi non c’era e non avrebbe potuto esserci è diventato a sua volta testimone con opere appartenenti ai generi più diversi pur di raggiungere i suoi lettori.

I romanzi che in qualche modo hanno cercato di illuminare la vita di queste persone sommerse dalla storia sono innumerevoli, a partire da quel Destinatario sconosciuto scritto da Katherine Kressmann Taylor già nel 1938 e capace di gettare ombre inquietanti sui contrasti ideologici e sul destino di milioni di persone, fino a storie più moderne che all'inizio sembrano parlare d’altro salvo poi precipitare negli aspetti più cupi dell’animo umano come La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig.

Uomini mai esistiti realmente quelli di queste storie, simbolo di tutti coloro che sono esistiti senza che nessuno potesse raccontare la loro storia, perché la parola possa impedirci di dimenticare.

"Gli uomini e le donne svaniscono ad Auschwitz inceneriti sommersi nelle fosse comuni lasciati a consumarsi distesi sulla terra bagnata dalla pioggia e dal sangue, ma se gli uomini e le donne svaniscono tornano le parole nascoste sottoterra e come nel caso del Sonderkommando, i diari dei detenuti comandati all’incenerimento dei cadaveri, che furono affidati alle profondità del fango e riemersero subito dopo la liberazione del campo o addirittura dopo quarant’anni dalla fine della guerra, o sono ancora nascosti nelle profondità della terra in attesa d’esser svelati; così è convinzione dello scrittore che la parola scritta non possa venir cancellata e ogni forma di pensiero scritto produca una scossa nella convinzione della mortalità dell’essere umano.” (5).

Così scriveva nel 2005 Filippo Tuena ne Le variazioni Reinach, romanzo incentrato sulla figura di Léon Reinach, ricco e colto ebreo parigino morto – come tutta la sua famiglia – ad Auschwitz.

La parola scritta non po’ essere cancellata, e per raggiungere meglio i suoi lettori può assumere molte forme, come quella di Il bambino con il pigiama a righe, famosissimo libro per ragazzi di John Boyne, o Maus, il drammatico fumetto di Art Spiegelman nel quale gli ebrei sono raffigurati come topi e i nazisti vengono trasformati in gatti.

Narrare lo spirito al di là dei fatti reali

Maus è proprio l’esempio di come ciascuna forma d’arte può contribuire alla conoscenza e alla riflessione adoperando gli strumenti che le sono propri. E anche il mondo del fantastico non sfugge a questi temi.

Il romanzo forse più noto nella vastissima bibliografia di opere che hanno immaginato la vittoria dell’Asse nella Seconda guerra mondiale è La svastica sul sole di Philip K. Dick (6).

Con gli Stati Uniti divisi in due grosse aree dominate da Germania e Giappone, più una terza che funge da cuscinetto fra le due ma che non riesce a sottrarsi all’influenza delle ideologie degli stati vincitori del conflitto, i pochi ebrei sopravvissuti per vivere sono costretti a nascondere la loro identità.

Il mondo di Frank Frink e dei personaggi che si muovono intorno a lui ha sul lettore un effetto straniante ma la vicenda, per quanto oppressa dalla cupa consapevolezza dello sterminio di un popolo, non è priva di una certa speranza nel futuro o quanto meno in un mondo diverso. Uno degli elementi fondamentali della trama, infatti, è un libro proibito che parla della sconfitta di Hitler. Alcuni indizi fanno capire che quello descritto non è il nostro mondo, ma nella finzione narrativa questo libro nel libro porta un barlume di speranza.

Speranza invece assente in altre opere. Nel 1978 Len Deighton proponeva ne La grande spia una Londra spettrale, oppressa dalla Gestapo e nella quale Scotland Yard era guidata da un generale delle SS. In questo contesto una normale indagine per omicidio finiva per sfociare in rivelazioni sconvolgenti.

Parecchi anni più tardi anche Robert Harris avrebbe presentato gli stessi temi in Fatherland, spingendo il suo protagonista, il detective Xavier March, a scoprire un orrore sul quale lui per primo in precedenza non si era mai posto troppe domande.

In anni più recenti il tema è stato trattato da opere diversissime quali Il complotto contro l’America di Philip Roth, in cui una famiglia di ebrei americani assiste con preoccupazione all’elezione di un presidente filonazista e al successivo instaurarsi di un clima di tensione, o In presenza del nemico di Harry Turtledove, ambientato molto dopo la fine della guerra in un mondo in cui gli ebrei per sopravvivere devono celare la loro identità.

Che si tratti di thriller o di storie ambientate in un’aberrante realtà quotidiana, la storia alternativa rientra in genere nell’ambito della fantascienza. Ma anche la fantasy, seppure con opere meno famose o in modi più velati, ha trattato questi stessi temi.