I mostri di Van Helsing sbancano i botteghini italiani. Al suo esordio in sala, il nuovo film di Stephen Sommers con Hugh Jackman ha incassato 2.984.468 euro (dati Cinetel) e scalzato al secondo posto il fenomeno ''Honey'' (605.720 euro). Ma non si può dire che le cose vadano altrettanto bene sul fronte recensioni.
Fantasy Magazine assegna un bel 'mediocre' (http://www.fantasymagazine.it/cinema/40), insieme al cugino Horror Magazine (http://www.horrormagazine.it/cinema/5); giudizi molto severi sono apparsi anche su siti specializzati e su quotidiani. Eccone una rassegna:
filmup.com
Sugli effetti speciali nulla da dire, sulla trama nemmeno, anche perché non c'è. La costante faccia stupita di Jackman sembra chiedere: cosa ci faccio qui? Riuscirò a riprendermi da questo orrore?
Se La mummia è stato una successo, grazie anche alla carica ironica del film, questa pellicola è del tutto incolore, certo è che con un Dracula come quello di Roxburgh, il cui carisma è pari a quello di una lampadina fulminata, sarebbe stato difficile per chiunque conquistare gli spettatori (rivogliamo Christopher Lee). Perché non affogarlo in mare?
Un ultima considerazione sul doppiaggio... chi l'ha fatto? Vero è che quando devi applicarti su quel genere di dialoghi non sei sicuramente colto da ispirazione creativa, ma in alcuni momenti la situazione è raccapricciante, specialmente sui comprimari.
Castlerock.it
Inutile nascondersi dietro finte palizzate. Gli amanti dell’horror classico, delle emozioni forti, del filone fantasy e dei movie action di aspettative ne avevano davvero tante. Ahimè, tutte destinate a restare miseramente disattese. La realtà è che, dopo i dieci promettenti minuti iniziali, girati in un bianco e nero che avrebbe fatto gioire i fondatori della Hammer e che avrebbe dovuto costituire l’antefatto della storia, la crescente consapevolezza di star ad assistere ad un confuso melting pot di idee prive di sostegno logico si è andata a diffondere via via col passar del tempo in tutta la sala. Insomma, quale sia la storia è un inquietante dubbio che ancora adesso attanaglia la mente di scrive.
Il corriere della sera (Tullio Kezich)
Nel romanzo di Bram Stoker Dracula (1898) Abraham van Helsing è l’anziano scienziato che uccide il malefico vampiro. Nel film intitolato Van Helsing il regista Stephen Sommers cambia il personaggio: lo ribattezza Gabriel, gli conferisce la giovanile prestanza di Hugh Jackman e ne fa una sorta di bounty killer in zimarra di cuoio e cappellaccio alla Indiana Jones. (...) In questo contraddittorio rapporto fra fedeltà alla tradizione e pulsioni postmoderne sta la chiave di un film pantografato e frastornante che si potrebbe definire un Ariosto in noir. (...) il furore onnivoro del regista non resta nei confini del genere, ma prende il suo bene dove gli pare, incluso Ombre rosse da cui copia un assalto alla diligenza. (...) l’intrepida cacciatrice Kate Beckinsale ricorda Luisa Ferida in La corona di ferro, il Dracula di Richard Roxburgh ha un suo stile e il fraticello David Wentham sembra l’armiere di 007 trasferito nella cornice medioevale di Il nome della rosa di Umberto Eco.
Il Foglio (Mariarosa Mancuso)
Quando funziona, il film di Stephen Sommers ricorda i fumetti dell’Uomo Invisibile, in versione pecoreccia. O "La lega degli uomini straordinari" passata tra le mani delle sorelle Giussani di Diabolik. O Dracula che diventa Spermula, e magari Jacula. Però i fumetti si leggono in un quarto d’ora. "Van Helsing" si perde tra voli di vampire-arpie. Si annacqua nella smisurata quantità di effetti speciali (...)
Il giornale (Maurizio Cabona)
Sommers (La mummia 1, La mummia 2) non compete coi classici del vampirismo: qui Dracula è la Mummia della Transilvania, con bara al posto del sarcofago, con castello al posto della piramide...(...) Trattandosi di un film di genere, Van Helsing dovrebbe però rispettarne le regole. Invece le altera (...) Ma il peggio è che un razionalista, seppur affascinato dall'irrazionale, come il Van Helsing di Stoker diventi nel Van Helsing di Sommers un angelo caduto, incarnato e reincarnato, che ha combattuto "a Masada contro i romani", che per Hollywood sono ormai sullo stesso piano del diavolo
La Stampa (Lietta Tornabuoni)
Fantastico pastrocchio (...) Il film lussuoso, fragoroso, dinamico, è abbastanza divertente.
La Repubblica (Roberto Nepoti)
Impropriamente pubblicizzato come un omaggio ai vecchi mostri dei film Universal, Van Helsing è un mezzo rifacimento del recente "La leggenda degli uomini straordinari": scenografie simulate in digitale, situazioni tipiche del videogame (tra l'altro, Van spara alle vampire con una balestramitragliatrice che emette il tipico suono da Playstation), tono generale di parodia. A peggiorare le cose, però, c'è che Stephen "La mummia" Sommers si reputa spiritoso; così infarcisce il tutto di pretese citazioni, raramente in tema ("Per favore non mordermi sul collo"), spesso ("Alien", "007") del tutto incongrue.
Anche all'estero le cose non vanno meglio. Ecco un estratto dalla recensione dell'Empire Online.
Sommers dispiega il suo Manifesto del Cinema dell’Eccesso sin dall’inizio, con ben due prologhi: il primo di grande effetto, un flash-back in bianco e nero su Dracula e soci – Sommers vi butta dentro tutti i classici della Universal, dai castelli gotici, ai paesani incarogniti, alle processioni a lume di torcia, il tutto in due soli minuti – il secondo, sulla fine di una precedente missione di Van Helsing durante la quale “Van il Duro” si libera di Mister Hyde con una scazzottata spettacolare.
Da qui in poi, invece di rallentare, ci si trova travolti in una giostra impazzita di eventi scenografici eccezionali – le spose alate di Dracula distruggono il villaggio di Anna! L’Uomo Lupo attacca! Fuga in carrozza!, eccetera – il che fa apparire Indiana Jones e il Tempio Maledetto lento come un film di Tarkovsky.
Se Sommers fosse stato così smaliziato da liberarsi dalla zavorra della troppa azione – c’era proprio bisogno di vedere i nostri eroi continuamente sballottati dentro un castello gotico, realizzato in CGI? – e avesse inserito delle pause per prendere respiro e tratteggiare meglio i personaggi, Van Helsing avrebbe potuto essere un’esperienza meno faticosa e molto più gratificante.
...Oltre tutto, non ha la più pallida idea di come sviluppare l’orrore o far venire la pelle d’oca. Malgrado la sua pretesa parentela con blasonati antenati del cinema horror, Van Helsing non offre il benché minimo brivido.
Qua e là ci sono note gradevoli che suggeriscono un’intelligenza di fondo. Durante la schermaglia introdutiva di Van Helsing con Mister Hyde, nel cielo parigino svetta una Torre Eiffel in costruzione che permette di collocare con chiarezza l’eroe nel tempo e nello spazio. Più avanti, durante un tumultuoso ballo mascherato la breve inquadratura di uno specchio svela che Anna è l’unico essere mortale che vi partecipa, un acuto e ironico uso del mito che i vampiri non si riflettono negli specchi (... ma non l’aveva già usato Polansky? n.d.T.)
Questi piccoli momenti preziosi restano molto più impressi delle pretese scene “strappa applausi” e dovrebbero costituire un monito su cui meditare prima dell’inevitabile Van Helsing 2.
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