Bello. Non ci sarebbe molto altro da dire. Ma non possiamo accontentarci di un semplice aggettivo.
Allora è giusto che intanto vi spieghi di cosa parla questo romanzo di Paolo Aresi.
Tim ed Henry sono due giovani uomini che vivono in Spagna, in un mondo che a un certo punto è collassato su se stesso. Non una vera e propria catastrofe nucleare, non una apocalisse come le abbiamo già viste raccontare. Il mondo è imploso, niente più elettricità, niente più tecnologia. Tutto all'improvviso. Quando Tim aveva 12 anni.
Della sua infanzia Tim serba il ricordo del padre, che lo portava a vedere i treni che fieramente correvano lungo le rotaie di tutta la Spagna.
Anni dopo, lo scopo di Tim e del suo amico Henry non è solo quello di sopravvivere, ma di trovare una città della quale si favoleggia. Una città dove ancora c'è il "progresso", dove i treni corrono ancora. Forse è Madrid, forse no. Ma il viaggio verso Madrid è per i due amici motivo per un altro viaggio, quello interiore, come nella migliore tradizione del romanzo di formazione.
Cosa troveranno alla fine della loro ricerca i due amici non ve lo posso rivelare e merita di essere scoperto, anche perchè non avrebbe alcun senso descrivervi il punto di arrivo senza spiegarvi le tappe del viaggio. Il viaggio, è questo il caso più in altri, ha più importanza della destinazione.
E il viaggio si segue bene, con una bella prosa, che rende il libro molto piacevole da leggere. Non tutti i personaggi sono forse caratterizzati con lo stesso dettaglio, Aresi si focalizza sui due protagonisti e su pochi altri, usando forse in modo strumentale personaggi che potevano essere approfonditi. Ma è il suo scopo dichiarato, quello di concentrarsi sul "viaggio" dei due personaggi principali.
Anche l'ambientazione talvolta non è pienamente giustificata. Non nei termini che il lettore tipico di fantascienza si aspetta. Dimenticatevi "spiegoni" e "technobabble" sui minimi dettagli della catastrofe. Come questa si sia verificata non ha poi molta importanza. E' una metafora, neanche troppo implicita, di tutti quei momenti nella vita di ciascuno di noi, in cui niente rimane più come era prima, in cui sono tanti e tali i cambiamenti, che vorremmo solo tornare indietro, senza riserve, e non ci sembra possibile andare avanti altrimenti.
Quello che veramente interessa allo scrittore è restituire un messaggio ottimista: Per quanto tutto sembra essere perduto, c'è sempre una possibilità di riscatto, di continuare a sperare. Magari non nelle forme che si credono. Magari non ricostruendo semplicemente quanto c'era prima, perchè ormai quello che è perso è perso.
Ma la possibilità di continuare c'è sempre.
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