Un’ambientazione futuristica non così lontana, un XXII secolo nel quale sono state bandite tutte le guerre, il mondo è dominato dalla pacifica rivalità di sette grandi compagnie commerciali e la gran parte del genere umano è perennemente collegata a internet grazie a una ruota neuronale impiantata nel cervello. Una società apparentemente perfetta nella quale, però, s’insinua l’ombra inquietante di un controllo totale sulle persone molto simile a quello narrato da George Orwell nel suo 1984.
Le regole sono rigide, il dissidio o anche solo l’autonomia di pensiero inconcepibili e se i libri non sono proprio così malvisti come in Fahrenheit 451 di Ray Bradbury certo intorno a loro aleggia un’aura di sospetto. Tutto già visto quindi?
Non proprio, perché Ana Alonso e Javíer Pelegrín costruiscono, in questo primo volume del ciclo La chiave del tempo, una storia ricca di risvolti inquietanti senza dimenticare che si stanno rivolgendo a un pubblico di adolescenti. Ecco allora, al di là della giovane età dei protagonisti, un tono meno cupo rispetto agli illustri predecessori e una quantità di indagini, piccole scoperte e avventure che vivacizzano la trama.
Come un normale quindicenne Martín è curioso e non nasconde la sua meraviglia di fronte ad alcuni ambienti e situazioni che sono completamente diversi da ciò che lui aveva conosciuto prima di venire contattato da Dedalo, una multinazionale farmaceutica apparentemente interessata al bene dell’umanità. Solo che lui in qualche modo è diverso dai suoi coetanei, e sarà proprio questa differenza a determinare il suo destino.
La struttura della storia in sé è abbastanza semplice, con un ragazzo dal passato misterioso – suo padre è rinchiuso in carcere per attività sovversive mai completamente chiarite – notato da una corporazione grazie al suo insolito patrimonio genetico. Dopo un episodio casuale funzionale a coinvolgere Alejandra, una ragazza di cui Martín è infatuato, nella vicenda e a consentire a Martín stesso di svolgere qualche indagine per fornire le prime informazioni ai lettori e mostrar loro la sua tempra, la vicenda si sposta su un’isola ipertecnologica sulla quale vivono Cassandra, Selene e Jacob. I giovani scopriranno non solo le loro caratteristiche comuni ma anche i modi differenti con cui queste si manifestano, e cercheranno di capire cosa si celi davvero dietro alla loro strana condizione.
La storia scorre piacevolmente in avanti sorretta da un paio di misteri che, nel momento stesso in cui vengono svelati, danno origine a nuove domande. In qualche occasione, però, fa capolino l’impressione che i ragazzi siano un po’ troppo in gamba, che riescano a togliersi dalle difficoltà un po’ troppo facilmente, soprattutto quando si considerano le risorse che hanno a disposizione i loro avversari. Nulla di eccessivamente palese, ma ogni tanto la sensazione che le cose filino in modo troppo liscio c’è.
Che La torre e l’isola sia solo il primo volume di una serie più lunga si sente soprattutto nel finale, quando la condizione dei protagonisti muta significativamente continuando però a dare l’impressione che la soluzione dei loro problemi sia ancora molto lontana. Il cambiamento più grande, alla fine, è quello che avviene dentro di loro.
Anche se non ci sono sfumature di grigio e i personaggi si collocano alternativamente nel gruppo dei buoni o in quello dei cattivi, i ragazzi crescono e raggiungono una maturità che all’inizio non avevano. Scoprono l’importanza dei sentimenti e del saper fare gioco di squadra, e imparano a diffidare di un’apparenza troppo scintillante. L’avventura è appena iniziata, e ci sarà spazio per approfondire la conoscenza di personaggi misteriosi come il vagabondo del primo capitolo o indagare su misteri del tempo che li toccano molto da vicino.
La torre e l’isola ha piantato i primi semi per catturare i suoi giovani lettori, spetterà ai volumi successivi tirare le fila di una trama che si prospetta ricca di avvenimenti e di segreti da scoprire.
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