Una domanda classica per conoscerti meglio: puoi dirci “chi è” Mark Menozzi. Dove è nato, studi fatti, dove vive, cosa fa oltre che scrivere?
Mark Menozzi è la persona più normale che potrete trovare. Sono nato ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria, anche se vivo in un paese di nome Melazzo, immerso nella bellezza delle nostre colline. Amo vivere in campagna, e non baratterei questa tranquillità con nulla al mondo.
Lo studio è un tasto dolente. Da ragazzo proprio non mi andava, non riuscivo a convincermi a studiare ed apprendere cose che non mi interessavano. Iniziai gli studi classici, al Ginnasio, ma li ho interrotti, ripiegando poi su un diploma di specializzazione tecnico, in idraulica. Preferivo il lavoro allo studio.
Oltre che scrivere faccio qualche lavoretto come idraulico, ma ormai solo per me ed amici.
Quando hai iniziato a leggere e cosa. Il genere Fantasy l’hai scoperto subito o molto più tardi?
Fin da piccolo ho adorato leggere, qualsiasi cosa. Il Fantasy è, naturalmente, il mio genere preferito, ma non ho alcuna preclusione. Inizialmente leggevo soprattutto gialli, horror e romanzi d’avventura. Se non ricordo male il primo vero e proprio libro che lessi fu “L’isola del tesoro”, un classico.
Il Fantasy classico lo conobbi più tardi, quando frequentavo la IV Ginnasio. Fu un mio carissimo amico, Andrea, a prestarmi “Il Signore degli Anelli”, e da lì fu amore a prima vista con quel genere.
E quali sono i tuoi autori preferiti?
Ovviamente Tolkien, che è un po’ il mio riferimento. Nel Fantasy adoro anche David Gemmel e Martin. Ho poi una vera passione per i racconti di Lovecraft.
Fuori dal Fantasy i miei due autori prediletti sono Marquez e Cussler.
Quali sono i tuoi hobby, il passatempo preferito, insomma come passi il tuo tempo libero?
Premetto che sono una persona piuttosto pigra ed amo stare in casa piuttosto che uscire. Mi piace molto guardare la televisione, sport e calcio in particolare.
Se esco preferisco stare in compagnia degli amici.
Ma il mio hobby prediletto è senza dubbio il Gioco di Ruolo. Valdar e i miei romanzi nascono infatti dalle partite ai gdr che io e miei amici portiamo avanti ormai da quasi venti anni.
Come e quando hai sentito la necessità di scrivere, che avevi qualcosa da raccontare?
Se ho scritto lo devo unicamente ad un mio amico, Pierdomenico Baccalario. Lui è uno scrittore affermato, che conosco da quand’eravamo ragazzi, fu uno di coloro che giocavano con me ai Giochi di Ruolo fin dal principio. A distanza di anni si ricordò del mondo fantasy che avevo creato e mi propose di scrivere dei romanzi che ne parlassero. Ad essere sincero inizialmente ero titubante, non mi sentivo in grado di scrivere, ma lui ha insistito, mi è stato vicino, ed ora a lui devo i ringraziamenti maggiori.
Il tuo romanzo è di oltre 500 pagine, quando lo hai iniziato e quanto tempo ci hai messo a terminarlo?
Quando mi fu proposto di scrivere il romanzo avrebbe dovuto essere di circa 280 pagine. Come avrete capito la cosa mi è un po’ sfuggita di mano…. Comunque per scriverlo ho impiegato circa cinque mesi, da ottobre del 2008 al febbraio successivo.
C’è stato un romanzo, uno scrittore, un film, un gioco di ruolo che ti ha dato l’idea o l’ispirazione?
Il romanzo del “Re Nero” nasce da Valdar, che a sua volta deriva da lunghi anni di sviluppo e studio. Sinceramente le ispirazioni sono molteplici. Adoro i miti e la mitologia, di ogni tipo, e quindi questo costituisce una ispirazione notevole. Ma l’idea di sviluppare Valdar, e di riflesso il mio romanzo, è senza dubbio Tolkien. Leggendo il “Silmarillion” rimasi letteralmente folgorato, e decisi di sviluppare un mondo, dotandolo di miti ed eroi che attraversassero intere ere. Da lì nacque l’embrione di Valdar, poi sviluppato nel gioco di ruolo.
Hai avuto difficoltà a trovare un editore? Quali consigli ti senti di dare ad altri scrittori alle prime armi?
Per questo devo ringraziare Pierdomenico. E’ stato lui ad aiutarmi ad inserirmi in questo mondo, ed a trovare la Fazi, che ha deciso di scommettere su di me.
L’unico consiglio che mi permetto di dare è quello di non darsi mai per vinti. Se un’idea è valida prima o poi si farà strada.
Volendo dare una “etichetta” al tuo romanzo, come lo definiresti?
Un Fantasy puro, vecchia maniera, che può essere letto però anche da chi questo genere non lo mastica abitualmente.
A quale personaggio del tuo romanzo pensi di assomigliare?
Questa è una cosa a cui non ho mai pensato! Probabilmente quello a cui sento di assomigliare di più è Sirasa. Io avrei affrontato la situazione come ha fatto lui, brontolando in continuazione.
Nel romanzo c’è l’indubbio scontro tra il bene e il male. Kestel incarna il buono del mondo, mentre Amon è la controparte. Però le azioni di Amon e di chi lo tiene in custodia, cioè lo shaziro Sanguescuro, a mio giudizio hanno avuto poca influenza nella vicenda. Che ne dici?
Nel fantasy bene e male sono spesso delle entità ben concrete, ma su Valdar la forza centrale è il Fato, e sono gli opposti destini ad opporsi uno all’altro. Anche se non bisogna credere che su Valdar il fato e il destino siano forze rigide e costrittive, infatti simbolo del Fato è una Ruota che gira in eterno.
Certamente in Kestel si vede in apparenza il bene, è una bambina dolce e allegra, io dico più volte che lei è il sole, mentre Amon di fatto è foschia, grigiore. Ma questo non significa che loro due incarnino il bene e il male! Il potere di Kestel può evocare Olchior e quindi ha dei risvolti non certo positivi…. Ma questo è un discorso complesso, che sta alla base della filosofia di Valdar, e che era impossibile mostrare in un solo libro.
In apparenza la vicenda di Amon è marginale, almeno se vista dalla parte di Manatasi e compagni, ma è solo apparenza. A ben pensarci lo scopo di Sanguescuro è addirittura superiore, e più pericoloso, di quello del Serpente Alato. La differenza è che lui riesce in quello che vuole, almeno finora.
Comunque il Fato di Kestel ed Amon è solo all’inizio.
Il romanzo finisce con il rientro di Manatasi, Kade, Kestel a altri nel Warantu però la notizia che il Re Nero l’incarnato non è morto ed è tornato ad agire, lascia intravedere una seconda parte. Sbaglio?
La speranza è quella di poter dare un continuo al “Re Nero”, anche perché come avrai notato in effetti la vicenda è tutt’altro che chiusa.
Attende anche una spiegazione la provenienza e la storia di Audatia, e cosa faranno Sanguescuro e i suoi adepti?
Senza alcun dubbio Audatia è un personaggio che lascia molti dubbi alla fine della vicenda. Naturalmente non posso dire nulla adesso, ma il suo passato è assai più peculiare di quanto si possa immaginare, ed è strettamente connesso con quello di altri personaggi.
Sanguescuro ha un unico scopo: risvegliare Tarkaan. E’ finché avrà vita perseguirà questo scopo, senza remore e morale.
Pertanto puoi dirci quali sono i tuoi programmi a breve? Quando potremo leggere il secondo romanzo e… che titolo avrà?
Come ho già detto prima spero di poter dare un seguito a questa mia prima storia, perché Valdar ne ha molte di storie da raccontare. Ora come ora sono impegnato a scrivere il continuo del Re Nero.
Riguardo il titolo ho solo una vaga idea, ma per ora non posso dire nulla.
3 commenti
Aggiungi un commentoSono alle prese con questo romanzo!Mi piace moltissimo,la storia è coinvolgente!Adoro il fantasy, ma soprattutto i libri scritti bene come questo!
By ianel97
Un idraulico che non ha finito il liceo, che non aveva mai scritto nient'altro prima e con l'hobby di guardare la tv. No, davvero, dev'essere senz'altro un romanzo bellissimo! E di sicuro la sua amicizia con uno scrittore affermato non è l'UNICO motivo di pubblicazione, eh...
Ho letto le pagine che sono in rete. Lo stile è da migliorare: un errore degli esordienti è pensare che più si scrive, migliore è l'opera. Il troppo uso di aggettivi e avverbi appesantisce la lettura, facendole perdere scorrevolezza. Queste sono cose che s'acquisiscono con l'esperienza o con il supporto di persone che l'hanno già raggiunta. In questa prima opera ciò manca; è stato scritto di peggio, ma anche di meglio. Così come il soggetto della trama.
Questo è il giudizio che è sorto da quanto ho letto, che si basa sull'opera, non su chi è l'autore.
La professione o il titolo di studi non sono titoli che possono esprimere il valore di un'opera. Il giudizio lo si può esprimere solo con la lettura: chi è l'autore, cosa fa, che studi ha effettuato, non centra nulla. Una persona laurata scrive meglio di un diplomato? Può avere acquisito più mezzi per scrivere meglio, è una possibilità, non una certezza. Così come una persona che ha "solo" un titolo di studi di scuola superiore può aver intrapreso un percorso personale per rendere al meglio questo percorso.
Lasciamo stare le etichette: è l'opera che parla, l'autore deve essere messo da parte. Valida o meno che sia, lo è a prescindere dal titolo di studi, dalla professione o dagli hobby che chi scrive ha.
Sui motivi che hanno spinto Fazi a pubblicarlo non posso saperlo; posso dire che potevano fare altre scelte, giudicarle magari anche negativamente, ma non essendo presente all'interno della casa e aver visto come sono andate le cose, non posso giudicare: comportarsi diversamente è solo fare illazioni, possbili, ma non confermabili se non con prove certe.
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