La guerra atomica ha ridotto il mondo a un relitto e Mosca è stata distrutta: la città è divenuta uno spazio letale dove il termine sopravvivenza è quanto mai aleatorio.
I pochi sopravvissuti sono quelli che hanno avuto la possibilità di rifugiarsi nelle gallerie della metropolitana, lontano dall’aria radioattiva e dalle creature mutanti, ora padrone incontrastate di case e strade in superficie.
Artyom ha circa vent’anni, possiede vaghi ricordi della vita “fuori” - finita di colpo quando era piccolo - ed è praticamente sempre vissuto nella stazione VDNKh (Centro Fiere), una delle tante enclave sotterranee che nel 2033 sono sorte lungo le linee della Metro.
Il suo è un mondo molto ristretto: case-tenda ricavate nella piattaforma della stazione, brevi tratti di galleria da controllare per prevenire attacchi di vario tipo (gruppi armati di altre stazioni, torme di ratti giganti, mutanti dai pericolosi poteri), commercio di cibo e di filtri per l’acqua.
Quando la sua piccola città-stato viene minacciata da un misterioso pericolo incombente, al giovane viene affidata la missione di cercare aiuto nella leggendaria Polis per salvare la propria comunità e avvisare le altre. Lo aspetta quindi un lungo e rischioso viaggio nel dedalo di gallerie fatiscenti, fra gruppi rivali spesso ostili riuniti sotto vecchi e nuovi credo politici, religiosi, commerciali o di mera sopravvivenza, fino a emergere fra le macerie della città distrutta, le sue reliquie del passato e i suoi “nuovi” abitanti.
Alcune delle “neo-creature”:
I Tetri: Umanoidi dalla pelle nera che abitano il Giardino Botanico di Mosca e sono responsabili di incursioni sotterranee.
I Bibliotecari: mutanti sanguinari dall’aspetto scimmiesco con dimora nell'ex Biblioteca Lenin;
Gli Stranieri: misteriose creature ma viste da nessuno che lasciano una scia come le lumache;
Gli Uccelletti: grossi rapaci dall'aspetto di pterodattili con il nido nell’ingresso esterno della VDNKh
La Creatura del Cremlino: un'enorme colonia di batteri dalle facoltà psioniche sviluppatasi da una bomba biologica sganciata sul Cremlino.
I Maghi: umani con capacità “modificate”, in grado di prevedere gli avvenimenti.
Apparentemente un romanzo di fantascienza, Metro 2033 di Dmitri Glukhovsky è in realtà una distopia che analizza criticamente l’attuale società russa, con le sue divisioni e contraddizioni.
La Metro diventa il campo di battaglia fra le varie fazioni di sopravvissuti e gli incubi di un post-olocausto nucleare, segno evidente di come certi spettri della guerra fredda e dei nuovi equilibri mondiali siano tutt’altro che sepolti.
In un’intervista, l’autore indica la fonte della sua ispirazione, iniziata con le ore passate da bambino nella metro per andare a scuola, proseguita con la scoperta che la Sotterranea di Mosca è un po’ più di quanto sembra (allacciata a circa duecento bunker militari, attrezzata per essere il più grande rifugio atomico del mondo, collegata con una linea segreta dell’esercito, la Metro 2) e connessa a odierne vicende politiche non solo sovietiche.
Tutto questo costituisce un input notevole per un romanzo dotato sicuramente di pregi: un’adeguata atmosfera claustrofobica, la descrizione dettagliata di una futuristica sopravvivenza sotterranea (le gallerie sono le nuove trincee in cui si combatte e si muore per pochi metri) e lo sforzo di delineare le personalità dei protagonisti.
Nonchè la capacità di individuare il senso di nostalgia verso un mondo che non tornerà mai più, l’annichilimento provocato dalla disperazione che ne consegue, la fame, le malattie e la solitudine, la consapevolezza che la vera minaccia non è tanto l’alieno mutante quanto la violenza insita nell’uomo.
Tutti spunti che avrebbero potuto rendere eccezionale questo romanzo, ma… c’è un ma. Metro 2033 rappresenta un esperimento interessante di scrittura collettiva: prima di diventare un libro stampato, è stato pubblicato on line sul portale dell'autore, e i lettori hanno potuto collaborare con pezzi propri.
Questo ha sicuramente costituito un’ampia cassa di risonanza, favorendo la diffusione del libro nel web e attirando l’attenzione delle case editrici, ma ha influito non poco sul livello complessivo della storia.
L’impressione è che i vari tasselli narrativi non siano affatto omogenei fra loro, mostrando spesso soluzioni brusche e poco motivate, contraddizioni psicologiche, ripetizioni di situazioni, parti troppo sviluppate e altre troppo poco.
In particolare, disturbano le evidenti differenze di capacità narrativa delle varie mani che hanno contribuito alla stesura e soprattutto i diversi intenti delle teste che hanno guidato quelle mani.
In sostanza, un libro che si legge a tratti con interesse, a tratti con fatica e comunque con un po’ di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere se l’autore avesse impresso la sua impronta più a fondo: i vari trailer del videogioco uscito in contemporanea al libro hanno un fascino tutto sommato maggiore.
5 commenti
Aggiungi un commentoUn'idea sfruttata maluccio direi, è un peccato!
Ma resta il fatto che i russi dimostrano ancora una volta di saperne più di noi in merito allo sfruttamento di un immaginario che li contraddistingue.
Bello il libro e bello il gioco...... io ci farei anche un bel film!!!
L'ultimo autore russo che mi son trovato sotto mano è il grande Luk'Janenko. E le distopie mi piacciono sempre - una possibilità glie la darò comunque, credo!
Ho comprato ieri il malloppone all'ESSELUNGA... fa proprio impressione.
A breve lo comincierò a leggere, sono molto speranzoso.
Il libro è davvero groooosso. :
Reggerà un'abientazione tanto claustrofobica per tante pagine?
Intanto l'FPS tratto dal libro è niente male
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