“We like to think we live in daylight, but half
the world is always dark, and fantasy, like poetry,
speaks the language of the night.”
[Ursula Le Guin]
Le ambientazioni distopiche non sono mai mancate nella narrativa fantastica, nemmeno in quella indirizzata (spesso solo in apparenza) a un pubblico giovanile: sul web sono in corso interessanti discussioni in merito.
Lettori e aspiranti autori cercano di fare e farsi chiarezza circa i termini “distopia” e “post-apocalittico”, nonché di spiegare come tali ambientazioni possano essere consequenziali, autonome, o affiancate a realtà utopiche.
L’argomento è da tempo oggetto d’interesse anche da un punto di vista sociologico, come dimostra il saggio Utopian and Dystopian Writing for Children and Young Adults (Carrie Hintz e Elaine Ostry, 2003) che esplora questo nuovo genere nel campo della letteratura infantile.
Inoltre, di recente, il New Yorker ha pubblicato un interessante articolo sul boom della dystopian fiction tra i più giovani.
In passato abbiamo avuto La macchina del Tempo di Orson Wells, Il Signore delle Mosche di William Golding, La Fattoria degli Animali di Orwell e tanti altri.
Oggi, con la letteratura young adult in fase esplosiva, gli esempi sono ancora più numerosi: si rispolverano opere come La città di Ember, abbiamo Il Libro Magico di China Mièville e La Genesi di Shannara di Terry Brooks. Inoltre, le diatribe su The Giver di Lois Lowry non sono certo spente.
Di recente si è conclusa The Chaos Walking Trilogy (The Knife of Never Letting Go, 2008; The ask and the answer, 2009; Monster of Men, 2010) di Patrick Ness, un fantasy distopico vincitore di numerosi premi. Parallelamente, Susan Collins ha pubblicato la sua Hunger Games Trilogy, con ambientazione post-apocalittica. Nel 2010 è arrivato in Italia Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky, post-atomico.
Forse il successo di questo filone è da attribuirsi a un fatto molto semplice: i lettori giovani non sono in grado di sgamare collegamenti o remake di qualche vecchio episodio di Ai Confini della Realtà, non hanno letto I Trasfigurati di Wyndham, 1984 di Orwell, o A.I. di Aldiss (di questo magari hanno visto il film) semplicemente perché non ne hanno avuto il tempo.
Tuttavia certe tematiche di sensibilizzazione possono trovare nella letteratura fantastica una strada utile: Ray Bradbury afferma che il lavoro di uno scrittore non è predire il futuro, ma prevenirlo…
6 commenti
Aggiungi un commentoDistopico come contrario di utopico, nel senso di sgradevole, indesiderabile spesso correlato al concetto di società ... forse :
Grazie ! :d
Scusa il ritardo della risposta ops:
E' quello che ha detto Pawin citando Wikipedia: una realtà immaginaria negativa che costringe, per vari motivi, a un'esistenza disumanizzante e spesso a rischio. Generamente a causa di un potere centrale totalitario, o per conseguenze postapocalittiche, tecnologie cybergenetiche, degrado e violenza urbana...
In pratica, un esempio classico è il film Blade Runner, e l'omonimo romanzo di Dick.
: Quindi il mio ambiente di lavoro è distopico !!! Oltre che dispotico...
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