Martedi' 2 settembre 2003, dalle 15 alle 17, collegandosi ai siti rcs Libri/chat oppure Tolkien.it, si potrà assistere a un dibattito su J. R. R. Tolkien con grandi esperti. Paolo Paron, presidente della Società Tolkieniana, e il critico Quirino Principe risponderanno in diretta video alle domande che navigatori e lettori porranno sul creatore della Terra di Mezzo.
In occasione dei trent'anni trascorsi dalla scomparsa di Tolkien, avvenuta il 2 settembre 1973 a Bornemouth, in Inghilterra (lo scrittore aveva ottantuno anni), Bompiani lancerà a ottobre due nuove edizioni de Il Signore degli Anelli e del romanzo L'Hobbit. I volumi saranno arricchiti dagli splendidi acquerelli di Alan Lee, alla base della realizzazione della trilogia cinematografica di Peter Jackson.
Frattanto fervono i preparativi per la X Hobbiton, organizzata dalla Società Tolkieniana a San Daniele del Friuli. Il programma aggiornato si trova su
Tolkien.it/specialehobbiton, dove è anche stata inclusa una lista dei Bed & Breakfast per chi vuole prenotare in autonomia.
11 commenti
Aggiungi un commentoAnche io ho a che fare con la torre nera da molto tempo, qualcosa come più di una decina d'anni. Ho atteso febbrilmente per leggerne la fine, mi sono rintracciato tutti i rimandi alla torre nelle altre opere. Letto finalmente l'ultimo volume, sono decisamente soddisfatto. L'unica critica che mi sento di muovere è la rapidità con cui un paio di scontri vengono sbrigati. In ogni modo la coasa non mi ha dato troppo fastidio, in quanto quello che ha fatto king è stato fondere in un tutt'uno il mondo reale e la fantasia, e nel momdo reale ogni scontro non è per forza di cose una battaglia epica...magari si risolve in maniera molto più rapida di quel che ci si aspetta. La presenza di king mi avrebbe dato fastidio se questo fosse stato un romanzo normale. Ma non lo è. Secondo me la torre nera nel complesso ma soprattutto gli ultimi volumi sono dei testi sullo scrivere. Un qualcosa di simile al concetto di metateatro. Magari mi sbalgio, ma io l'ho vissuta così.
Il finale, come leggevo da qualche parte, è l'unico finale possibile. Tutta la parte relativa alla torre mi ha letteralmente conquistato. Uno dei pochi libri che mi ha commosso. La traduzione di dobner non mi ha sconvolto, sono abituato alla ciocci, che è peggio. In ogni modo nella recensione c'è sta frase : "....Troppi refusi, spesso lampanti, e una traduzione non degna del miglior Tullio Dobner (di sicuro messo troppo sotto pressione) rendono il prodotto decisamente inferiore all'edizione originale. Questa volta, com'è ovvio, l'autore non c'entra niente e la considerazione non influisce sul giudizio". Chiedo, perchè non influisce sul giudizio? in altri casi ha influito nelle recensioni. Forse perchè i casi cui alludo sono effettivamente drammatici mentre il lavoro di dobner ha solo delle sbavature? anche se così fosse, mi pare che concettualmente non ci sia allineamento di pareri tra recensori, in quanto più e più volte si è detto che la traduzione, per me che compro il libro e me lo leggo, è foondamentale nel giudizio del lavoro finito.
Quello che volevo dire è: "non influisce nel giudizio che do al lavoro di King". Non è certo responsabilità sua il prodotto italiano. Il giudizio che invece do all'edizione, nello specifico più alla casa editrice che al traduttore, influisce eccome. Evidentemente la Sperling ha voluto far uscire il libro in tempi brevi, per motivi commerciali (soprattutto perché il volume precedente era terminato con un "non finale" e non si poteva rischiare che il lettore dimenticasse) e la traduzione è stata frettolosa a causa dei tempi e della lunghezza del romanzo. E questo, considerato il prezzo pieno del libro, in effetti è indegno
commento con un mio scritto sulla saga....
il sogno di Roland
Nel silenzio
trama lo scandalo
e i carnefici, demistificati,
si fan vittime
di se stessi.
È logorante
questo spazio
che sembra un antro
ma che è un tunnel
lungo
illuminato a tratti
da luci stolte,
ingannevoli ombre,
contorni sfumati
e chiama,
sempre,
pronuncia il mio nome
come fosse un monito
poi mi inganna
tra le sue delittuose oasi
la cui acqua è velenosa
il cui antidoto è berla di nuovo,
per il cavallo e l'ultimo cavaliere
acqua dal sapore sciupato
seducente
esotico
nuovo e antico,
e poi ancora Roland
soffoca
ai bivi
e ai ritorni,
il deserto e il grande freddo si nutrono
di lui
e lui dimagrisce
perde i pezzi
restano le nozioni
che ormai sono vecchie
e inadeguate,
padrone di un mondo
che solo lui ricorda.
Ed ecco che riemerge
tra le acque che sbranano
deve respirare,
il mantra del pistolero
è la preghiera
ad un dio lontano
e insufficiente
il cuore dell'uomo
vive ancora
perché ha dimenticato
d'essere uomo
ma il tunnel non sta mai zitto
chiama ancora
e là,
dove la trama
è meno fitta
penetra come un dardo
l'ultimo cavaliere si è perso
nei corridoi pieni di porte
- chi sono, dove sono-
non c'erano bussole
né mappe
per orientarsi
in questa contrada
sconosciuta
lontana da Gilead,
lontana da casa,
ma non fa differenza
perché Roland
una casa ce l'aveva
ma l'ha perduta.
E allora
ancora
tra le braccia di abominazioni,
aramostre e vermi
uomini topo e ragni,
conosco le strade che battono
gli alberi rovesciati sui viali
dalle lunghe radici che
si inerpicano
come tante girandole,
arrotolandosi verso il cielo viola
dove lunghe linee
di sangue
sporcano l'aria
leggere come nuvole
di primavera
cupe come il nulla
dentro cui l'universo
mangia se stesso
in bocconi garbati
con un lungo fazzoletto
bianco
al collo
su cui pulirsi la bocca
e palazzi futuristici
stuzzicadenti
strappati da New York
e da tutte le magioni
del mondo
grandi costruzioni
che non sfiorano nemmeno
le fondamenta
del cielo.
Ma la voce del tunnel
scaccia anche gli abomini
che fanno come le formiche d'estate
sanno che il cuore
dell'ultimo cavaliere
è forte
perché è debole,
che è solo
che non appartiene a nessuno,
lo guardano
correre
come un cane
a cui il guinzaglio
è stato staccato,
per un po',
prima di tornare
alla gabbia
alle scatolette
al cortile.
Galoppa Roland
per terre desolate
fugge lungo il vettore
segue le tracce
delle città distrutte
raccoglie la polvere
dei disastri nucleari
guarda gli impiccati ballare
lotta
contro macchine pensanti
come Achille sfida il fiume
e lo fa sanguinare
sfida il creatore
e lo abbandona a se stesso
ha ucciso
tanti innocenti
ha lasciato morire
un bambino,
quando a Jherico Hill
Gilead cadde coi suoi eroi
non raccolse il corno
e ancora
il tunnel
chiama
di nuovo
tra le rocce rotte
da miniera
l'aria è un fardello
il cavaliere si addormenta
e sogna la torre
e ha paura
la meta finale
è una leggenda
del vecchio mondo
dove un bambino
accus il cuoco
e lo vide impiccato
fiducia
al futuro pistolero
troppo lento
gli avevano detto
senza umorismo,
scambi una cintura per un serpente
sua madre per la vecchia strega
vide bruciare
chi lo attendeva,
perse tre dita,
stermin un paese,
e ormai vecchio
consumato dall'agra secca
danz il suo ultimo ballo
non ricordava
di aver vissuto
il pistolero
e il tunnel lo chiama ancora
e ancora
e ancora
e la canzone della rosa
lo salv una prima volta
essa illumin le frange
del niente
la sfera nera abbattè un'altra torre
salv il suo mondo
ne distrusse un altro.
La notte di Roland
parve durare dieci anni
raccolse la mandibola
del suo nemico
la raccolse dal fuoco
perché
non si polverizzasse
la luce
del cielo artificiale
è tornata
a gettare
le sue ombre
sul medio-mondo
l'antieroe soltanto
pu salvarci
ci che in quel mondo
ci fu di buono
cadde con Gilead
così pensa il cavaliere
e fa di se stesso
l'unico sopravvissuto
e sta lottando ancora
ha forse dimenticato
che il suo tempo
è finito.
Cristina Laghi 2005
Premetto che non apprezzo per nulla Stephen King, e che il suo stile narrativo mi annoia a morte.
Ho letto i primi due libri di questa serie e non mi sono sembrati gran cosa: l'unica cosa a mantenere un senso narrativo è la pseudopresenza di questa "torre", ma le situazioni, la trama e i personaggi mi sembrano collage di immagini ricucite insieme alla bell'e meglio.
Mi vengono in mente i racconti di Kull di Valusia, ma dove Howard riesce sempre a stupire il lettore con la sua straordinaria capacità descrittiva, King appiattisce tutto in uno sitle sciatto e noioso fino alla noia.
ho altri tre volumi in biblioteca da anni (acquistati ad una svendita) ma non riesco proprio a proseguire.
A mio giudizio Stephen King è uno degli scrittori più sopravvalutati di sempre.
Ave,
Mah, secondo me King ha scritto porcherie e cose eccezionali, e ha il dono di descrivere la realtà del suo paese con grande maestria.
Divus Imperator Dixit.
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