Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich (foto di Barbara Baraldi da http://www.barbarabaraldi.it/cornelio-e-il-fumetto-di-carlo-lucarelli-intervista-a-mauro-smocovich.html)
Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich (foto di Barbara Baraldi da http://www.barbarabaraldi.it/cornelio-e-il-fumetto-di-carlo-lucarelli-intervista-a-mauro-smocovich.html)

Mauro Smocovich (Caldo infernale): “la maggior parte del lavoro di curatela l'ha svolta Igor, per questo mi sono più divertito a scrivere il racconto, ma questo tanto tempo fa perché il mio "caldo infernale" arriva direttamente dal sito di Carmilla On Line per il quale lo scrissi diversi anni fa. Quando l'ho scritto comunque mi sono divertito molto a immaginare la seduta spiritica e l'atmosfera torbida e calda della serata infernale in cui si svolge la storia.”

Igor De Amicis (De inferorum animas): “Si tratta di due attività assai diverse. La curatela presuppone continui rapporti interpersonali, contatti, momenti di confronto. La scrittura invece è un qualcosa di più personale e intimo, che non soggiace a nessuna regola imposta. Personalmente ritengo che il lavoro di coordinamento mi sia stato utile per meglio comprendere alcune dinamiche del mondo e del lavoro editoriale, ma continuo a preferire il puro lavoro di scrittura, perché lì mi sento completamente libero e profondamente motivato.”

Il primo racconto dell’antologia è L’istanza, di Andrea Angiolino e Francesca Garello, in cui l’accoppiata di autori gioca la sua carta infernale tra ironia e teologia.

“Il tema di questa antologia ci ha subito intrigato: ci sentiamo del resto più titolati a parlarne di certi scrittori americani alla moda, anche perché viviamo in una nazione assai cattolica e in una città come Roma dove si incontrano angeli quasi a ogni cantone. Essendo noi un'entità bifronte ci sentiamo però più in sintonia con alcuni abitanti dell'Inferno mirabilmente descritto da Padre Dante, per esempio Ulisse e Diomede uniti in un'unica fiamma biforcuta, o il feroce Cerbero che di teste ne ha persino tre. Ma oltre che bicipiti e quadrumani siamo anche inguaribilmente inclini all'umorismo, pure quando si parla di cose serie, come dimostra la nostra pregressa storia narrativa sia in singolo che in coppia: Andrea è infatti presente con racconti umoristici in diversi volumi della collana "Mondi incantati" del Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico (ed. Nexus) che prima di lei erano decisamente meno ironiche, Francesca ha pubblicato persino un racconto ironico-biblico ("Primo incontro", nell'omonima antologia delle edizioni Cento Autori). E quindi anche in questo caso, davanti all'infinito dell'eternità e degli abissi infernali, ha preso in noi il sopravvento un''irrefrenabile voglia di sdrammatizzare, di costruire un gioco un po' intellettuale e un po' divertito in cui mescolare logiche diaboliche e figure celesti. Abbiamo così contravvenuto alla saggezza popolare secondo la quale ci si può prendere gioco delle truppe appiedate, ma i santi vanno lasciati in eterna pace. Ammettiamo la nostra colpa: ma secondo noi il sorriso è l'unica cosa che rende sopportabile la condizione umana, e forse anche quella semidivina di angeli e demoni. Andremo all'Inferno per questo?”

Tra gli autori professionisti che questa antologia schiera, tra i quali Carlo Lucarelli, c’è il prolifico e versatile Stefano Di Marino, qui autore del racconto Tengu, al quale ho chiesto, vista l'ambientazione giapponese del suo racconto, se questo facesse parte del suo progetto dedicato proprio alla riscrittura delle principali fiabe e leggende nipponiche. Stefano è un grande conoscitore dell’Oriente, come ben sa chi segue la sua vasta produzione, sia narrativa che saggistica (cito ad esempio solo i suoi “quattro draghi”: i romanzi Lacrime di Drago e La notte dei mille draghi, come Stephen Gunn, e le opere divulgative come E nel cielo nuvole come draghi – Hong Kong tra storia e leggenda e Dragons Forever – Il cinema di arti marziali).

Lo scrittore mi ha confermato che "questo racconto orientale fa parte, come Kitsune la donna volpe (presente nell’antologia AAVV Bad Prisma, curata da Danilo Arona) di una serie di storie ispirate alla tradizione demonologica e mistica orientale cui lavoro da diversi anni e che si può ricollegare con Il Sentiero dei Mille Sospiri (pubblicato in Millemondi Urania, nel 1999 – ndr)… Chissà in futuro…

”Suggestioni asiatiche anche per Sacha Rosel, con il suo Occhio Rosso. Anche tu, Sacha, hai scelto l’Oriente, per creare la tua storia di demoni. Qualche parola su questa preferenza?“

Da diversi anni sono appassionata di cultura cinese, cosa che mi ha portato a scoprire diverse opere di narrativa e poesia della Terra di Mezzo. Essendo gli innumerevoli universi che caratterizzano la Cina la meta naturale delle mie peregrinazioni e ricerche come lettrice, ciò inevitabilmente sta influenzando da qualche anno a questa parte i contenuti delle mie opere di scrittura. In “Occhio Rosso”, in particolare, avendo come unica traccia da cui dipanare la storia la presenza di un demone, non ho esitato a lasciar confluire alcune leggende o sensazioni tipiche di tante pagine cinesi da me lette (o fotogrammi da me visti, perché anche il cinema sia della Mainland che di Hong Kong sono per me una grande fonte di ispirazione) in quello che stavo scrivendo. La lettura di un racconto di Lu Xun (Medicina) e di un romanzo di Mo Yan (Il supplizio del legno di sandalo), accomunati dalla presenza di un boia nella trama, hanno dato il là a un impulso che covavo già da tempo: arrovellarmi attorno alla fascinazione suscitata dalla figura del boia e dalle sue potenzialità letterarie. Strumento per eccellenza del male, il boia è veicolo di una crudeltà molto spesso inutile che rischia costantemente di entrare in  rivolta contro di lui. Giocando con tre diverse e parallele scie – la visione cinese sui demoni e sui segni infausti del destino, il boia come mano del potere e la possessione diabolica/risveglio della vittima come retribuzione – sono poi pervenuta a creare quello che si può leggere in Bloody Hell, prediligendo gli accenni e le possibili esplosioni di violenza all’esibizione nuda e cruda, che non mi appartiene per natura, né credo appartenga alla cultura di riferimento da cui il demone del racconto, il boia e tutte le altre creature che vi sono dentro scaturiscono. In generale, preferisco la letteratura della riflessione a quella dell’azione, e in tal senso credo che “Occhio Rosso” sia una riflessione sulle oscillazioni dell’energia, che si condensa in demone quando meno ce lo aspettiamo, o forse proprio quando ce lo aspettiamo.