Dal lontano esordio Battalions Of Fear (1988) i Blind Guardian hanno creato un mondo di musica e parole che deve molto all'abilità dei singoli componenti di creare atmosfere uniche, senza rinunciare alla potenza e alla maestosità che hanno sempre contraddistinto il loro sound, così come al patrimonio fantasy, leggendario e folklorico europeo, rielaborato dalla sensibilità artistica dei quattro musicisti.
E quattro sono gli anni trascorsi da A Twist In The Myth mentre l'attesa per il nuovo, ultimo album dei Blind Guardian cresceva enormemente nei mesi precedenti la sua uscita. I Bardi di Krefeld hanno continuamente aggiornato i loro fan, infatti, sui progressi del lavoro in studio attraverso le loro pagine ufficiali Facebook e Twitter e grazie a documentari sulle registrazioni che hanno regalato brevi stralci dei nuovi brani, ora ascoltabili anche sul sito ufficiale della band.
La direzione stilistica, annunciata e poi effettivamente mantenuta, è quella che coniuga un approccio diretto e aggressivo, erede degli album della prima metà degli anni '90 a quell'epica, complessa maestosità di Nightfall In Middle-Earth (1998) e del suo successore A Night At The Opera (2001).
Sacred Worlds, originariamente composta e incisa per il videogame Sacred 2: Fallen Angel, è stata arricchita da circa tre minuti di orchestrazioni, all'inizio e alla fine del brano, e da un break verso il finale. Chi scrive, ritiene che si tratti di uno dei più coinvolgenti, intensi e maestosi brani mai composti dalla band tedesca. Il crescendo iniziale esplode, per poi acquietarsi e dare vita a una song molto varia, con un'interpretazione magistrale da parte di Hansi Kürsch, ancora una volta a suo agio fra archi, cori e sovraincisioni della propria voce, che regalano una profondità senza eguali e atmosfere uniche.
Tanelorn (Into The Void) irrompe con il grido disperato di Elric di Melniboné, a cui è negato l'accesso alla Città Eterna, una volta che egli è giunto alla fine del tempo. Il brano riecheggia, nelle strofe, dell'aggressività e della velocità di Journey Through The Dark, Welcome To Dying e di altre composizioni dell'inizio e della metà degli anni '90. Il refrain, insolitamente privo delle complesse architetture corali tipiche del sound dei Blind Guardian, è geniale nella sua semplicità e assolutamente coinvolgente nel suo essere diretto e maestoso.
Road Of No Release risente delle strutture progressive metal introdotte in misura crescente dai Blind Guardian dal 1998 in poi. Un intro di pianoforte dà il via a strofe ricche di inversioni di tempo, ognuna la voce di un diverso personaggio, nella narrazione del testo. Questo è, infatti, ispirato al romanzo The Innkeeper's Song, di Peter S. Beagle (inedito in Italia) la cui trama gioca sui diversi punti di vista dei protagonisti, incentrandosi sull'ineluttabilità del destino cantata, in questo brano, nel maestoso coro del refrain.
Di nuovo, velocità e pura potenza emergono in Ride Into Obsession, rendendo giustizia al titolo e alle parole del testo, pronunciate dal Drago Rinato nella sua discesa nella follia, narrata nel prologo del primo volume del ciclo La Ruota del Tempo di Robert Jordan. Ritmiche assai serrate in cui Frederik Ehmke, dietro le pelli, non fa rimpiangere Thomen Stauch in quanto a tecnica e precisione, fanno da terreno adatto a un cantato aggressivo ma non, tuttavia, corrisposto in efficacia da un refrain che, pur basato su potenti cori, non risulta molto convincente.
La legittimazione dell'uccisione di un sovrano che non rispetti i propri doveri, da parte dei suoi sudditi, è al centro di uno scritto politico di John Milton, risalente alla seconda metà del '600. Hansi Kürsch ne ha tratto ispirazione per il testo di Curse My Name, una ballad acustica dal sapore medievale, arricchita da diversi strumenti (chitarra acustica, flauto, archi) e impreziosita da un break verso il finale che sale in un crescendo di cori e percussioni, ma piuttosto lontana dall'ispirazione che permea composizioni come The Bard's Song, Lord Of The Rings, A Past And Future Secret e Harvest Of Sorrow.
Valkyries contiene forti influenze progressive rock che si sposano, nel refrain, con tonalità epiche ma di assimilazione non immediata. I consistenti cambi di tempo, l'inserto di chitarre acustiche in apertura e nel finale, lo rendono un brano che necessita di più ascolti ma che alla fine ripaga pienamente. Un esperimento, secondo chi scrive, molto ben riuscito.
Non così Control The Divine, che vede Lucifero spiegare agli angeli le motivazioni del suo tradimento, invitandoli a seguirlo. La qualità della musica dei Bardi è sempre alta nel gusto e nell'esecuzione, ma qui l'ispirazione non è delle migliori e il brano ne risente.
La versione di War Of The Thrones presente sull'album è piuttosto diversa da quella apparsa sul singolo A Voice In The Dark. E' il pianoforte, qui, a giocare un ruolo centrale cominciando dalla splendida intro di piano che introduce il cantato, ricco di pathos, di Hansi.
A Voice In The Dark, come War Of The Thrones, è ispirata alla saga Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin, e narra della tragedia che colpisce il piccolo Bran Stark nel primo volume della serie. I Blind Guardian tornano ancora a quell'aggressività dei primi anni della loro carriera, con riff serrati e granitici, duetti chitarristici negli assoli e la tipica maestosità del refrain.
Wheel Of Time è il capolavoro che chiude l'album. Un'intro di percussioni mediorientali, strofe giocate tra drammatiche linee vocali e orchestrazioni, due diversi refrain che, nel finale, si fondono in un'atmosfera solenne, sono alcuni tra gli elementi che rendono questo brano un nuovo And Then There Was Silence, anche se più breve e meno complesso. Il tema è, stavolta, la Vera Fonte del potere magico che permea il mondo creato dal compianto Robert Jordan.
At The Edge Of Time riporta l'ascoltatore a sonorità di cui molti fan dei Blind Guardian sentivano la mancanza. Nonostante ciò, i Bardi hanno sempre voluto guardare avanti nella propria proposta musicale e certamente si avverte anche in questo loro nono lavoro in studio una coerenza rispetto a questa linea di pensiero, nonostante alcuni lievi cali di ispirazione. Una cosa è certa, ed è l'indiscutibile qualità di ogni proposta musicale dei metallers tedeschi, una capacità di coinvolgere emotivamente l'ascoltatore che poche metal bands hanno. A ciò, si aggiunge una tecnica eccezionale e una produzione, curata da Charlie Bauerfeind, cristallina e potente, oltre a una cura grafica per la confezione e il booklet (illustrati da Felipe Machado Franco) mai forse così dettagliata e ricca nella discografia dei Blind Guardian.
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