– Grazie tante – commentò Allie, senza curarsi di moderare il tono, aspro quanto il sapore del rabarbaro. – Lui compirà diciotto anni fra un mese. Io posso anche essere stagionata, ma ho meno di sette anni più di lui.
– D’accordo, benissimo… sei sulla sua lista, ed è stato per questo che lui ha voluto dormire con te. Ma tu, perché hai dormito con lui? – domandò Maria, affondando un dito in un pezzo di burro.
Sulla cucina scese un assoluto silenzio, infranto soltanto, in lontananza, dal comando impartito a Delilah, perché si allontanasse immediatamente dal melo.
Allie fissò sua cugina, consapevole che Katie aveva girato le spalle al lavandino e stava a sua volta scrutando la sorella. Poi Zia Ruth sbuffò, e Zia Jane rispose per conto di tutte loro.
– Respingere un ragazzo Gale? – ribatté.
– Lasciamo perdere – si schermì Maria, arrossendo fino alla scollatura.
– C’era anche Charlie – sottolineò Allie, impietosita dall’aria infelice della cugina.
Prossima a compiere ventisei anni, di certo Charlie non figurava sulla lista di Dmitri, e il fatto che lei fosse stata presente indicava come Allie non avesse avuto la minima intenzione di avviare una relazione con il cugino più giovane. Come la nonna, anche Charlie era una di quelle stranezze che la famiglia era solita produrre di tanto in tanto, e a causa di ciò che era in grado di fare, era trattata quasi con la stessa indulgenza riservata ai maschi.
Una metà delle zie era interessata a vedere se fosse possibile farla accoppiare in modo da far riaffiorare il suo talento nella linea di discendenza, stabilizzandolo, mentre l’altra metà poneva l’accento proprio su quella instabilità, dicendosi contraria a sprecare in quel tentativo uno dei maschi Gale. Quanto a lei, Charlie ignorava entrambe le fazioni, fra la generale certezza che un giorno, proprio a causa dei suoi talenti, avrebbe perso ogni controllo.
Allie l’adorava, accettava la sua unicità, che il resto della famiglia era pronta a usare senza però approvarla, e nutriva vaghe intenzioni di riuscire a domare la perdita di controllo. Dopo Michael, Charlie era la persona a cui lei voleva più bene.
– Dov’è Charlie? – chiese Zia Ruth, mentre Maria si appropriava di un grembiule e di un matterello.
Charlie costituiva l’eccezione alla regola secondo cui tutte le ragazze Gale sapevano cucinare. I membri più giovani della famiglia si divertivano ancora a terrorizzare membri ancora più giovani, sussurrando loro storie di brioche al cioccolato che avevano fatto una riuscita orribile. E nella famiglia Gale, dire che qualcosa era riuscito in modo “orribile” non costituiva un’esagerazione.
– Non lo so – rispose Allie, con una scrollata di spalle, augurandosi di apparire indifferente. – Non c’era più, quando mi sono svegliata.
– Solo perché hai perso tutto quel tempo crogiolandoti nell’autocompassione. Charlotte è andata a prendere Roland, per riportarlo a casa da Cincinnati – spiegò Zia Jane, senza lasciare ad Allie il tempo di protestare che non si era crogiolata nell’autocompassione. Non proprio. – Quell’idiota di Kirby lo ha mandato là a raccogliere una deposizione.
– Lo ha mandato a Cincinnati? Subito prima del Calendimaggio? – Zia Ruth levò gli occhi al cielo, in un’espressione che accentuò la sua somiglianza con la sorella, anche se i suoi occhi erano di un grigio indubbiamente più chiaro.
- Charlotte lo riporterà a casa in tempo.
Per Charlie sarebbe forse stato possibile addirittura farlo tornare a casa prima ancora che lui partisse, ma il punto non era questo: quando aveva bisogno di un giorno di ferie, un Gale lo otteneva sempre. Nel notare il bagliore di ossidiana che gli occhi di Zia Jane avevano assunto nel corso della discussione, Allie provò addirittura un po’ di compassione per il capo di Roland, perché attirarsi addosso le ire delle zie non era mai un atto intelligente. Avendo vissuto a Darsden East per tutta la vita, Alan Kirby doveva saperlo.
– È solo a Cincinnati – sbuffò Maria. – Là hanno un aeroporto, sapete? D’accordo, è dall’altra parte del fiume, nel Kentucky, il che è stupido, ma perché lui non si limita a rientrare a casa in aereo per il week-end e poi a tornare là, sempre in volo?
– Non c’è motivo perché debba farlo – dichiarò Zia Jane, in un tono che per poco non generò un velo di brina sulle finestre.
– Papà afferma che nessuno vede più il nonno da settimane – interloquì Katie, affrettandosi a cambiare argomento, prima che l’umore della zia potesse avere un’influenza nefasta sulle torte.
Per un momento, parve che Zia Jane non volesse permettere che si cambiasse argomento.
– Sarà qui domani – sbuffò quindi.
– Sta perdendo sempre più il controllo – osservò Zia Ruth, con aria corrucciata, mentre apriva un altro pacchetto di burro e prendeva ad ammorbidirlo con le dita.
– Domani lui sarà qui – ribadì in tono secco Zia Jane. – Non possiamo sostituirlo. David non è pronto.
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