Bentornato su FantasyMagazine, Francesco, e grazie per aver accettato di restare in nostra compagnia. Qualche giorno fa è uscito per Castelvecchi il tuo nuovo romanzo, Nemesis – L’Ordine dell’Apocalisse, ti va di raccontarci com’è nata l’idea racchiusa in questo tuo nuovo libro?
Un saluto a tutti gli FMers! Dunque, Nemesis nasce essenzialmente da due esigenze: la passione per il mondo degli angeli e dei Demoni (colpa di Supernatural, maledette TV series J) e la decisione di calare il fantastico in un’ambientazione reale, cosa che avevo già fatto con Underdust – L'Aurora delle Streghe. Volevo scrivere di una storia d’amore tormentata e un processo complicato di crescita dei protagonisti. Se nel precedente romanzo lo spunto era nato dal Frankenstein di Mary Shelly, qui ho calato la storia dei Montecchi e Capuleti nelle dinastie degli Angeli e dei Demoni, reinventate ex-novo. Infine, adoro la Scozia e le Highlands, prima o poi doveva succedere che ci ambientassi un romanzo.
Castelvecchi editore ha un parterre di autori di tutto rispetto: da Gillo Dorfles a Isabella Santacroce, da Loredana Lipperini a Jonathan Miller, che negli anni hanno pubblicato romanzi e saggi di vario genere e spessore. Com’è stato l’incontro con Castelvecchi? E come è stato lavorare con questa importante realtà editoriale?
Semplice e allo stesso tempo particolare: ho proposto l’idea all’editore durante una mostra d’arte. Lui mi ha chiamato dopo alcuni mesi, dicendomi che gli interessava. Tutto qua.
Mi sono trovato benissimo a lavorare con Castelvecchi, sia con l’editor sia con l’ufficio stampa. E, a essere sinceri, mi piacciono molto i loro libri; il prossimo in lista è Lullaby della Baraldi, che mi incuriosisce molto. Ho letto che alcuni autori si sono lamentati per un editing troppo intrusivo da parte delle loro case editrici: sono sincero a me non è mai capitato tranne che per il primo di Estasia (dove effettivamente c’era/c’è da lavorare, dato che l’ho scritto quando avevo 14 anni).
Dopo Danny e Slicha; Alyssa, Ryan, Kaleb e Dafne; Helena e Padre Faust; Abril e Jago; è la volta di Ellen e Kevin: i tuoi nuovi protagonisti. Il gusto per caratteri non facili è comodamente riscontrabile nei tuoi libri. Non ti sei mai adagiato su cliché ripetuti volume dopo volume e hai sempre cambiato (spesso sorprendendo i tuoi lettori) rotta. Da dove nasce questa esigenza? Questa ricerca continua di personaggi sempre nuovi e diversi dai loro predecessori?
In realtà non esiste una vera ricerca. Non costruisco i personaggi a tavolino, durante la stesura del plot definisco solo le linee base. Poi, durante la scrittura, i protagonisti mi sfuggono sempre di mano, assumendo caratteristiche che non avevo previsto. Ormai ne sono cosciente, ma non è difficile seguire questo modus operandi: basta evitare di “costringere” un personaggio a essere quello che non è, in pratica lasciarlo libero di esprimersi. Spesso rimango sorpreso dei risvolti di trama, che mi costringono a rivedere alcuni snodi della trama. Sono interessato a scavare nella loro anima e cogliere tutte le loro contraddizioni ed emozioni.
Poi, come credo, i personaggi sono influenzati dall’ambiente in cui sono cresciuti. Abril è una kalé, ha subìto per anni la discriminazione, non poteva essere altrimenti. Così come Padre Faust avvinghiato ai suoi dogmi cattolici o Helena spinta dal desiderio progressista della scienza.
E anche in Nemesis: Kevin se vogliamo è “più squadrato”, vista la sua adolescenza trascorsa tra le nebbie dell’isola di Skye per addestrarsi a diventare un Angelo Ombra, mentre Ellen è il suo esatto opposto, una ragazza semplice e allo stesso tempo ribelle che non accetta la sua natura di Demone Emerso.
L’Acropoli delle Ombre, Gothica, L’Aurora delle Streghe, sono solo alcuni dei titoli che hai dato alle stampe quest’anno, prima di Nemesis. Quattro romanzo per quattro editori. Quanto è stato complesso gestire realtà editoriali tanto differenti in così poco tempo?
Il periodo di pubblicazione di un romanzo non coincide mai con i tempi di stesura. Ho pubblicato Estasia 1 e 2 nel 2006 e 2008, ma nel frattempo ho scritto altri romanzi che non potevo proporre per una clausola contrattuale di prelazione. Una volta che questa è decaduta, ho rivisto i miei progetti. Ogni libro segue un percorso, è una parte di me collocata in un preciso momento. È un’evoluzione, e non c’è nulla di complicato nell’esprimere se stessi.
Dopo aver dato alle stampe 8 romanzi, molti dei quali ancora oggi in ristampa, e tirando le somme di quattro lunghi anni di intensa attività editoriale, quali impressioni ti sei fatto dell’editoria e di ciò che le ruota attorno (case editrici, agenzie e agenti, esordienti col pallino della scrittura e critici-fai-da-te)?
Dunque, domanda complessa, servirebbe un’intervista solo per rispondere a questa.
Difficile essere riduttivi, perché il mondo editoriale (e la sua nicchia di fantastico) è in continua evoluzione. Dal mio esordio di 4 anni fa, per esempio, molte cose sono cambiate. Dal tipo di narrativa, alle mosse commerciali degli stessi editori. Ho visto troppo spesso case editrici gettarsi sul fantasy “perché di moda”, senza poi avere le competenze per editarlo o promuoverlo, e quindi rimanerci deluse allo scoppio della prima bolla di sapone. Sugli esordienti poi, la situazione è ancora più complessa. Con alcuni di loro ho un bel rapporto, spesso mi mandano i loro manoscritti in lettura per avere un’opinione. Faccio il possibile, nei limiti del tempo. Altre volte, invece, mi trovo di fronte a un atteggiamento ostile, quasi l’essere pubblicato implicasse togliere loro spazio e, di conseguenza, la critica feroce e aprioristica è l’unico modo per esprimere il loro dissenso (non capendo che l’effetto è proprio l’opposto: se un editore fallisce con un libro di un autore italiano, stringe subito la cinghia per i progetti futuri).
Così, tanto per dare l’idea, scrissi a suo tempo un post sul mio blog: qui
Consiglio infine agenzie e agenti, ma attenzione ai contratti: non dovete sborsare neppure un cent. Sull’editoria a pagamento si apre una voragine: chi segue il mio sito sa bene come la penso (qui).
La serialità è una tua nota, quasi una firma. Romanzi che non trovano quasi mai una fine (e che aprono mille porte sul dopo). Nemesis è forse l’eccezione che conferma la regola. Un volume che vive di se stesso, ma è proprio così? C’è la possibilità di un seguito?
La serialità era una mia firma. Adesso sono molto più interessato a romanzi singoli e autoconclusivi, come Gothica o Nemesis. Perché da lettore ho le balle piene di aspettare… 3 anni? per leggere il finale di una storia. Idem da scrittore. E poi, la moda delle trilogie mi pare – alleluja – sulla via del tramonto, ed è solo uno specchietto commerciale che sta annoiando i lettori.
Certo, un libro autoconclusivo non implica che uno scrittore non abbia il desiderio e l’ispirazione per una nuova storia. E, oggi come oggi, questa esigenza la provo solo per due romanzi: Prodigium e Nemesis.
Francesco, di solito quanto tempo ti serve per scrivere un libro e come ti prepari nella fase pre-stesura?
In genere in sei mesi riesco a chiudere un libro, ma dipende dalla sua complessità. Minimo due mesi mi servono per definire il setup e il plot, poi due-tre mesi per la prima stesura e uno in seconda stesura. L’importante – ma forse questa è una mia deviazione professionale da ingegnere – è avere le idee chiare su cosa scrivere e non andare mai a casaccio.
Si fa un gran parlare di nuove tecnologie applicate al libro, dagli e-book, a cui pare diversi editori vogliano aprirsi, alle nuove forma di narrativa interattiva. Qual è la tua posizione in merito?
Altro argomento-baratro, vista la complessità del tema. Tanto per sintetizzare, adesso come adesso è tanta fuffa e pochi fatti concreti. Si chiacchiera tanto in rete ma pochi comprano ebook. Infine, sono assolutamente a favore degli e-book liberi, senza DRM e con prezzi adeguati al formato (sperando che prima o poi i grossi gruppi decidano di smettere di autoboicottarsi e spingere per abbassare l’IVA attualmente al 20%).
Lato lettori, il passaggio non sarà immediato come per i CD-MP3. L’unico metodo? L’educazione. Quando fin dall’età scolare la fruizione degli ebook sarà un fatto concreto, il passaggio dalla carta al digitale diverrà automatico. Ma si parla di un decennio, come minimo.
Per concludere, l’immancabile domanda: a cosa stai lavorando attualmente? Sul tuo sito hai parlato di due progetti di narrativa e uno di “non narrativa”. Senza entrare troppo nel merito, puoi accennarci qualcosa?
Certo. Nel 2010 ho concluso due libri: uno per ragazzi (dopo alcuni libri young adults avevo il bisogno i tornare alle origini) e una biografia (perché avevo la necessità di scrivere qualcosa che non fosse di genere fantastico). Entrambi vedranno la luce nel 2011. Sto pensando anche ad altri progetti (vedi domanda 6) ma anche un romanzo dalle tinte molto forti. Buio. Sporco. Doloroso.
Come diceva Poe: «Se guarderai a lungo nell'abisso anche l'abisso vorrà guardare in te.»
2 commenti
Aggiungi un commentoOttime domande e risposte esaustive. Bravi entrambi gli interlocutori.
Complimenti per la citazione colta nell'ultima risposta
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