Il primo maggio George R.R. Martin ha festeggiato il fatto di essere riuscito, una volta tanto, a rispettare una data di consegna e di essersi così tolto una scimmia dalla schiena. Peccato che anche questa volta non si tratti di King Kong, anche se Le cronache del ghiaccio e del fuoco sono protagoniste della vicenda.
Incaricato di scrivere la sceneggiatura dell’ottavo episodio della serie televisiva tratta da A Game of Thrones, Martin ha consegnato il testo a David Benioff e D.B. Weiss per una prima revisione. Ovviamente è troppo lungo e costoso, cosa che si è puntualmente verificata per la prima versione di tutte le sceneggiature che ha scritto nel corso della sua carriera.
Il titolo provvisorio è The Pointy End, ma ancora non si sa se verrà usato, anche perché ancora non è stato deciso se i singoli episodi avranno un proprio titolo. Una scimmia è andata, almeno fino al momento in cui dovrà realizzare la seconda versione della sceneggiatura, altre, Kong compreso, stanno ancora saltellando allegramente sulla sua schiena, ma il suo proposito è quello d’insegnargli cosa sia la paura.
Bryan Cogman, che riveste anche il ruolo di coordinatore delle sceneggiature, si sta occupando del quarto episodio, mentre a Jane Espenson, già sceneggiatrice di alcuni episodi per serie quali Dollhouse, Battlestar Galactica e Buffy, è stato affidato il sesto. Benioff e Weiss si occuperanno degli altri. Se ci sarà una seconda stagione Martin scriverà una seconda sceneggiatura. Di più non riesce a fare, visto che è ancora impegnato a scrivere A Dance with Dragons.
Il progetto della serie, comunque, è di Benioff e Weiss, ed è a loro che fanno capo tutta la struttura con i relativi problemi, non a lui. Il fatto di essere già stato in passato all’interno di produzioni di questo tipo, però, gli consente di capire e accettare più facilmente eventuali decisioni che potrebbe non condividere.
Una cosa che gli fa piacere, comunque, è che le scene erotiche e quelle violente non sono state eliminate. Fanno parte della trama, spesso sono essenziali, e una versione della storia “all’acqua di rose” avrebbe snaturato il suo romanzo. E se ricorda ancora bene le sue battaglie per rientrare negli standard della censura dal periodo in cui lui stesso aveva lavorato per la televisione, vedere HBO produrre una serie come I Soprano gli ha dimostrato che era possibile realizzare un adattamento della sua saga senza doverla stravolgere.
Per quanto riguarda la lunghezza, anche se ancora non ne può essere certo dieci episodi dovrebbero essere sufficienti per fare un buon lavoro e non dover tagliare parti essenziali della storia. A un certo momento era stata ventilata anche l’ipotesi di realizzare dodici episodi, ma con dieci il ritmo sarà più rapido, e poi non è necessariamente vero che una maggiore lunghezza indichi una migliore qualità.
Per spiegare meglio cosa intende Martin ricorda quando, negli anni ’90, aveva contribuito a realizzare un episodio pilota di 90 minuti per una serie che avrebbe dovuto chiamarsi Doorways. A lavoro ultimato la produzione aveva deciso di farlo diventare di due ore perché nel mercato europeo non c’è spazio per prodotti di 90 minuti.
Visto che non erano stati stanziati altri soldi la soluzione era stata quella di adoperare ogni singola scena già girata per raggiungere i minuti necessari, con l’effetto di diluire la trama con scene inutili e di realizzare un prodotto di qualità inferiore. Perciò, se correttamente realizzati, i dieci episodi di A Game of Thrones possono essere la lunghezza giusta.
Il successo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco non ha attirato solo l’interesse della televisione. Tempo fa i responsabili di Avatar Comics hanno contattato George per provare ad acquistarne i diritti in vista di una trasposizione in forma di graphic novel. Martin, però, ha giudicato il progetto troppo impegnativo e, piuttosto che correre il rischio di veder realizzata un’opera mediocre, ha a sua volta suggerito alla casa editrice di adattare Fevre Dream (tradotto in italiano come Il battello del delirio).
Il romanzo, l’opera di maggior successo dello scrittore prima di A Game of Thrones, è piaciuto e il nuovo progetto è andato in porto. La sceneggiatura è stata affidata a Daniel Abraham, autore della serie The Long Price Quartet (al momento è stato tradotto solo il primo romanzo, La città dei poeti) e, insieme a Martin e Gardner R. Dozois, del romanzo di fantascienza Fuga impossibile. Dei disegni si è occupato l’illustratore spagnolo Rafa Lopez.
I primi due numeri della serie, anch’essa prevista in dieci episodi, sono già arrivati nelle fumetterie americane, e probabilmente a pubblicazione terminata tutti i numeri verranno raccolti in un unico volume.
Nonostante questi progetti, lo scrittore non può certo dimenticare A Dance with Dragons.
Quando il quarto romanzo si era sdoppiato in A Feast for Crows, pubblicato nel 2005, e Dance, ancora incompiuto, George credeva che completare la seconda parte della storia gli avrebbe richiesto poco tempo, visto che era stata parzialmente già scritta. La sua previsione si è rivelata decisamente troppo ottimistica e, trascorso l’anno da lui inizialmente ipotizzato, fra un annuncio e l’altro ne sono passati altri quattro ma la fine ancora non c’è.
Martin ha sempre avuto un pessimo rapporto con le date di consegna, anche se in precedenza la situazione per lui era più semplice. I suoi primi romanzi li aveva scritti per sé stesso. Non aveva un contratto e nessuno sapeva che li stava scrivendo. Una volta terminati li consegnava al suo agente chiedendogli di cercare di venderli a un editore.Altri autori firmano contratti sulla base di una manciata di capitoli e di una trama ancora da sviluppare, ma lui ha sempre preferito l’altra soluzione in modo da poter lavorare tranquillamente.
Ovviamente in una serie questo non può essere fatto, e così ha dovuto firmare un contratto. La pressione su di lui è aumentata enormemente, e con suo grande dispiacere si è trovato a non rispettare nessuna delle scadenze che si sono via via succedute.
Fra febbraio e l’inizio di marzo ha avuto un periodo molto produttivo, ma il romanzo non è finito. Sta ancora lavorando, e anche se spera che con la recente soluzione di alcuni problemi che lo hanno messo molto in difficoltà il prossimo volume sarà più semplice, tutto quello che può dire è che non lo sa.
Parole che – riferite a Dance – i fan hanno sentito ormai troppe volte, e che suscitano varie reazioni, dalla sconfortata accettazione del protrarsi di un ritardo che sembra diventare infinito alla paura che lo scrittore possa aver preso interesse nella saga se non addirittura l’ispirazione, alla rabbia nel sentirsi presi in giro ogni volta che George fa qualcosa che non sia scrivere il quinto romanzo delle Cronache.
E allora, visto che solo lo scrittore può far terminare l’attesa dei suoi lettori, e che lui per primo non sa quando quest’attesa terminerà, forse anche le parole di un altro scrittore, Shawn C. Speakman, possono essere un aiuto per continuare a sperare.
Speakman sottolinea come Martin sia a metà della storia. Ha creato i personaggi e messo in moto gli eventi, ora deve farli muovere nella giusta direzione per poter completare la saga. Come un giocatore di scacchi, è nella fase centrale della partita che deve fare le mosse decisive. È per questo che gli serve così tanto tempo. Una volta messi in movimento i personaggi andranno incontro al loro destino, così per realizzare Winds of Winter dovrebbe essere necessario un arco di tempo inferiore rispetto a quello richiesto da A Dance with Dragons.Sono solo speranze di un fan? Può darsi, ma, come ha evidenziato Maureen Ryan sul Chicago Tribune, la saga di Martin ha creato e sviluppato negli appassionati una grande lealtà, se non addirittura un’ossessione, e tutto ciò che la riguarda, che siano fatti reali o semplici ipotesi, ha raggiunto livelli fuori dal comune. Perciò, possiamo sperare che Dance non tardi ancora a lungo, e che Speakman abbia ragione quando parla di Winds of Winter. Almeno finché non arriveranno nuove notizie.
7 commenti
Aggiungi un commentosi, ma tanto non la finirà mai la saga...
anzi sono sicura che pubblicherà tre righe sul blog dicendo:
"Purtroppo un meteorite si è abbattuto sui Sette Regni. Sono tutti morti, anche il gatto."
Grazie per la precisazione Martina!
@ Magicamente: immagino la scena e la trovo molto realistica!
Scherza, scherza...
Anni fa un giornalista, constatando l'alto tasso di mortalità fra i suoi protagonisti, chi ha chiesto se alla fine del sesto ci sarebbe stato qualcuno vivo. Risposta di Martin: no, muoiono tutti nel quinto, il sesto sarà costituito solo da un centinaio di pagine con la descrizione della neve che cade sulle tombe...
Mi ha fatto molto ridere, sul serio.
In ogni caso sarebbe qualcosa: significherebbe che i libri si fermerebbero a sei.
Secondo me invece significherebbe che almeno ha una vaga idea di come finirla questa saga...
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