Re Kull è tornato. Viva Re Kull... potremmo dire.
Questo nome breve, tanto facile da ricordare per noi italiani, probabilmente dice poco ai più giovani. In compenso, conta ancora qualche nostalgico affezionato tra chi è stato un lettore della gloriosa Corno, e ha conosciuto il re barbaro creato da Robert E. Howard nei fumetti pubblicati negli anni 70 in appendice a Il mitico Thor e Conan e Ka-zar della storica casa editrice milanese. Un ciclo di storie adrenaliniche firmate, tra gli altri, da artisti del calibro di Roy Thomas e Mike Ploog, e che presentavano per la prima volta ai lettori italiani la materia dal quale più tardi Howard avrebbe plasmato il più popolare Conan. Eppure King Kull era qualcosa di più di un semplice antesignano del celebre barbaro venuto dalla Cimmeria. Aveva un suo carattere, un passato da mezzo tarzanide cresciuto tra le tigri, un romantico sfregio sulla faccia, dei nemici intrigantissimi e una prospettiva futura per niente scontata.
Infatti, se la saga di Conan è scandita dalla profezia che lo vedrà un giorno ascendere al trono della città di Aquilonia, Kull usurpa il trono di Valusia sin
Kull: Il regno fantasma, pubblicato dalla Panini nella collana 100% Cult Comics, è il nuovo adattamento del primo racconto lungo che vede come protagonista il Re barbaro, e illustra l'incontro con i suoi più pittoreschi avversari: gli uomini serpente. Una razza primordiale di stregoni dalla testa di rettile, adoratori del dio demoniaco Seth, in grado di assumere le sembianze di chiunque e quindi di nascondersi anche tra gli alleati più fedeli. Il modo di adattare a fumetti la narrativa pulp è in parte cambiato attraverso i decenni. Quello che la cucina Marvel servì negli anni settanta ai suoi lettori, era un Regno Fantasma della corposità di un comic book. Un canonico episodio in cui i passaggi principali erano molto sintetizzati, sia pure ottimamente. La versione Dark Horse ci presenta una narrazione di respiro più ampio. Un prologo, ispirato liberamente alla primissima novella-frammento che Howard dedicò al re barbaro, e un intero arco narrativo, qui raccolto in volume, in cui Arvid Nelson sviluppa una sceneggiatura ancora più vicina alla fonte letteraria di quanto fosse la versione marvelliana. Lo aiutano le matite di Will Conrad, che sfoggia uno stile piacevolmente a metà strada tra classico e moderno, in grado di svecchiare il look dei personaggi principali e conferirgli una nuova giovinezza. E' divertente ricordare la caratterizzazione anni settanta del personaggio di Brule, l'indomito pitto degna spalla di King Kull, a suo tempo immaginato come una sorta pellerossa. Conrad lo trasforma in un nobile guerriero dalla pelle scura e dai lineamenti meno spigolosi. Una figura fiera e colorata, capace di rubare a tratti la scena al protagonista principale. Lo stesso si può dire per i temibili Uomini Serpente, ben lontani dai musi oblunghi e squamosi delle loro controparti Marvel, e qui presentati con sagome altrettanto mostruose, ma dalla morfologia più umanoide, e forse proprio per questo più inquietanti.
Nello stesso modo in cui certe storie raccontate intorno a un fuoco, sia pure sempre uguali, acquistano freschezza a seconda della voce che le narra, così
E giù fendenti.
L'heroic fantasy non tramonta mai, e questo non può che farci piacere.
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