Stephen Strange non è un cinico chirurgo di grido.
E’ un adolescente, e il chirurgo di successo è suo padre, uomo tuttora giovane e attivo.
Stephen ha un fratello. Victor, il quale non è diventato un vampiro, ma ha ugualmente subìto una misteriosa aggressione soprannaturale e adesso è in coma. Stephen vorrebbe aiutare suo fratello a tornare tra i vivi, e qualcuno gli suggerirà quale strada intraprendere. Sarà un percorso fitto di ombre, paura e magia.
Non stiamo ovviamente parlando del Doctor Strange noto ai lettori di casa Marvel, il mago supremo lanciato dalle tavole spettacolari del lisergico Steve Ditko e imparentato (non troppo alla lontana) con il Doctor Fate di casa DC. Parliamo di Young Doctor Strange, creazione della Red Whale, lo studio fumettistico che ha dato i natali a serie di culto come Monster Allergy e che di recente si è segnalata con X-Campus, rivisitazione tutta italiana dei mutanti X, uscita in volume nella collana da edicola Supereroi – Le Grandi Saghe, edita dalla Gazzetta dello Sport e dal Corriere della Sera. Nella medesima direzione si incammina il giovane dottor Strange. Un versione giovanile (e per i più giovani) dell’iconico personaggio marvelliano, in un contesto che propone un restyling drastico ma riconoscibile di tutti gli elementi del suo mondo magico.
Questo Stephen Strange è pertanto ben diverso da quello che ricordiamo, e non solo per l’età anagrafica. Il percorso del dottore originale era quello della redenzione e della trasformazione da avido professionista senza scrupoli a illuminato custode del nostro pianeta. Le motivazioni del giovane Stephen sono più semplici e hanno l’irruenza tipica del racconto che parla ai giovani. L’amore per la famiglia, la volontà temprata da prove durissime per giungere a salvare una persona cara. Romanticismo, magia, citazioni fumettistiche e letterarie, guance imberbi e acerbe lolite dagli arcani poteri. Accanto a loro, una folta schiera di spalle illustri. Così vediamo Wong, lo storico servitore di Strange, venire promosso a direttore di un’accademia dei sortilegi e mentore del protagonista. Agatha Harkness, la strega presente in tante storie dei Fantastici Quattro, qui saggia educatrice di apprendisti stregoni. Nello stesso modo vediamo sfilare, accanto agli storici comprimari come l’Antico e Karl Mordo, una quantità di personaggi legati all’area arcana dell’universo Marvel, come la strega mutante Scarlet, Fratello Voo-Doo e persino lo zombi Simon Garth.
Come accennato nella prefazione al volume firmata da Giuseppe Guidi, il rischio di un accostamento al maghetto Harry Potter (già debitore al Timothy Hunter
Quello che in X-Campus si era dimostrata una fresca perifrasi sugli archetipi della saga mutante, non riesce a trovare il carburante giusto nelle atmosfere soprannaturali del mondo di Strange. Forse perché il mito degli X-Men rappresentava di per sé una materia fertile per produrre un’interessante cover, mentre il mago supremo del Marvel universe, pur non mancando di interesse, prestava meno spunti a una rilettura giovanile veramente efficace. L’equazione mutanti + scuola, dopotutto, era fortemente radicata nel concetto originale. Il discorso è diverso con Doctor Strange, dove le forzature risultano più evidenti e il gioco di citazioni meno stimolante. Il panorama magico che circonda i personaggi rimanda ad archetipi del fumetto statunitense, ma nello stesso tempo non può fare a meno di ammiccare in modo evidente ai cugini italiani, causando stavolta un cortocircuito culturale che conferisce alla pietanza un sapore indecifrabile. Da notare la gag horror con cui si apre il secondo capitolo e che ricorda decisamente l’humor nero (ormai un po’ sfiatato) di Dylan Dog. Una sequenza che non lega del tutto con il tono precedente e seguente di una trama che fatica a brillare di luce propria.
Un secondo esperimento, dunque, meno riuscito del primo, di sdoganare i supereroi presso gli adolescenti italiani. E un discreto banco di prova in cui sceneggiatore e disegnatore dimostrano una volta di più i rispettivi talenti, ma che rimanda a prove future affinché possano lasciare veramente il segno.
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