Luce e Lika sono tornati.

Il problematico licantropo protagonista del romanzo Lunaris, dal diario di un licantropo, scritto da D.F. Lycas, e la giovane ragazza in tormentata crescita affronteranno un percorso che li porterà, separati, a indagare sulla loro condizione.

Lika cerca i suoi simili per l'Europa. Colonie di uomini lupo che vivono in tribù, in perenne lotta con gli uomini orso. Incontrerà figure interessanti e personaggi di una società parallela alla nostra, che sembra vivere negli interstizi delle nostre esistenze.

Luce affronterà la sua sindrome post-traumatica, dovuta alla spaventosa aggressione subita dagli uomini orso nello scorso romanzo.

Troverà l'amicizia di Alessandro, un caro compagno di classe, e l'ostilità di Silvia e Max, una coppia di bulletti non troppo svelta di cervello.

Se l'intento di tessere due trame è lodevole, come lodevole è l'intento di allargare l'universo narrativo appena evocato nel primo romanzo, in generale al libro si può muovere l'appunto di essere poco autonomo rispetto al primo. Il lettore rischia molto più dello spiazzamento di chi entra nel vivo dell'azione. Rischiano di mancare dei punti di riferimento. 

Ma è un problema tipico di molti cicli. Probabilmente se letto in un volume unico che raccolga l'intero ciclo andrebbe tutto bene. Ma in questa fase ogni volume deve avere una sua autonomia, che renda facile l'ingresso al lettore che per caso si trovi il secondo volume in mano, magari incoraggiandolo a recuperare il primo. La si otterrebbe con qualcosa di più che piccoli accenni, con qualche riassunto in più, non molti, ma quanti ne servono per intuire i fatti precedenti.

Spiazzanti sono alcune scelte narrative. Il libro cambia velocemente i punti di vista, passando ovviamente da un personaggio all'altro. Ma finché lo fa con cambi di capitolo o di paragrafo non si rischia la confusione. 

Ma se il passaggio da un personaggio all'altro è senza soluzione di continuità, l'effetto è che il lettore si ferma un attimo a chiedersi se ha capito male. In uno stesso paragrafo siamo prima dentro la testa arrabbiata di Luce che picchia Max, un secondo dopo nella testa di Silvia che assiste alla scena inorridita. Estraniante.

Alcuni refusi tipografici capitano, pazienza. Non sono poi molti in questo romanzo. In ogni caso mai stracciarsi le vesti, solo chi non lavora non sbaglia. Ma quando l'autore scrive a un certo punto di Silvia che riferisce di aver visto Luce picchiare Alessandro, il lettore si ferma domandandosi: "Ma non aveva picchiato Max in precedenza"? 

Questa è in realtà una piccola svista, dovuta alla foga dello scrittore nella fase di stesura, ma a differenza di quelle tipografiche spiazza e arresta per un attimo il flusso della lettura. 

Quelle elencate sono questioni di lana caprina forse, ma rendono il senso di una lettura che delude dal punto di vista formale, anche se rimane l'apprezzamento per i personaggi e l'universo narrativo ideato.

Il giudizio stavolta è "meno positivo", ma rimango comunque in attesa di un nuovo capitolo della saga, sperando che abbia un editing meno pressato dalle scadenze.