Verily I say unto you, the era of the sword and axe is nigh, the era of the wolf's blizzard. The Time of the White Chill and the White Light is nigh, the Time of Madness and the Time of Contempt: Tedd Deireádh, the Time of End. The world will die amidst frost and be reborn with the new sun. It will be reborn of Elder Blood, of Hen Ichaer, of the seed that has been sown. A seed which will not sprout but burst into flame.
Ess'tuath esse! Thus it shall be! Watch for the signs! What signs these shall be, I say unto you: first the earth will flow with the blood of Aen Seidhe, the Blood of Elves...
Blood of Elves (Krew elfów) è il primo romanzo scritto da Andrzej Sapkowski appartenente alla saga in cinque volumi che ha come coprotagonista il witcher (strigo in italiano) Geralt di Rivia, personaggio reso famoso anche da noi dal videogame The Witcher, Rise of the White Wolf. Nel 2009 questa versione inglese del libro ha vinto il David Gemmell Legends Award, un premio votato da circa diecimila persone in settantacinque paesi e il cui scopo è premiare i libri che restituiscono dignità letteraria al genere Fantasy.
Avevamo già trattato The Last Wish (Ostatnie życzenie), poi tradotto in italiano col titolo Il guardiano degli innocenti da Nord Editore, che a breve pubblicherà la seconda raccolta di racconti La spada del destino (Miecz przeznaczenia). Il libro inizia proprio con uno degli esiti delle storie presentate nella prima raccolta, cioè Ciri, la Child Surprise nata dopo il racconto A Question of Price (Una questione di prezzo).
La giovanissima nipote di Calanthe, fra fumo, rumori di battaglia, la propria casa, la propria patria, la regina madre assassinata e la propria famiglia perduta,viene trascinata via da un misterioso cavaliere nero, di cui ricorderà a lungo solo l’elmo adornato da ali da predatore. Per puro caso – o segno del destino – la ragazzina sfugge alla presa di ferro del suo rapitore e fa perdere le proprie tracce nel contado. Verrà trovata proprio da Geralt fra le driadi della foresta primeva di Brokilion, e condotta alla rocca solitaria e aspra di Kaer Morhen là ove i witcher vengono addestrati.
Questo è solo l’inizio della vicenda, ove Geralt non è più protagonista assoluto, e dove seguiamo i primi passi di Ciri, che sarà un personaggio fondamentale in tutta la pentalogia. Difatti a lei sono legate due profezie, quella antica nota come la Aen Ithlinnespeath, o Profezia di Ithlinne, con cui inizia questo libro (citata anche nel videogame) e in cui si preannuncia un’era di guerre sanguinose, devastazioni sia umane che naturali (o portate dalla magia). La ragazza, però, è legata anche al destino del Witcher (che al destino non ha mai creduto) e gli è stata promessa in quanto Child Surprise, come sa chi ha già letto il racconto contenuto ne Il guardiano degli innocenti.
Chi e cosa diventerà Ciri, altrimenti detta Cirilla Fiona Elen Riannon? Un’apportatrice di distruzione e rinascita? Una salvatrice? Una arcimaga, oppure una witcher? Riconquisterà il trono di Cintra, suo per diritto di sangue e usurpato dall’impero di Nilfgaard?
Non corriamo troppo, abbiamo cinque volumi di cui cibarci e Sapkowski ha il suo eloquio che sa variare fra una vasta gamma di toni, così come abbiamo imparato a riconoscerli in The Last Wish, ma mentre i racconti erano animati da un colore principale – pregni di una tinta dominante – qui l’autore deve tessere un grande affresco e lo fa da maestro. Come un Caravaggio prende i toni cupi di un The Lesser Evil (Il male minore) mettendoli a predominare sullo sfondo per poi stemperarli, o sfumarli, se non proprio infrangerli con tinte diverse. Non mancano i guizzi, infatti, la vivacità e la comicità.
Blood of Elves è un libro di formazione al femminile: dopo tanti giovani contadini che dovevano prendere coscienza di sé e di avere un proprio regno di cui impossessarsi (metafora psicologica che solo la miopia più provinciale può scambiare per racconto reazionario, conservatore), ora è una giovane principessa, traumatizzata dalla brutale e folle guerra (portata dai potenti, supportata dal fanatismo, ventilata e veicolata dalle astuzie dei sapienti) che verrà aiutata con tatto e forza adamantina, a superare paure terribili, ricordi racchiusi dietro porte dove il Caos manovra per schiacciarla.
E Sapkowski sa descriverci il suo mondo fantastico, nella sua magniloquenza e nella sua magia, senza i trucchi banali degli scribacchini. Ma quale inno alla dura vita del witcher, alla loro grandezza, può essere mai migliore del viaggio di Triss Merigold, convocata a Kaer Morhen? Quale punto di vista più fresco può esserci sulle complesse strutture del mondo magico che permea quell’universo narrativo, della studentessa che viene prima sottoposta a dure prove, poi allettata e infine comincia a comprendere le basi (solo le basi) delle suddivisioni dei reami elementali, così come delle diverse tecniche magiche?
Ci sarà tanto da appassionarsi, commuoversi, intrigarsi, ridere e adirarsi, perché i Re sono potenti, si sentono molto astuti e tramano in silenzio la rovina di tutti, perché il Caos muove fili segreti che possono fare crollare le strutture più salde e il fanatismo è una pestilenza che ammorba e prolifera fra le genti. Stormi, enormi, di corvi si muovono verso est, verso il confine con l’impero, ma ancora c’è tempo per studiare, mettersi alla prova, sfidare le proprie paure e apprendere a essere padrona di sé stessa.
E’ banale dire che Blood of Elves non è un libro autoconclusivo, ove alcuni personaggi e scenari fanno solo brevi comparsate, che l’azione scoppia improvvisa e rapida si dilegua, nel mezzo a macchinazioni, spy-story, quella parte di romanzo di formazione e il lento costruirsi della tensione e della minaccia che sinora è solamente sussurrata, preannunciata in tanti segni. Quando, però, un libro è scritto in tal modo, con questi personaggi e con queste problematiche, beh, ci mettiamo tranquilli nelle mani del signor Sapkowski e gli chiediamo “ancora".
NdR: Questo libro è stato recensito prima della sua traduzione in Italia con il titolo Il sangue degli elfi.
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